SE IL SINDACATO DIVENTA VIOLENTO……
C’era un tempo in cui la CGIL era un sindacato autorevole. Aveva una visione, difendeva i lavoratori e ne pagava il prezzo, talvolta assai salato come nel caso di Guido Rossa. Un tempo di conflitto sociale, con un’impostazione ancora tributaria dell’ideologia marxista ma che regalava un confronto tematico importante e piattaforme sindacali degne di nota con cui confrontarsi nel rispetto dei ruoli, delle posizioni e delle persone.
Quando il sindacato faceva il sindacato si poteva discutere dei contenuti
Quando il sindacato si opponeva alla violenza privilegiando la democrazia era un interlocutore.
È un tempo passato ormai, e quella CGIL non esiste più. Quella di oggi si rivela del tutto inconfrontabile con i prestigiosi trascorsi. Non è decisamente all’altezza della propria storia, dovendosi rifugiare in una deriva massimalista che trova con la Segreteria di Landini punti di bassezza impensabili. Da tempo, a ben vedere, la CGIL si è FIOMMIZZATA, è divenuta estremista abdicando al ruolo fondamentale del sindacato, per diventare soggetto politico in opposizione alla destra e a questo governo. In questo declino verso il baratro il linguaggio è divenuto sempre più bariccadero, duro raggiungendo toni inaccettabili di lotta. Siamo dunque, e non da ora, al di fuori dei confini che perimetrano un un dibattito democratico, duro ma sano.
E quando si rinuncia al dialogo, che cosa rimane se non la violenza, ormai sdoganata esplicitamente come prassi politica e metodologia di lotta. Una violenza che ricorre ormai con cadenza quasi quotidiana di un mondo – quello della sinistra estrema – con cui il maggior sindacato d’Italia flirta in modo preoccupante
L’ultimo episodio, in ordine di tempo, coinvolge un esponente di quel mondo estremista, Adelmo Cervi – prestigiosi natali – che dal palco di Roma, durante una manifestazione della CGIL a sostegno dei referendum, si è improvvisato comiziante e ha regalato perle di odio illimitato indirizzato al Presidente del Senato La Russa e alla destra tutta.
La Russa è stato definito un “bastardo” che occupa, indegnamente – si suppone – la seconda carica dello Stato, e la destra da rimandare “nelle fogne da dove sono usciti”. Emerge un livore personalistico e ideologico che trascura volutamente ogni proposta politica, ma sguazza nella melma dell’insulto gratuito e impotente di chi sente e sa benissimo di contare sempre meno
Il calo delle iscrizioni al sindacato, l’incapacità di svolgere il proprio compito istituzionale, l’isolamento cui la ha relegata la CISL, ha trasformato il maggior sindacato di Italia in un raccoglitore di estremismo senza alcuna regola o direzione.
Si capisce benissimo che, in questo caso – come in numerosi altri, ormai – i referendum di prossima celebrazione sono soltanto l’occasione per vomitare un odio vergognoso che testimonia questo disagio e questa incapacità di dire qualcosa di importante al mondo. Smarrita la via sindacale, dunque, si è scelto di percorrere quella politica sposandone la linea estremistica e (perciò) autoreferenziale.
Dallo sfaldamento progressivo del mondo di riferimento, emerge dunque una CGIL, la cui unica strategia di sopravvivenza è quella di divenire organica alla violenza militante sotto le bandiere del sedicente antifascismo militante . Ma anche l’odierno antifascismo non è altro che una etichetta, una bandiera morale (o moralistica) di frange estremistiche che dal fascismo ha evidentemente mutuato metodi e stili
Siano essi pro-pal, centri sociali o manifestanti raccolti sotto le insegne della sinistra, il linguaggio comune è contraddistinto esclusivamente dalla violenza a volte contro Israele, a volte contro questo Governo e i suoi rappresentanti, spesso contro Giorgia Meloni. Tutto ciò che è dissenso rispetto alla linea, viene bandito, ostracizzato, vilipeso e offeso. In barba a ogni libertà di pensiero e alla democrazia che dicono di difendere.
Una sinistra, tanto politica quanto sindacale, che torna alla vocazione totalitaria, che delegittima sul piano personale l’avversario politico, ne invoca la distruzione fisica (ritorno nelle fogne) alimentando così un clima di odio e violenza che lungi dall’essere levatrice della storia diventa brodo di coltura di menti labili
Una cosa di cui abbiamo contezza – noi che facciamo politica a destra – sol che si apra un social, si pubblichi un contenuto o si esprima un’opinione e veniamo immediatamente invasi da commenti offensivi e minatori.
Insomma, se a un commento di un utente della rete dai toni assai pacati e dialogici, il segretario nazionale (lo ripeto IL SEGRETARIO NAZIONALE) di un partito di sinistra sente il bisogno di rispondere con un “vai a cagare” ben si può comprendere che la situazione è assai grave.
Ebbene, questa sinistra fa paura e lo fa ancor di più considerando che non si odono voci di condanna da parte del mondo della sinistra riformista e moderata sempre più schiacciata dentro dinamiche massimaliste
Quanto accaduto a Roma dunque è grave in sé (non vi è dubbio) ma è grave anche perché evidenzia per l’ennesima volta un metodo politico e comunicativo fatto di arroccamenti ideologici che veicolano messaggi pericolosi, raccolti e sponsorizzati anche da personaggi delle istituzioni.
Siamo partiti da Guido Rossa e con “Guido Rossa” concludiamo. Ricorre oggi l’anniversario del barbaro omicidio di Massimo D’Antona ed è singolare che quel sindacato che tanto ha fatto contro la violenza politica, oggi si ritrovi a cavalcarne l’onda con linguaggi inaccettabili
Attenzione dunque ai cattivi maestri, perché gli allievi sono molto pericolosi!
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