Siria verso la pace, ma in Occidente c’è chi non vuole

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Siria – Procede spedita l’offensiva dell’esercito arabo siriano nella provincia di Idlib, ultima enclave occupata dai terroristi in tutta la Siria. Nel 2017, dopo la liberazione di Aleppo e in seguito agli accordi tra Turchia, Russia, Iran e Siria, sono state create quattro zone di de-escalation: tre sono tornate sotto il controllo di Damasco, una è ancora in mano ai fondamentalisti, sostenuti apertamente dalla Turchia di Erdogan. Circa un mese e mezzo mese fa, dopo alcuni ulteriori attacchi indiscriminati da parte dei ribelli, l’esercito siriano ha preso nuovamente l’iniziativa, cercando di scrivere definitivamente la parola fine all’aggressione terroristica in corso dal 15 marzo del 2011.  

A qualcuno però non piace che questa guerra possa finire, sono coloro che hanno investito milioni di dollari per fomentare settarismi e successivamente armare e finanziare i guerriglieri giunti da ogni parte del mondo per destabilizzare la Siria. Le motivazioni per le quali è stata innescata la guerra contro il legittimo Presidente siriano Bashar al-Assad sono ormai note e non hanno niente a che vedere con le fantomatiche richieste di democrazia e libertà, sono piuttosto da ricercarsi nei grandi interessi economici da sempre presenti nel Vicino Oriente. 

La richiesta di cessate il fuoco fatta da Stati Uniti, Inghilterra e Francia, impegnate fin dall’inizio nel sostegno all’escalation contro la Siria insieme ad alleati locali quali Arabia Saudita, Turchia e Qatar, sembra a tutti gli effetti un tentativo di sabotare la liberazione della città, nonostante che ad imbracciare le armi ad Idlib vi siano decine di migliaia di terroristi, in prevalenza miliziani legati a Jabhat Al-Nusra (ramo di Al-Qaeda) e a ad altre sigle del terrorismo internazionale. 

Emblematica la presa di posizione del rappresentante permanente della Siria presso le Nazioni Unite Bashar al-Jaafari, riportata dall’agenzia di stampa siriana SANA (Syrian Arab News Agency)

New York, SANA – Il rappresentante permanente della Siria presso le Nazioni Unite Bashar al-Jaafari ha dichiarato che la Siria non esiterà a svolgere il proprio dovere di salvare i suoi cittadini dal controllo delle organizzazioni terroristiche e di liberare ogni centimetro del suo territorio.

Durante una sessione del Consiglio di sicurezza dell’ONU sulla situazione in Siria di ieri, al-Jaafari ha affermato che alcuni paesi membri permanenti cercano di trasformare il Consiglio di sicurezza in una piattaforma per la NATO, così da scatenare un incendio contro la Siria provando ad esercitare ogni forma di pressione sul paese. 

Al-Jaafari ha criticato la richiesta fatta da alcuni paesi di tenere un urgente incontro del Consiglio di sicurezza su Idlib, mentre non vengono considerate le pratiche di occupazione, aggressione e saccheggio del regime turco nel nord della Siria, nonché il suo sostegno al terrorismo con anche tentativi di insediamento di combattenti stranieri all’interno del paese, dopo aver costretto i residenti ad andarsene operando un cambiamento demografico simile ai crimini dell’occupazione israeliana contro i palestinesi.

Al-Jaafari ha chiesto perché il Consiglio di sicurezza non ha condannato l’occupazione statunitense di parti del territorio siriano, compresa l’area di al-Tanf, né condannato gli attacchi missilistici israeliani contro la Siria, l’ultimo dei quali avvenuto all’alba di giovedì. Ha poi evidenziato come la Turchia abbia introdotto forze militari e mezzi pesanti a Idlib attraverso ciò che l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) chiama corridoi umanitari, operazione volta ad ostacolare gli sforzi dello Stato siriano e i suoi alleati per porre fine al controllo della provincia da parte dei terroristi. 

Al-Jaafari ha sottolineato che la Siria non esiterà a esercitare il suo diritto sovrano di liberare Idlib dal controllo delle organizzazioni terroristiche, esattamente come accaduto ad Homs, ad est della città di Aleppo, nella Ghouta orientale, a est della Siria e in tutto il resto della Nazione.

Ha concluso dicendo che il miglioramento della situazione umanitaria in Siria richiede l’interruzione del sostegno al terrorismo, all’aggressione e all’occupazione, oltre a sostenere gli sforzi delle autorità siriane. 

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