De Cecco +25%, in tempi di disastri c’è chi fa il grano

DE CECCO

De Cecco – Si lavora a pieno ritmo anche il sabato e la domenica alla De Cecco. La domanda di pasta abruzzese ha registrato un picco di crescita media pari al 25% tra febbraio e marzo, sia dall’Italia sia dall’estero. «Le linee di produzione sono sotto una pressione fortissima. Nell’impianto di Fara San Martino otto su dodici lavorano a ciclo continuo.

Se riusciamo a tenere il passo nell’emergenza è anche perché vengono a frutto gli investimenti avviati nel 2013, quando abbiamo deciso di costruire due nuove linee nel sito di Ortona. Ma anche perché abbiamo assunto una quarantina di addetti alla produzione e al confezionamento negli ultimi sei mesi».

L’obiettivo

Filippo Antonio De Cecco, terza generazione degli imprenditori abruzzesi, è in prima linea nei due stabilimenti di Fara e Ortona che hanno sfornato 340mila tonnellate di penne, tagliatelle e spaghetti negli ultimi due mesi, 70mila in più rispetto a un anno fa. Come dire, quell’obiettivo di superare il mezzo miliardo di ricavi entro il prossimo esercizio appare al gruppo sempre più a portata di mano.

Terzo gruppo in Europa

Ma il presidente del terzo gruppo mondiale della pasta, dopo Barilla e la spagnola Ebro Foods, oltre che gestire la produzione record di queste settimane, sta giocando tre nuove carte. Sul tavolo ci sono l’apertura a consiglieri indipendenti, l’ingaggio di nuovi manager e l’ingresso della quinta generazione.

Il piano

È un piano di rinnovamento, culminato in questi giorni con l’arrivo nel board della società — per la prima volta dopo 134 anni di storia — di tre amministratori indipendenti. La scorsa settimana la famiglia De Cecco ha nominato Gianni Letta, l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel governo Berlusconi, forti radici in Abruzzo (è nato ad Avezzano), ma anche ex advisor di Goldman Sachs su molte operazioni di mercato, un personaggio che vanta un ampio network di rapporti e conoscenze.

Al suo fianco c’è anche Bruno Pavesi, che per undici anni è stato alla guida dell’Università Bocconi, e Mario Boselli, al vertice dell’Istituto Italo Cinese, presidente onorario della Camera della moda e di Banca 5 del gruppo Intesa Sanpaolo. È la squadra che contribuirà ad aprire l’azienda al mercato e un’ampia rete di relazioni.

I soci

«È una svolta strategica per il gruppo che fin qui aveva visto in consiglio solo esponenti della nostra famiglia. I soci hanno ampliato il numero dei componenti del cda da tre a nove. Avevamo già predisposto lo statuto nel 2008 quando De Cecco aveva tentato la quotazione, poi rinviata per le avversità sui mercati.

Ora nel board ci sono persone capaci, che potranno mettere a disposizione del nostro storico pastificio le proprie competenze, permettendo di cogliere le nuove opportunità e affrontare le sfide dal mercato nazionale e internazionale», dice Filippo Antonio De Cecco. Che vuole disegnare un profilo diverso per il suo gruppo, avvicinandolo al mercato in condivisione con gli altri consiglieri Giuseppe Adolfo De Cecco e il cugino Giuseppe Alfredo, amministratori di società del gruppo da oltre 30 anni, e i neonominati Annunziata De Cecco ed Eugenio Ronco Municchi.

Nuovo management

L’altra novità che conferma la strada imboccata è l’arrivo a inizio aprile di Daniele D’Amuri, manager di lungo corso che ha lavorato in Ferrero e Lavazza. Lascerà il gruppo Miroglio per trasferirsi a quartier generale di Pescara dove assumerà l’incarico di direttore finanza, con la prospettiva di prendere il timone operativo come direttore generale nel 2021.

Quinta generazione

«Ora la De Cecco è una realtà economica di investimento, candidata alla Borsa quando sarà il momento, anche attraverso un percorso in più tappe. E questo è stato possibile grazie alla sintesi degli interessi tra i membri della famiglia, raggiunta dopo una fase di confronto», dice il presidente reduce da una ricomposizione degli equilibri nella dinastia della pasta che vede nel libro soci tre rami familiari per un totale di 21 eredi, nel tempo non sempre allineati.

La svolta

La svolta è arrivata all’inizio di quest’anno quando Filippo Antonio De Cecco ha acquistato una quota pari al 4% del capitale dal fratello Giuseppe Adolfo più un altro 4,59% in usufrutto, portandosi al 23,59% della capogruppo Fratelli De Cecco e diventando l’azionista di maggioranza relativa. La mossa aveva provocato le dimissioni di alcuni membri, spianando la strada alla ricomposizione del board nel quale è stato nominato anche Adriano Consalvi, storico dirigente dell’azienda abruzzese. «È un segnale nei confronti dei manager — in azienda ne abbiamo 32 — perché l’azienda ora può disegnare anche per loro un percorso che arriva fino al consiglio», dice.

La formazione dei giovani

La quinta generazione è la terza carta sul piatto. «Ora possiamo fare partire un piano di formazione per cinque giovani De Cecco, tutti trentenni», dice l’imprenditore. Che ha messo i ragazzi allo studio attraverso un corso di formazione organizzato con The European House – Ambrosetti. Una sorta di Master per chi vorrà guidare l’impresa che ha appena chiuso un bilancio record con un fatturato salito da 457 a 482 milioni, e un ebitda di oltre 53 milioni. Ora si cimentano i cugini Adolfo Maria e Giulio De Cecco, Gianfilippo Di Felice, Adolfo Ronco Municchi e Giancarlo Scarponi.

La materia prima dagli Usa

Il percorso di formazione è partito sotto il segno dell’urgenza. Il picco di domanda di pasta da parte dei mercati esteri ha segnato più 30% a marzo. Ma la logistica è il tema più delicato, con le spedizioni in Europa via terra che subiscono rallentamenti. «Stiamo studiando percorsi alternativi — dice De Cecco — mentre le importazioni di grano dagli Stati Uniti proseguono senza intoppi. Ad aprirle aspettiamo un’altra nave».

Daniela Polizzi per www.corriere.it

 

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