Un altro barcone alla deriva con 100 persone

Un centinaio di persone alla deriva su un’imbarcazione nel Mediterraneo. Lo segnala Alarm Phone su Twitter. In una serie di messaggi, l’organizzazione spiega di aver contattato le autorità italiane, maltesi e libiche. A bordo è segnalato un bambino “privo di conoscenza o deceduto”. L’imbarcazione avrebbe problemi, starebbe imbarcando acqua. Le persone a bordo “vogliono che noi chiediamo aiuto, a prescindere dal fatto che questo potrebbe comportare un possibile ritorno in Libia”.

 

La prima segnalazione, raccolta da Alarm Phone attorno alle 11, localizzava l’imbarcazione a circa 60 miglia da Misurata e non faceva riferimento alla presenza di problemi. Poco dopo, la situazione ha iniziato a precipitare. I migranti hanno chiesto di informare le autorità ma, inizialmente, di non coinvolgere la Libia. Vista l’emergenza, però, hanno successivamente cambiato idea e hanno sollecitato un qualsiasi intervento, anche coordinato da Tripoli. Le email inviate da Alarm Phone alle autorità libiche, però, sarebbero sostanzialmente cadute nel vuoto. L’ultimo tweet dell’organizzazione fa riferimento alla situazione aggiornata alle 13.50: “Abbiamo sempre più difficoltà a calmare le persone. Sollecitiamo le autorità a decidere chi è responsabile, un’autorità capace di coordinare le operazioni di ricerca e soccorso e che rispetti il diritto internazionale. E’ inaccettabile che la legge venga violata e che la gente venga lasciata morire per giochi politici”. 

A raccogliere l’allarme è stata Sea Watch. Una nave dell’Ong “si sta dirigendo verso l’emergenza segnalata da Alarm Phone e sul quale nessuna autorità sta intervenendo. Siamo a circa 15 ore di distanza. Non possiamo coprire da soli il Mediterraneo, dove le persone vengono lasciate morire”, sottolinea Sea Watch su Twitter.

Intanto sono state aperte due inchieste per identificare gli organizzatori del traffico e, soprattutto, capire se il naufragio di venerdì in acque libiche (con 117 morti e soli tre superstiti) poteva essere evitato. Indagano la procura militare di Roma e quella ordinaria di Agrigento.

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