Raggi, il PM chiede 10 mesi

“Marra aveva un ruolo di assoluta centralità”. Vestito scuro, voce pacata e decisa, ricordi chiari e collocati nel tempo. La testimonianza dell’ex capo di gabinetto del Campidoglio Carla Raineri è come una bomba a orologeria nel processo al sindaco della Capitale, accusata di falso per aver mentito, secondo la procura di Roma, all’anticorruzione capitolina.

“Mi sentivo sempre e solo rispondere ne parli con il dottor Marra, ne parli con il dottor Romeo. Era come un mantra (…) dovevo in qualche modo pietire la loro attenzione (…) a questo si aggiunga l’atteggiamento di questi due personaggi (…) si comportavano in una maniera autoreferenziale e arrogante… era un clima insostenibile e pericoloso…”.

Il testimone chiave ricorda lo strapotere del duo Marra-Romeo, e la sua sostanziale emarginazione rispetto al l’importanza del suo ruolo. Dinamiche che si sarebbero manifestate tangibilmente nella collocazione fisica degli uffici. “Io sono arrivata Roma e non avevo neanche una stanza. La storica stanza del capo di gabinetto (…) era occupata da Salvatore Romeo (…) era la stanza in comunicazione con la stanza del sindaco (…) metà del primo piano era occupata da Romeo, l’altra metà da Raffaele Marra”. La donna ricorda fatti concreti e aneddoti significativi. Come i soprannomi dati a Raffaele Marra tra i corridoi dell’amministrazione della Capitale: “Rasputin era il più gettonato”. Anche se “eminenza grigia” e “Richelieu” venivano utilizzati spesso. O i commenti: “Quale sindaco? La Raggi o quello con la barba (Raffaele Marra ndr)”. Dopo numerosi episodi il teste ricorda il momento decisivo che porto all’interruzione della sua esperienza. Sarebbe andata dal sindaco dicendo: “Con questi due personaggi (Romeo e Marra ndr) che rivestivano un ruolo di centralità in Campidoglio io non sarei potuta rimanere”. Insomma la Raineri avrebbe detto alla Raggi di voler rimuovere Marra. E dopo quell’incontro, il primo cittadino avrebbe parlato “per ore” con Marra e Romeo. “Dopo si fece venire qualche dubbio sulla mia nomina” . “Un dubbio che se fosse stato genuino il sindaco avrebbe potuto condividere con me (…) io rimasi all’oscuro di questa iniziativa e venni convocata la sera del 31, quando arrivò il parere dell’Anac (chiesto ex post), e appresi per la prima volta che l’iniziativa era partita dal sindaco. Era la goccia che fece traboccare il vaso. Da qui le mie dimissioni”. La Raineri spiega di avere il “dubbio che la strategia fosse di Marra”.
 

Il magistrato Carla Raineri è un tassello importante della vicenda nomine. E non solo perché la procura aveva voluto approfondire, per poi archiviare, anche le dinamiche che avevano portato alla sua nomina, oltre a quella di Salvatore Romeo e Renato Marra. L’ex capo di gabinetto del Campidoglio ha dato un contributo importante alle indagini. Aveva infatti messo nero su bianco la sua breve esperienza. Lo ha fatto tramite un esposto “a mia autotutela”, ha dichiarato in aula. In quelle pagine scriveva: “Appena insediata in Campidoglio, il 29 luglio 2016, ho subito avvertito intorno a me una crescente ostilità. Ostilità sia perché occupavo una casella cui palesemente ambivano altri soggetti molto cari alla Raggi (Frongia, Romeo, Marra) sia perché, da subito, mi sono scontrata con la sindaco sulla procedura di nomina di Romeo, da me ritenuta assolutamente illegittima, e sulla indisponibilità di trattenere Marra nel Gabinetto. Mi sono quindi progressivamente trovata collocata (direi letteralmente schiacciata) tra Romeo e Marra. La sindaco, per limitare le mie prerogative, ha immediatamente concepito una segreteria particolare, che era in realtà il “vero Gabinetto”. Ancora: “Romeo era onnipresente, terribilmente invasivo e prevaricante. Dai diktat in merito alla organizzazione delle riunioni alla precettazione delle stanze. Addirittura villano e offensivo con la mia segreteria. Sempre protetto dalla sindaca che rimarcava, di fronte a tutti, la centralità del suo ruolo. Marra, dal canto suo, aveva la qualifica di vicecapo di Gabinetto. Con lui non ho mai avuto il piacere di condividere alcuna decisione. Riferiva direttamente alla sindaco. Il paradosso era che io non venivo convocata alla riunioni (per esempio sul terremoto) e nessuno mi avvertiva neppure delle urgenze. In compenso, il giorno del terremoto, mentre la protezione civile conferiva con Romeo (non con me) e con Frongia, io venivo richiesta ripetutamente e insistentemente di attivarmi per autorizzare l’assessore Bergamo a recarsi a spese del Campidoglio al Festival del cinema di Venezia”.

Il magistrato aveva anche segnalato la faccenda Marra: “Nei primi giorni del mio insediamento Marra mi disse di aver dovuto trasferire la moglie e i suoi 4 figli a Malta, perché minacciati dalla criminalità organizzata, e di avere rinunciato alla scorta personale nonostante anch’egli a rischio di incolumità”. Poi un passaggio importante: “Ufficiali della Gdf mi segnalarono l’inopportunità di trattenerlo nel Gabinetto. Minenna mi riferì di aver appreso dai vertici Gdf che fra le situazioni sospette che avevano determinato il suo demansionamento fino alla fuoriuscita dal Corpo vi era un corso privato di pilota civile per il quale aveva sostenuto un costo di 90 milioni di cui non aveva documentato la provenienza”. Terribile la reazione “quando apprese che non intendevo confermargli il ruolo di vice: si adirò alzando la voce e minacciando ritorsioni”.

Dulcis in fondo, come riporta la Raineri nell’esposto, la decisione di lasciare l’incarico: “Chiesi un appuntamento a Raggi al ritorno dalle sue vacanze. Il 25 agosto, in occasione di un duro confronto, le riferii che me ne sarei andata se le cose non fossero cambiate. Raggi rimase più che contrariata. Ricordo ancora il suo sguardo pieno d’odio”.

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