La follia del antirazzismo a tutti i costi. Che è più razzista dei razzisti

In nomen omen: (Chiare), fresche et dolci acque

Razzista

Razzista – Ho diverse amiche di nome Chiara, qualche Bianca ed una Clara.
Il cruccio è il seguente. Le devo depennare dalla rubrica? Oppure traslitterare il nome in numeri? Oppure limitarmi all’iniziale, o ancora chiedere loro se hanno un secondo nome da sostituire?

E riguardo a loro? Dovranno prostrarsi all’anagrafe facendo istanza per il cambio di nome, ovviamente dovuto a sopravvenute, inequivocabili ed irrinunciabili esigenze, oppure a tanto gravi quanto palesi motivi?

Ma, mi chiedo, l’impiegato della Prefettura sarà clemente, tollerante e comprensivo, oppure le accoglierà con un torvo sguardo di disapprovazione, scuotendo il capo, vista l’imperdonabile onta di avere portato così a lungo tali impronunciabili nomi razzisti e politicamente scorretti? Oppure l’affronto alla comunità dei giusti del pensiero è da considerarsi talmente intollerabile che si opterà per una salvifica eliminazione fisica? Temo.

Ma non è tutto. Amo la musica Jazz. Soprattutto i pianisti. Billy Evans, Thelonius Monk, Keith Jarrett fra tutti. E mi chiedo: quanto mancherà prima che qualche adepto del politicamente corretto e del sintetizzatore, non ravveda nella pressione repentina ma decisa delle dita su quei tasti neri, minoranza in mezzo ai bianchi, il ginocchio del poliziotto sul collo del povero (sic) John Floyd? 

Un intollerabile gesto di prevaricazione, sopraffazione violenza che si ripete ancora e ancora per ogni singola nota. Uno stillicidio di torture, urla soffocate sulla tastiera mascherate dalla musica maligna e bianca. Per Evans e Jarrett nutro poche speranze, ma forse Monk se la cava. Lui e il mio amico Bruno non dovrebbero avere problemi.

Almeno per il girone di andata.

 

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