Mattarella compie ottocento anni

immutata

Oggi Sergio Mattarella compie 80 anni o forse ottocento. Ottanta candeline sul capo, bianco come una torta alla panna. Agli auguri più sinceri, uniamo con la stessa sincerità, un ritrattino ironico e iconoclasta del nostro Papa al Quirinale, composto nel corso del suo mandato.

Mattarella al Quirinale fu un parto dell’allora zar Matteo Renzi che pensò di circondarsi di ombre per rifulgere come il Re Sole del sistema politico. Mattarella era una figura minore della Prima repubblica, un gregario della corrente demitiana, che doveva qualche briciolo di notorietà al fatto di provenire dalla Famiglia Mattarella, e di essere fratello del Mattarella ucciso dalla mafia. La sua carriera politica precedente è legata solo al Mattarellum che non è un suo antenato ma uno dei tanti artifici elettorali della seconda repubblica, come il porcellum e altri pasticcetti parlamentari.

Mentre il suo capocorrente, De Mita, diventava sindaco di Nusco, l’affiliato siciliano diventava Presidente della Repubblica per grazia ricevuta. D’improvviso Mattarella passò per statista, una via di mezzo tra Moro e Andreotti; la sua flemma, il suo aplomb, la sua bocca cucita, i suoi discorsi biascicati come rosari, la sua lieve gibbosità senza collo, per dimostrare che ha la testa sulle spalle, la sua nuvola bianca sul capo, furono visti come segni della sua saggezza e della sua felpata prudenza. E non segni del suo gattamortismo istituzionale, che ci portava – con rispetto celiando – a ribattezzarlo Mummiarella, Mosciarella o Mortarella. Per carità, Mattarella è una persona ammodo.

Ma è forse il garbo il criterio per scegliere il capo di qualunque impresa, pubblica o privata? Figuratevi il Capo dello Stato.  Con Mattarella tornammo alla canuta Dc della partitocrazia old style. Così, alla chetichella, spuntò una figura mosciarella. E Matteo partorì Mattarella. Che non parla ma sibila, non si muove ma fruscia, testa sulle spalle, niente collo per non renderlo mobile. Il capo dello Statico.

Durante il suo mandato Mattarella è stato una cassa di risonanza ad alta fedeltà di tutto ciò che ha detto e pensato il Pd, ma con la supervisione burocratica  Un ripetitore, un altoparlante, anzi un bassoparlante da un’alta posizione. A cominciare dalla celebrazione permanente dell’antifascismo, aggirandosi tra lapidi e corone contro il nazifascismo, fino alla denuncia ossessiva del razzismo e del ritorno in campo di Hitler sotto falso nome.

Altri orrori, altre memorie, altri valori condivisi e altre paure non ha evidenziato, il presidente della repubblica senza gli italiani. In compenso è stato il Presidente dell’Accoglienza Migranti, spesso alternandosi con Bergoglio. Quando parla, Mummiarella compila moduli prestampati di risapute ovvietà, produce l’effetto tavor, addormenta la popolazione. È l’oppio dei popoli. La magistratura è esplosa sotto di lui, offrendo uno spettacolo indecente; ma lui, benché Presidente del Csm, ha fatto finta di niente o quasi. Palamara? Chi era costui?

Buona parte degli italiani non lo vede e non lo sente come il suo presidente o come una figura super partes che garantisce tutti, ma come un reperto della prima repubblica riesumato alla fine della seconda per celebrarne le esequie e mantenere l’establishment. Con rispetto parlando, Mattarella è il nome che diamo a questa Restaurazione, la Nuvola Bianca che avvolge questo Vuoto Pneumatico prima che Politico. A dir la verità la politica nell’era grillina ha raggiunto un punto così basso che Mattarella è apparso quasi un Cavour. D’altra parte Mattarella non ci sta traghettando verso alcun porto, non indica alcuna rotta, si limita al ruolo di guardiano del faro. Scruta di giorno e lampeggia di notte. State fermi, zitti e buoni, al resto ci pensano Draghi, l’Europa, il Vaccino.

 

 

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