Il caso di Ilaria Salis: L’Ungheria rispetti il diritto comunitario

Ilaria Salis è comparsa Lunedi 29 Gennaio davanti al Giudice ungherese per quello che sarà un processo con ripercussioni non solo di natura penale, ma anche politiche e internazionali.

La vicenda di Ilaria Salis

Ilaria Salis è accusata, in concorso con altri, di aver aggredito, provocando lesioni potenzialmente mortali, due militanti ungheresi di estrema destra. E per questo sarà processata.

Molte sono le tematiche che si innestano su questa vicenda che auguriamo abbia una conclusione positiva e secondo giustizia.

Lesioni potenzialmente mortali

La prima. I capi di imputazione. La difesa della Salis, affidata a un noto avvocato ungherese esperto nella tutela dei diritti umani, contesta radicalmente la dinamica dei fatti per come presentata dall’accusa e soprattutto la natura “potenzialmente mortale” delle lesioni inferte alle vittime. Queste infatti, secondo una prima ricostruzione, erano state giudicate guaribili in 8 giorni. Anche senza essere esperto in diritto penale ungherese, è piuttosto intuitivo che ci troviamo di fronte a lesioni certamente lievi non suscettibili di provocare una condanna a una pena detentiva importante. Cosa è successo nel frattempo? Come mai questo cambiamento?

Associazione a deliquere?

Poi, c’è il secondo capo di imputazione. L’associazione a delinquere che viene radicalmente contestata dalla difesa. Senza conoscere il diritto penale ungherese, – si ribadisce – è intuitivo il cambio di prospettiva. Un conto è un’aggressione solitaria condotta magari per motivi politici. Altro è un’associazione organizzata e finalizzata al colpire militanti della parte avversaria. Sarà la magistratura a chiarire i fatti e non ci possiamo certamente sostituire ad essa nell’accertamento della verità. Però è giusto e doveroso chiedere un processo equo, basato sui principi comunitari che presiedono alla giurisdizione penale. Quel che è certo è che la Salis si è dichiarata innocente e ha rifiutato l’ipotesi di patteggiamento proposta dalla procura. L’udienza è stata aggiornata al 24 Maggio prossimo e vedremo che cosa accadrà in sede istruttoria.

L’aspetto politico e le strumentalizzazioni italiane

C’è poi l’aspetto politico. La Salis militante antifascista ha aggredito due esponenti di estrema destra.

Quale che siano le simpatie di ciascuno, è giusto che si perseguano gli autori del crimine che non può trovare giustificazione politica alcuna.

Il dato che, dal punto di vista giuridico è del tutto indifferente, ma si presta ad essere strumentalizzato da chi, soprattutto in Italia, considera l’Ungheria di Orban come un novello Quarto Reich e che contesta al Governo Meloni i buoni rapporti da sempre tenuti con il Presidente Ungherese. Non per nulla il Movimento 5 Stelle, che evidentemente è giustizialista in patria ma garantista all’estero, ha subito colto la palla al balzo per contestare a Giorgia Meloni l’amicizia con il Governo Ungherese.

L’attività di Tajani nel quadro di un momento complicato fra UE e Ungheria

Frattanto, il Ministro degli Esteri Tajani ha invitato il Governo di Budapest a vigilare sul rispetto della normativa comunitaria in materia di condizione della detenzione e ha convocato l’Ambasciatore ungherese in Italia. Si auspica che seguano azioni concrete di vigilanza su ciò che sta accadendo, la cui regolarità e conformità al diritto è nell’interesse di tutti. Non foss’altro perché il “caso Salis” capita proprio nel mezzo della controversia tra UE e Ungheria proprio sul rispetto dei diritti Umani che ha provocato il congelamento dei fonti comunitari in favore di Budapest. Magari un gesto concreto del governo ungherese sarebbe ben visto anche da Bruxelles.

Bruxelles che intanto prende tempo e per bocca del Commissario alla Giustizia Didier Reynders si dice disposta ad aiutare nel quadro dei rapporti bilaterali Italia-Ungheria. Quindi insomma, per ora, “non bussare a quella porta”. Strano!

Il processo e la detenzione debbono essere secondo il diritto europeo

Ciò che conta, ad avviso di chi scrive è che la Salis abbia un processo equo e giusto, assistito da tutte le garanzie che la normativa comunitaria prevede in questi casi, salvo il diritto/dovere della magistratura ungherese di accertare serenamente i fatti. Il punto, tuttavia, non è di facile soluzione, proprio per la concezione non proprio liberale che sembra emergere dall’ordinamento ungherese.

E infatti – e questo non fa ben sperare – dal punto di vista dell’equità, della dignità e in generale dell’orientamento liberale del processo penale, i prodromi non sono proprio dei migliori.

Un’immagine scioccante

La comparsa di Ilaria Sallis “in ceppi” (una maglia bianca a strisce orizzontali, alle mani le manette e ai piedi veri e propri ceppi con lucchetti) colpisce l’immaginario collettivo per la virulenza plastica del messaggio.

Un’immagine che rimanda al Far West che mal si adatta con le condizioni di dignità del detenuto che debbono essere assicurate dal diritto europeo. Un’immagine insomma scioccante che fa temere anche per le condizioni della detenzione della Salis.

Le reazioni della famiglia

Il padre parla espressamente della figlia trattata come un animale, e ciò deve far riflettere. Perchè qui il punto non è solo se Ilaria è colpevole o innocente, ma anche come viene trattata in attesa di condanna definitiva. Su questo non vi possono essere discussioni.

C’è una normativa europea e questa deve essere applicata!

La famiglia inoltre lamenta uno scarso interesse da parte dello nostro Paese che, tramite l’ambasciatore, sarebbe a conoscenza della situazione sin dal 12 Ottobre ma – questa l’accusa dei familiari – non ha fatto niente per assicurarsi un cambiamento nelle condizioni della Salis.

Si richiami Budapest al rispetto dei principi del diritto europeo

Insomma, una vicenda complessa che al momento resta sospesa. L’udienza, come detto, è stata rimandata al 24 Maggio e quindi vi è tutto il tempo per fare le opportune verifiche e valutare ogni forma di rimedio – compresa la custodia cautelare o la detenzione domiciliare in Italia – che assicuri a Ilaria Salis il rispetto della dignità della persona umana che è principio fondante della civiltà giuridica occidentale.

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