Bye Bye Kiev

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Bye Bye Kiev

Zelensky gira per il mondo, ma sembra un gatto che si morde la coda.

Non so se Biden abbia letto l’articolo di Federico Rampini sul Corriere della Sera: Perché Biden rischia di perdere Kiev.

Un articolo del quale si può solo non condividere il tono ipotetico, perché che ormai l’Ucraina sia perduta a me sembra abbastanza chiaro.

Ma quello che è interessante dell’analisi di Rampini, è la divisione nella società americana.

La stessa divisione che potrebbe portare Biden a perdere le elezioni presidenziali.

“Concentrarsi solo sulle votazioni parlamentari e sulle prese di posizione dei politici, fa perdere di vista ciò che si muove dentro la società civile. L’idea che nella guerra ucraina l’America fronteggi una minaccia vitale alla propria sicurezza nazionale, ha sempre fatto fatica a conquistare l’elettorato di destra ma è lungi dal fare l’unanimità anche a sinistra. È più facile semmai costruire un consenso bipartisan sulla minaccia economica cinese e i suoi danni per i lavoratori Usa: non a caso sul terreno del protezionismo contro Pechino c’è una vera continuità bipartisan Trump-Biden. La tragedia di Gaza ha aperto un nuovo focolaio di diatribe e divergenze all’interno del partito democratico. Questo rende ancora più difficile per Biden far digerire alla sua ala sinistra delle concessioni sulla politica migratoria.

In campagna elettorale risuonerà sempre più spesso un’accusa trumpiana che cattura consensi ben oltre le truppe dei suoi fedelissimi: se non siamo capaci di far rispettare i nostri confini, se non sappiamo difendere le nostre frontiere nazionali da un’invasione illegale, che vantaggio ricaviamo dalla difesa dei confini ucraini? Secondo tutti i sondaggi la questione migratoria figura in testa alle preoccupazioni degli elettori americani e avrà un ruolo importante nella campagna del 2024, mentre la politica estera è meno sentita”.

Questo è il problema americano

I Democratici si trovano davanti ad una società divisa. Intendiamoci la colpa non è soltanto di Biden. È una divisione molto profonda, che si è amplificata imponendo nei college elitari, nei mass media, una cultura dominante largamente diffusa tra i cerchi esclusivi dei privilegiati, ma fortemente minoritaria tra la gente.

Un altro Vietnam

Siamo davanti ad un altro Vietnam. Ma non perché si paragona il terreno dello scontro.

Semplicemente perché il Vietnam del Sud non poté più reggere nel momento in cui gli americani si stancano di sostenere il regime di Saigon. Esattamente come la Repubblica Islamica dell’Afghanistan non ha potuto più reggere, nel momento in cui gli americani le hanno fatto mancare il loro sostegno.

Non che non siano stati dati miliardi di dollari in armamenti per gli afghani. Ma quei regimi non avevano una volontà propria di combattere così forte, da poter contrastare l’occupante. Qui non si tratta solo di una sproporzione di forza in campo. Si tratta di un apparato troppo fragile per reggere.

Zelensky può andare a recitare in tutti i palcoscenici del mondo, il problema è che la sua credibilità è fortemente minata presso l’opinione pubblica americana. E senza America, l’Occidente diventa una vuota espressione retorica.

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