Un congresso sul nulla

Il suicidio dei Dem

Un congresso sul nulla. Il Partito Democratico paga soprattutto il fatto, di non aver più portato avanti le proprie idee. I due principali candidati sono il presidente della regione Emilia Romagna e la sua vice. E già questo da dei contorni grotteschi all’intera vicenda.

Critiche da sinistra

Da tempo ormai, forse la voce più brillantemente a sinistra, Massimo Cacciari, si dimostra scettica sulla possibilità del Partito Democratico di avere un futuro.

Netta la critica dalle colonne de L’Identità del direttore Tommaso Cerno, ex parlamentare del PD.”Il PD, lontano anni luce della sua natura popolare e maggioritaria, oggi è una combriccola di poteri e amici, correnti e vendette, un contenitore vuoto di idee e carico di interessi, che schizzano fango sui lati della strada, e nel nome di quelli che un tempo erano i valori più alti della sinistra. Un disastro che i dirigenti Dem cercano di celare dietro facce apparentemente nuove come quelle di Schlein e Bonaccini, in una operazione maquillage fra le peggiori uscite del secolo nuovo. Come dimostra la caduta verticale del consenso e, forse ancora di più, la facilità con cui Giuseppe Conte si è autoproclamato leader della sinistra, ottenendo dal popolo progressista un appoggio naturale”.

Un gigante debole

Il Partito Democratico è un grande contenitore, con troppe divisioni  al proprio interno. Senza altro collante se non il mantenimento del potere. Ma laddove si  crea una frattura assoluta con l’elettorato, che riduce il consenso. Dunque le posizioni di potere con le quali compattare una formazione così disomogenea, diventa veramente difficile serrare i ranghi.

Non c’è più neanche una cultura che accomuni. Non è stato permesso in questi anni di crearla. Perché i cattolici, i liberali ed i moderati sono tenuti in scacco da un’ala sinistra, se non maggioritaria sicuramente più strutturata ed aggressiva. Quell’area che impedisce di andare verso il riformismo tiene ancorati a Conte, in una rincorsa a sinistra.

Allo stesso tempo il Partito Democratico non riesce più a caratterizzarsi come un partito di sinistra tradizionale, perché ormai slegato dai problemi del lavoro, che sono diventati subalterni, rispetto ai nuovi diritti. Dunque il PD si è ridotto a riprendere le battaglie del partito radicale.

Tutta quell’ala che potrebbe identificarsi nel riformismo, e spingerebbe verso un accordo con il centro, non riesce a rappresentare un ancoraggio stabile, per l’elettorato moderato.

Congresso a che pro

In queste condizioni il congresso conta poco. Cambiare il segretario, ha un’importanza relativa quando non si cambia la direzione, perché manca il progetto. Il successore di Enrico Letta non potrà essere leader della sinistra. Perché Conte tiene in scacco un gigante con i piedi d’argilla, imbrigliato in troppi equilibri di potere che ne paralizzano l’azione.

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