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Referendum CGIL, il flop annunciato di una sinistra che gioca coi soldi pubblici

di Alessandro Scipioni
9 Giugno 2025
In Politica
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La vittoria di Schlein fra populismo e incognite
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Referendum CGIL, il flop annunciato di una sinistra che gioca coi soldi pubblici

Roma – A pochi giorni dalla consultazione referendaria promossa dalla CGIL, si profila all’orizzonte non tanto un successo democratico quanto un prevedibile tonfo politico. Il mancato raggiungimento del quorum, più che una possibilità, è ormai dato quasi per certo, e rischia di trasformare l’intera operazione in un clamoroso boomerang per la sinistra

Non si tratta solo del merito dei quesiti – su cui pure ci sarebbe molto da discutere – ma del metodo e delle motivazioni.

L’impressione diffusa è che il referendum sia stato concepito più come una piattaforma di visibilità per il segretario Landini e per un certo mondo sindacale in difficoltà, che come un serio tentativo di intervenire sulla legislazione del lavoro

Un uso strumentale di uno strumento nobile, dunque, piegato a esigenze di propaganda.

Ancora più discutibile appare, in questo contesto, la leggerezza con cui si è dato il via a una macchina organizzativa costosa e complessa, interamente a carico delle casse pubbliche. In un Paese che affronta una costante emergenza economica e dove ogni euro speso dovrebbe essere misurato con rigore, ci si sarebbe aspettati maggiore responsabilità da parte di chi pretende di rappresentare il mondo del lavoro

C’è poi un elemento paradossale che non sfugge agli osservatori più attenti: molte delle norme che oggi Landini vuole abrogare sono state scritte o mantenute proprio dai governi di centrosinistra, in particolare dal Partito Democratico.

E non sono state cancellate nemmeno quando la sinistra ha avuto occasioni concrete per farlo, governando anche senza vittoria elettorale.

Intanto, Landini alza i toni. Ospite su La7, ha attaccato la premier Meloni parlando di “paraculaggine” e accusandola di temere il voto popolare. Ma anche qui la contraddizione è evidente: un leader sindacale che denuncia lo svuotamento della democrazia, mentre promuove una consultazione destinata con ogni probabilità al fallimento, sembra più preoccupato di alimentare una narrazione di conflitto che di costruire un’alternativa credibile

Al di là della propaganda e delle dichiarazioni da talk show, rimane una domanda seria: si può continuare a usare lo strumento referendario come arma politica senza pagare un prezzo, non solo in termini di credibilità, ma anche di rispetto verso le istituzioni e i cittadini?

Leggi anche: REFERENDUM E ASTENSIONE

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Tags: IN EVIDENZAQuorumREFERENDUMSCHLEINSINISTRA
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