Harley-Davidson e le moto elettriche. Per adesso stop alla produzione

È un progetto nato quasi dieci anni fa, nel 2010, quello della moto elettrica targata Harley-Davidson, denominato LiveWire, la sua prima moto elettrica, tra le prime al mondo ad essere commercializzate.

Ma la sua vita sulle strade Usa, iniziata meno di un anno fa tra peripezie aziendali e cambi repentini di partnership, ha avuto già un arresto a pochi mesi dalla sua commercializzazione.


La tecnica
Un’icona del motore endotermico, e dal rombo inconfondibile, come Harley-Davidson, ha da anni in mente di essere la prima casa costruttrice a commercializzare un’elettrica innovativa e che le consenta di proiettare la propria esistenza nel futuro sempre più incerto della mobilità cosiddetta sostenibile, con il concreto rischio di snaturare la propria immagine e presenza sul mercato.
Il progetto non si può dire che abbia avuto vita facile, la LiveWire l’abbiamo vista a Eicma 2018, la più grande kermesse di settore europea e provata a Faaker See a settembre, il più grande raduno europeo Harley che si tiene in Carinzia, vicino Villach.
Le parole d’ordine sono state qualità, costruttiva e dinamica al top, come il suo prezzo. La LiveWire offre tanto su tutti i fronti, e non potrebbe essere altrimenti considerando la cultura aziendale da cui proviene: perché nonostante il suo conservatorismo di facciata, H-D è pur sempre un’azienda con un ufficio tecnico da 600 ingegneri, rafforzato ora con una campagna acquisti nella Silicon Valley per gestire la complessa transizione all’elettrico.
La LiveWire ha avuto quindi elementi distintivi fin dal progetto iniziale.

Non appariva già dall’inizio una cruiser custom come quelle che siamo abituati a vedere con il Bar e Shield della Casa di Milwaukee, ma appare più una naked stradale; come tutte le elettriche è costruita attorno alla batteria, abbracciata da un traliccio in alluminio inedito per Harley.

Grandissima attenzione è poi stata riservata al motore, che anziché essere nascosto è stato utilizzato come elemento di design.
Collocato sotto la batteria, ha una costruzione a tunnel e una singolare disposizione trasversale, che su una elettrica non si era ancora vista: l’albero motore è quindi longitudinale e richiede una coppia conica per portare il moto alla finale: questa soluzione determina peraltro un rumore meccanico singolare,un  sibilo comunque diverso da quello della Energica (che ha il motore longitudinale ma una cascata di ingranaggi per realizzare la riduzione). Che però non ricorda nemmeno da lontano il rombo tipico dei due cilindri a V classici a scoppio, ovviamente.
Come tutti i V-Twin americani, si è meritato un nome: ‘Revelation’. Tecnicamente è un’unità trifase a magneti permanenti raffreddata ad acqua, con potenza nominale di 105 cavalli (78 kW) e 116 Nm di coppia.
La batteria è invece una “classica” unità a ioni di litio, raffreddata ad aria e con i suoi 15,5 kWh – un valore superiore a quello delle attuali Zero e Energica – offre circa 160 km di autonomia nell’uso misto, e ampiamente più di 200 km nell’utilizzo urbano.
La ricarica è affidata a un caricatore on-board piuttosto lento (21 km/h, nel senso che per ogni ora di ricarica aumenta mediamente l’autonomia di 21 km) sia che lo si colleghi alla presa di casa (tipo 1) che alla colonnina (tipo 2), oppure a un velocissimo sistema DCFC a corrente continua (tipo 3) che può raggiungere i 309 km/h e ricaricare la LiveWire in meno di un’ora, anche se a spese della durata della batteria.

Concorrente della Zero SF/R e delle Energica Eva ed EsseEsse9, è una naked di carattere e dalle prestazioni elevate, e dal costo ugualmente consistente, si parte da 34.200 euro, ma Harley aveva promesso un piano di elettrificazione molto ambizioso, che la avrebbe portata ad avere una gamma completa con veicoli leggeri anche da meno di 1.000 dollari.
La LiveWire era, come dicono a Milwaukee, soprattutto “una dichiarazione”, cui avrebbe fatto seguito una gamma completa di veicoli elettrici di varie dimensioni e prezzi. Il condizionale è ora d’obbligo per i motivi che vedremo.
Le piccole elettriche
In tal senso la casa di Milwaukee aveva avviato una collaborazione con Alta Motors, casa californiana all’avanguardia nei veicoli ad emissioni zero.


Ma tale partnership è durata appena sei mesi, la notizia del divorzio lampo tra il principale costruttore motociclistico americano e il più innovativo produttore Usa di moto elettriche è rimbalzata ad Eicma dell’anno scorso  nel novembre 2018, a meno di un mese dall’annuncio della commercializzazione di LiveWire e di una intera gamma di veicoli elettrici entro il 2022.

Se sviluppo e test di tutto il sistema di propulsione del prototipo Project LiveWire erano stati condotti internamente e con altri fornitori, tra cui l’italiana Magneti Marelli, anche essa però è stata abbandonata nei mesi successivi, quando già alcuni motori per la elettrica statunitense erano stati montati nelle fabbriche pugliesi.
In definitiva il divorzio con Alta potrebbe rallentare lo sviluppo della gamma delle nuove moto elettriche, più leggere e versatili tanto da arrivare al segmento degli scooter e delle ebikes, che negli scorsi mesi era stato fatto trapelare: veicoli di ogni genere e per utilizzi diversi, da moto più leggere e urbane, passando per uno scooter con telaio e design essenziale, per arrivare fino a eBike da adulto e addirittura da bambino. Il loro futuro ad oggi appare veramente incerto.


L’arresto della produzione della LiveWire
 Ma anche la LiveWire, la prima due ruote elettrica mai realizzata e venduta sul mercato  dalla Casa di Milwaukee, ad oggi non è più in produzione, pur avendo avuto un incoraggiante successo di vendite, sia pur inferiore alle aspettative sul mercato statunitense.


Il problema che è alla base della sospensione della produzione della LiveWire, risiede ufficialmente nel sistema di ricarica della sua batteria.
Questo è il motivo per cui la Casa di Milwuakee ha deciso di fermare temporaneamente la produzione della sua prima moto elettrica. Oltretutto, la Casa madre ha sconsigliato a tutti gli acquirenti di utilizzare il cavo in dotazione per la ricarica domestica, ma di fare ‘rifornimento’ solo alle colonnine fastcharger dei concessionari ufficiali Harley Davidson. Il che ovviamente rende praticamente impossibile l’utilizzo della moto, anche se la Casa dichiara che la moto è sicura e sotto quel punto di vista non creerà alcun problema a chi ne ha già acquistata una.
Ancora non si sa in che modo Harley Davidson farà fronte alla problematica, e quale sarà il futuro per le ulteriori consegne che subiranno quantomeno un ritardo, oltre ad un comprensibile rischio di una class action degli attuali proprietari degli esemplari immatricolati se fossero effettivamente posti nella impossibilità materiale di usare il loro veicolo pagato a caro prezzo.

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