Turismo: anche il governo greco ci dà lezioni

La gestione italiana del rientro dei turisti è lacunosa in ogni sua parte

Grecia

La Grecia, il fanalino di coda dell’Europa. Lo Stato che viene usato come esempio per non fare la sua stessa fine. La nazione che ha più problemi di noi a livello economico, politico e monetario. La nazione che ci sta dando lezioni su come affrontare il problema Coronavirus a livello turistico.

È la storia vera di una coppia che decide di passare le vacanze in Grecia. D.C. e la sua compagna partono. Prima di partire il Governo greco impone loro di compilare un questionario online dove indicare i propri dati e altre informazioni utili.

Il giorno prima di partire per la Grecia, a D.C. e signora arriva per email un QR code da mostrare due volte: all’imbarco dell’aereo (altrimenti non ti fanno partire) e appena atterrati in Grecia.

Quest QR code è in pratica un lasciapassare per entrare nel suolo ellenico. Infatti in ogni aeroporto greco ci sono lettori dove ogni entrante deve scansionare il codice. A seconda del risultato ottenuto, o sei libero di andare, oppure vieni indirizzato a fare il tampone.

Da notare che in ogni aeroporto greco ci sono postazioni per fare il tampone. In numero sufficiente da non fare la coda. Il personale assicura l’invio del risultato entro le 24 ore. Un po’ meglio che in Italia dove le uniche postazioni-tampone sono a Roma con code che superano le 6 ore di attesa.

La parte intrigante si ha al ritorno in Italia. D.C. mi racconta che per rientrare sul patrio suolo, si hanno a disposizione 3 scelte.

Il rientro in Italia

  1. Fare il tampone all’aeroporto italiano. Con il piccolo inconveniente che si possono fare solo a Roma passandoci una mezza giornata;
  2. Fare un tampone in Grecia (o nella nazione di soggiorno) massimo 72 ore prima dell’atterraggio in Italia;
  3. Registrarsi alla propria ASL, raccontare tutto quello che hai fatto e attendere 48 per essere mandati a fare il tampone. Uno potrebbe dire: vado in una struttura privata appena atterro e mi levo il pensiero. Errore: le strutture private italiane non vengono riconosciute. Ma quelle greche sì. Misteri della fede.

Ci sarebbe un ulteriore passaggio, ma solo per i residenti in Toscana. La Regione ha approntato un sito internet dove saresti obbligato a riempire un questionario nel quale dichiari che hai fatto il tampone all’estero, prima di rientrare. Risultando negativo.

Ohh, una cosa fatta bene! Macché. Chissà quanto possa essere costato tale sito, di utilità pari a ZERO. Infatti sarebbe obbligatorio. Peccato che nessuno ti controlli se lo fai o no. Il mio amico lo ha compilato, dichiarando la loro negatività. Ebbene: nessuno si è preso la briga di ricontattarli per accertare la veridicità di quanto dichiarato.

In teoria io posso essere rientrato col Covid a chicchi e: a Bologna mi hanno misurato la febbre, ma in quel momento avevo 36. Non mi hanno fatto il tampone in aeroporto perché non sono atterrato a Roma. Ho dichiarato di aver fatto il tampone in Grecia e di essere negativo, ma nessuno mi viene a controllare. E intanto impesto mezza Firenze.

Quindi abbiamo uno spreco di risorse pubbliche per la creazione di siti internet assolutamente inutili, e una totale mancanza di controllo dei rientri. W l’Itaglia! 

La Grecia, la cenerentola europea, ci insegna a gestire il turismo. A volte basterebbe avere l’umiltà di guardare negli altri Stati quello che succede, e limitarsi a copiare le buone idee. Specialmente se siamo degli incompetenti con il bollino di origine controllata

 

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