Adesso tutti pro rave: l’ultima crociata radical-chic

rave
Rave o non rave?
Da l’Identità
Mi commuovete quasi quando vi trasformate tutti in pro rave e non vi ricordate quando il vostro vicino di casa alza il volume dello stereo, ha il cane che abbaia, o osava non mettere la mascherina e voi alzate il telefono per le forze dell’ordine.
Vi amo tutti. Nel senso che se vi avessi nel duodeno, vi scaricherei nell’Etna. E vi amo ancora meno quando mandate i controlli per far chiudere le sagre di Paese che tengono in piedi con due spicci alcune Onlus dove si fanno il mazzo vero per aiutare la gente vera con bisogni veri a risolvere problemi veri. E che magari, dietro le cucine dove entrano solo dopo milioni di autorizzazioni, burinocrazie, certificati e abilitazioni per farvi un fritto in estate con la mazurka di sottofondo, hanno una presa tedesca non a norma. Frittini che pagate e per i quali vi viene data ricevuta fiscale. E quel poco che rimane va in azioni concrete. Lì invocate la giustizia che deve essere uguale per tutti.
Voi continuate pure ad amare e difendere i rave, io sono felice di continuare a stare dalla parte di queste Onlus.
Siete anche gli stessi che stavano a casina zitti e muti dalle 18 in poi, che godevate mentre disperdevano a botte e idranti in faccia i manifestanti che rischiavano il licenziamento. E ciò che c’è di imbarazzante in voi è che eravate anche super fieri perché certi di tutelare col vostro appoggio alla causa, la causa della salute pubblica, mentre mezzo Stivale era senza lavoro, i ragazzi erano senza scuola e i virologi mai senza un’ospitata.
I manifestanti vi stavano sull’anima. Ogni gruppo era un focolaio, ogni classe un’orda di untori. Li volevate ignoranti e disoccupati. E vi piaceva farvi sentire dalla parte della giustizia. Vi sentivate anche giustizieri. Oggi invece siete garantisti del rave.
Vi confesso una cosa. Io a casa dalle 18 ci stavo e ci sto senza bisogno che me lo dica Conte. Se posso, esco meno di Mina. I vicini senza mascherina non mi hanno mai spaventato e io non ho mai spaventato loro. I comunicati di Giuseppì li ascoltavo solo per mandarcelo, ma quelle erano le regole e le rispettavo.
Così come rispetto i rave , sia chiaro. Non rispetto invece chi vive nel double standard: “ciò che vale per me non vale per te”. Siete arrivati a gioire perfino quando non si poteva andare a Messa. Ma guai a chi vi tocca i rave. Avreste anche incendiato il Papeete. Nel nome del rave, e della falce e martello e dello spirito d’alcol.
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