Roma: policlinico acquista mascherine dalla moglie del viceministro

Roma – Coronavirus, rischio conflitto di interessi: il policlinico Umberto I acquista mascherine dalla moglie del viceministro della salute PierPaolo Sileri. 

Una vicenda che merita ulteriori accertamenti dagli organi competenti quella venuta alla luce ieri durante la trasmissione “Le Iene”. Filippo Roma spesso enfatizza i propri servizi per fare clamore giornalistico, questa volta, però, le carte mostrate sembrano parlare abbastanza chiaro.

Giada Nurry, moglie del viceministro della Salute Pierpaolo Sileri del Movimento 5 stelle, risulta lavorare come rappresentante per un’azienda che vende mascherine. Qui comincia l’intrigo. Perché, solo dieci giorni dopo la nomina del marito a membro del Governo, il Policlinico Umberto I decide di acquistare una fornitura. Proprio dalla ditta della Signora Nurry.

Una situazione che già di per se potrebbe far alzare le antenne su un possibile conflitto di interesse, ma pare addirittura esserci di più. Stiamo parlando di mascherine particolari, non di quelle che utilizziamo per uscire di casa. Sono le cosiddette mascherine per la ventilazione, strumenti che aiutano a respirare quei pazienti che non riescono a farlo autonomamente prima del ricovero in terapia intensiva. Mascherine riutilizzabili, che quindi è importante sterilizzare bene prima di riusarle nuovamente con un altro paziente.

LA SEGNALAZIONE

Filippo Roma e Marco Occhipinti si sono occupati proprio di queste, dopo che in redazione è arrivata una segnalazione: “Mascherine fondamentali per la salute dei pazienti, vendute irregolarmente negli ospedali. Mascherine non sterilizzabili secondo la scheda tecnica del loro produttore, che invece vengono vendute come se lo fossero. Tante aziende, giocando sulla mancanza di tempo e incompetenza da parte dell’ospedale dal punto di vista tecnico, forniscono prodotti non conformi a quello che l’ospedale vuole con grave rischio per la salute dei pazienti.

E quindi cosa fanno? Dichiarano che i prodotti sono sterilizzabili e che quindi rispettano la richiesta dell’ospedale, ma in realtà secondo la scheda tecnica del produttore sono soltanto disinfettabili. Una situazione pericolosa, perché se entra in contatto con un paziente immuno-compromesso e questo si prende un’infezione ci muore”. Una delle aziende che rivende queste mascherine, in realtà sono solo disinfettabili, pare essere proprio l’azienda in cui lavora la moglie del viceministro, la già citata Giada Nourry.

Il viceministro Pierpaolo Sileri, intervistato da Le Iene, risponde con argomentazioni tutt’altro che convincenti. Pare quasi che voglia far credere di non sapere che lavoro svolge la propria moglie: “Mia moglie non fa la rappresentante, è una tecnica, è un’amministrativa, una segretaria”. Risponde in prima battuta, successivamente però, l’inviato mostra chiaramente il bando di fornitura, in cui risulta che la moglie dell’esponente del Governo abbia seguito come agente di zona la vendita del lotto presso l’ospedale. A quel punto, allora, cambia difesa dicendo: “sinceramente io che vi devo dire, che ne so, chiedetelo alla ditta che fornisce il materiale. Mia moglie purtroppo diciamo è proprio l’ultima l’ultima l’ultima della catena di quella ditta, proprio, cioè potere decisionale zero”. Essendoci il nome di lei sui documenti ufficiali, la toppa pare essere peggio del buco.

L’IMPROBABILE DIFESA

Poco dopo, per telefono, il viceministro fa sapere alla trasmissione di Italia1 di avere girato ai Nas le liste delle ditte che hanno fornito quel tipo di mascherine, chiedendo di avviare una verifica. È passato circa un mese da quella segnalazione e nessuna evidenza concreta è stata fornita. Rispetto alla posizione della moglie, invece, il mistero si infittisce, perché i coniugi non hanno voluto concedere a Le Iene un incontro chiarificatore.

L’improbabile strategia di difesa posta in essere dalla coppia ad un certo punto però arriva ad un colpo di scena, durante una telefona Sileri dice: “mia moglie ha chiesto alla ditta di farle vedere cosa intendevano per agente di zona in merito a quella gara e la ditta ha risposto che non avevano tempo di darle i documenti e mia moglie ha messo tutto in mano all’avvocato.”  Quindi, ha spiegato in sostanza il ministro, la moglie non sarebbe una venditrice ma un’amministrativa, sarebbe stata l’azienda a mettere sul contratto, in modo errato, sia la dicitura che il nome.

Posizione decisamente poco stabile… Smontata poco dopo da un’ulteriore indagine de Le Iene, che decidono di interpellare, sempre a Roma, due agenti dello stesso settore. I due la riconoscono immediatamente come collega, così come a riconoscerla come agente di zona è la farmacia del policlinico Umberto I.

Come finirà questa vicenda non possiamo saperlo, ciò che è certo è che, ancora una volta, il Movimento cinque stelle tradisce quelli che ha sempre propagandato come i propri valori. La trasparenza in questo caso è completamente saltata, aspettiamo ulteriori sviluppi per capire cosa ne sarà dell’onestà.

Il servizio de Le Iene in versione integrale 

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