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Referendum: i guai del Pd e il rischio di scissione

di Silvia Castellani
26 Maggio 2025
In Politica
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partito demoratico
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Referendum: i guai del Pd e il rischio di scissione

Non sappiamo ad oggi se il referendum dell’8 -9 giugno prossimo raggiungera’ la soglia del 50% degli elettori. Ma un risultato lo ha sicuramente già raggiunto: la divisione del Pd.

Divisione che avviene tra l’altro a poco più di un anno dal prossimo congresso e che potrebbe vedere l’uscita di Elly Schlein dalla segreteria del partito. A non tutti i militanti del PD la leader Dem piace. In particolare non sono state gradite le prese di posizione della segretaria su Re-rm Europe, non sono piaciute le sue scelte in tema di politica interna

E non è considerata la persona più credibile in tema di politica estera, soprattutto verso i conflitti Russia/Ucraina e Israele/Palestina.
Per come stanno adesso le cose in casa PD sta diventando necessario, quasi urgente, procedere a dei chirimenti interni.

I temi su cui gli esponenti del Pd si stanno dividendo sono tanti e tali, che solo una nuova elezione congressuale potrebbe redimere le fratture in essere. Che potrebbe avvenire anche prima dei termini statutari. Sarebbe altamente opportuno verificare se la maggioranza dia ancora oggi di Elly Schlein oppure no.
Altamente divisivo è il quesito del Jobs act.

Il PD sta subendo una scissione evidente fra le due anime, quella della segretaria Elly e della sinistra del partito, fieramenti e convintamenti per il si, e l’altro fronte che il Jobs act lo ha voluto e votato nel 2015, per il no. Ma fra gli opposti vi sono anche frange più articolate, come votare alcune schede si (ad esempio quelle della cittadinanza e sicurezza dei luoghi di lavoro) e altre no (come quella sui quesiti lavoristici), con la possibilità di evitare il ritiro delle schede

La fantasia qui fa da padrona. In casa PD si assiste dunque al totale caos referendario. Schlein difende il cambio di scelte politiche di dieci anni fa facendo appello alle variate condizioni delle aziende e alla diverse – e poco giustificate – motivazioni economiche.

Ma Elly non convince neanche i personaggi a lei vicini. Sono proprio loro che la stanno convincendo ad indire un congresso per ridiscutere sui nuovi progetti politici del Pd. Anche perché per molti del suo enturage la Schlein non sarebbe in alcun modo la candidata ideale per un eventuale governo di sinistra

Come dire… fintanto che sarà lei segretaria il PD è bene che non vinca mai le elezioni, Elly non è pronta per fare la Premier.
Il PD è in dunque procinto di entrare in una fase congressuale, probabilmente subito dopo le regionali del 2026, per dare tempo al nuovo segretario di gestire la tornata elettorale politica del 2027. Ma soprattutto per evitare una diaspora verso i piccoli movimenti, con vocazione partitica, che stanno prendendo vita nella scena politica italiana. Italia Viva e + Europa hanno già annunciato un processo di unità programmatica per la creazione di un polo liberale. A sinistra si assiste invece al riavvicinamento fra SI e verdi, per erodere parte dei voti elettorali in precedenza andati al PD.

Non è escluso inoltre che i risultati o il non raggiungimento del quorum dei referendum dell’8 e 9 giugno potrebbero accelerare e anticipare la scelta della data congressuale

Difficoltà grosse quindi in casa Botteghe oscure, causate essenzialmente dalla segretaria Elly Schlein che con le sue discutibili scelte non riesce a tenere le redini del secondo più grande partito d’Italia.

Leggi anche: Siamo ormai alle porte del referendum

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Tags: IN EVIDENZAPARTITO DEMOCRATICOREFERENDUMSCHLEIN
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