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REFERENDUM E ASTENSIONE

di Francesco Pellati
6 Giugno 2025
In Politica
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referendum
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REFERENDUM E ASTENSIONE

Ho deciso di ”votare con i piedi”: cioè di restare a casa, anziché andare a votare 5 “NO” ai referendum del prossimo 8/9 giugno.

Ho due motivi per farlo:

il primo motivo è quello di adeguarmi, una volta nella vita, alle trascorse indicazioni del PD e degli altri soci dell’invisibile “campo Largo”.

Ne ricordo alcune anche a beneficio di chi ne ha curiosità:

Nel 2003 disobbedii all’invito del D.S. (il nonno del PD) di astenermi sul referendum per estendere l’articolo 18 alle piccole imprese. Considerandolo “divisivo”, disse ai suoi elettori: meglio astenersi.

Nel 2009 disobbedii a Fratoianni, allora militante in Sinistra e Libertà, contrario al referendum sulla legge elettorale, diceva testualmente: “Il referendum deve fallire attraverso la non partecipazione al voto o il rifiuto della scheda”. (Anche la birichina Meloni disobbedì allora ma si adegua oggi).

Nel 2016 votai al referendum sulle trivelle, disobbedendo alle indicazioni del PD di Renzi e Orfini che definiva la astensione “una scelta sacrosanta e legittima…. uno strumento naturale per un referendum con quorum”

Anche Debora Serracchiani definiva quel referendum “inutile” e “costoso”. Perfino Giorgio Napolitano appoggiò l’astensione, criticandone l’“inconsistenza” (definizione sua).

Nel 2022 il PD di Enrico Letta lasciò libertà di voto sul referendum sulla giustizia: risparmio al lettore l’elenco degli esponenti del PD che, insieme agli spaesati grillini, raccomandavano l’astensione per evitare il quorum: chi ha voglia e tempo legga i giornali di 3 anni fa.

Non me ne vorranno gli amici del centro destra se per una volta nella vita, prima di rendere l’anima a Dio, seguirò le indicazioni che la sinistra unita dava nel recente passato

Per inciso: grillini a parte, non ci capivano niente allora figuriamoci adesso.
Ho deciso di violare il “dovere civico dell’andare a votare”, però lo farò seguendo le indicazioni dei vertici PD e compagni del recente passato, perfino dell’emerito Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, pur presidente di tutti gli italiani, dal PD e compagni proveniva.

Però prometto agli amici di sinistra che mai più la mia inopportuna condivisione inquinerà la loro evidente linearità politica

Il secondo e ben più incisivo motivo è che Il contenuto dei referendum è contrario alle mie convinzioni sia economiche che politiche.
Brevemente:

I 4 quesiti sul lavoro dividono i sindacati dei lavoratori: la CISL suggerisce di astenersi, la UIL, nella sua ultima declinazione al servizio di Landini, invita a votare sì.

CGIL e UIL vogliono rimettere la camicia di forza sindacale su parte del mondo del lavoro italiano liberato da Renzi: il suo Job act ha concorso a produrre gli effetti positivi visibili a chi vuol vedere, comunque espressi nero su bianco da tutti gli indicatori economici disponibili

Fare cassa di voti per favorire la carriera politica dei vertici sindacali sulla pelle di chi lavora è una specialità dei sindacalisti di sinistra, sarebbe ora di finirla.

I sindacati e i partiti possono dire quello che vogliono, resta il fatto che l’Italia rimane fanalino di coda per indice di produttività, dal cui incremento – insieme alla modifica del famelico prelievo fiscale tuttora in atto – deriva la sola, concreta possibilità di innalzare il potere di acquisto reale e non nominale di salari e stipendi ai livelli dei Paesi che producono più ricchezza di noi nella unità di tempo.

Fissare salari e stipendi minimi per decreto legge è una delle tante pie illusioni da politburò sovietico con i noti risultati

Se passassero questi 4 referendum la carriera di Landini ne uscirebbe rafforzata ma il declino economico del Paese sarebbe garantito.

Considero Il referendum sulla cittadinanza addirittura pericoloso. L’Italia è il Paese europeo che – numeri alla mano – concede in proporzione più cittadinanze agli stranieri regolari residenti.

Ma non si diventa italiani dopo 5 anni – ma neanche dopo 10 – perché lo dice una carta bollata, ma italiani si diventa per comportamento, condivisione di valori e di stile di vita, rispetto del patto culturale e religioso che unisce gli italiani da millenni e del patto istituzionale che li unisce da quasi un secolo e mezzo

Non andrò neanche al mare, starò a godermi il panorama che si vede da casa mia: quasi tutto l’arcipelago toscano che, nonostante la Meloni e il suo governo neofascista, repressivo, anti democratico, resta ancora uno dei più belli al mondo.

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Tags: AstensioneLAVOROPRIMO PIANOQuorumREFERENDUM
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