Quel ballo che fu l’addio di Pasolini

Maurizio Valaguzza che chiuse danzando l'ultimo film del grande regista friulano

pasolini

Maurizio Valaguzza, milanese, 66 anni, pensionato da tre. Al grande pubblico è noto per aver chiuso l’ultima opera cinematografica  di Pier Paolo Pasolini; Salò, o i 120 giornate di Sodoma. Che finisce proprio con un ballo del quale è protagonista insieme ad un altro ragazzo.

Tra gli interpreti giovani più presenti nelle scene del film.

A 48 anni dalla realizzazione del film lo abbiamo intervistato, per parlare di quell’esperienza e del suo incontro con Pier Paolo Pasolini.

In che modo sei stato scelto da Pierpaolo Pasolini ?

Mia madre aveva mandato, già da quando avevo quattro o cinque anni, delle foto a delle agenzie ed ero stato chiamato per fare alcuni fotoromanzi.Non avevo fatto nessun provino con lui.

Prima di quello che cosa avevi fatto?

Prima e dopo avevo fatto prevalentemente alcune cose in teatro. Avevo fatto e feci poi successivamente dei ruoli di comparsa.

E quindi come ti contattò Pasolini?

Mi invitò a cena in un ristorante del centro a Milano. Mangiai insieme ad alcuni altri ragazzi, di più grandi di me, che avrebbero fatto il ruolo dei collaborazionisti. Esattamente quello che poi avrei fatto anch’io.

Parlammo un po’ di tutto, poi del film, però adesso non mi ricordo, dopo tanti anni, i dettagli della conversazione.

Dopo alcune settimane, mi dissero che sarei dovuto andare a Roma per girare il film. Più precisamente alla casa di produzione PEA.

Il film non fu girato a Roma, per la gran parte delle sue scene.

Sì, però alcune scene fondamentali, come ad esempio quella finale del ballo, sono state girate a Cinecittà.Anche la parte delle torture è stata girata tutta a Cinecittà.Poi in dei paesini vicino a Mantova e Bologna ed a Salò.

Tu sei stato tra quelli che hanno giocato contro il cast di Novecento di Bertolucci?

No. Io non andai alla partita. Seppi poi della presenza di Ancelotti. Allora sconosciuto. Ma già giocava nelle squadre giovanili di alto livello. Pasolini, quando lo scoprì, si “incazzò come una biscia” ( ride di gusto nda).

Infatti si dice che Pasolini sul calcio se la prendesse parecchio…

Sì assolutamente, lui si arrabbiò moltissimo. Soprattutto per la scorrettezza, quando venne a sapere che  Ancelotti era un professionista,si infuriò.

Ma sai come fece a scoprirlo?

Questo non lo so. Come ad essere sincero non ho assistito alla scena, mi hanno detto che si arrabbiò anche ferocemente con Bertolucci. Me lo raccontò Umberto Chessari, con il quale mantengo tuttora contatti.

Che ricordi hai del film?

In generale ho un bel ricordo, è stata una bella esperienza. Ho conosciuto delle persone con cui poi sono rimasto in contatto, ritrovate dopo tanti anni. Poi mi piaceva moltissimo quel mondo.

Quindi oltre ad Umberto sei rimasto in contatto con qualcun’altro?

A dire la verità inizialmente io non rimasi in contatto con nessuno. Poi un paio di anni fa mi chiamarono dei ragazzi che stavano cercando di realizzare un documentario sui film e la vita di Pasolini. E così andai a Roma e feci un’intervista con loro. Dopo un annetto o due, fui richiamato sempre da questi ragazzi, i quali mi dissero che  stavano cercando un produttore. Ma a tutt’oggi, ancora non sono riusciti a trovare i fondi per realizzare l’opera. Mi avevano richiamato perché avevano perso del materiale e quando sono andato a trovarli, ho riconosciuto Umberto ed Antiniska Nemour, anche loro chiamati da questi ragazzi. Da lì siamo rimasti sempre in contatto.

Nel film eravate, come attori, un gruppo di ragazzi più o meno coetanei per la maggior parte?

Eravamo tutti  ragazzi 17 o 18 anni, o giù di lì. Solo alcuni ragazzi, che facevano sempre parti da collaborazionisti, erano più grandi di qualche anno. Di quelli qualcuno aveva tra i 25 e i 28 anni.

Quindi, inizialmente,hai perso i contatti con tutti i ragazzi del film? Non li hai mantenuti ad esempio con Antiniska che era anche lei milanese come te?

No, persi tutti quanti di vista. Fino all’incontro con Umberto ed Antiniska di cui ti ho parlato.

Senti, ho chiesto anche a Umberto, nella sua recente intervista, se durante le riprese nacque qualche flirt tra voi giovani attori?

Sì lui ebbe un flirt con la ragazza tedesca, la Henke. Me lo ha raccontato lui recentemente, io a dire la verità non lo capii al tempo.

Posso chiederti un commento sui quattro attori più grandi. Quelli che facevano le parti delle eccellenze e le signore?

Bonacelli era già abbastanza famoso come attore. Dei quattro uomini era sicuramente lui il principale attore. Io lo rivivi anche a teatro anni dopo, dove faceva Il tartufo di Molière, lo andai a salutare e mi riconobbe. Gli altri attori maturi, signori e signore io non li conoscevo quando feci il film.

Ma di questi attori, signore e signori hai qualche ricordo particolare?

Mah a dire la verità non più di tanto, perché poi non avevamo un rapporto stretto. Mi ricordo bene che Pasolini, solitamente molto pacato, si alterava continuamente con Aldo Valletti, perché era costantemente al di sotto delle aspettative.

Ovviamente, con tutto il rispetto per lui, in molti concordano nel definirlo addirittura imbranato

Guarda era veramente molto imbranato. Potrei tranquillamente dire che lui era quello più imbranato di tutti. Non ho idea di come sia stato valutato, selezionato ed infine scelto.

Davvero con lui veramente non mi vergogno a dire che Pasolini si incazzava di brutto.

Umberto nella sua recente intervista mi ha detto che Cataldi amava fare degli scherzi?

Sì è vero era un continuo. Me lo ricordo anch’io molto bene questo particolare.

Posso chiederti un ricordo di Pasolini come regista e magari anche come persona?

Ne ho veramente un bel ricordo. Era una bravissima persona. Ascoltava molto. Un grande personaggio.

Hai qualche ricordo particolare di lui?

Dei ricordi particolari a dire il vero no. Non avevamo molto modo, al di là delle riprese, di stare insieme. Lui era sempre molto impegnato con il film. Poi quando finivano le riprese ognuno andava un po’ per i fatti suoi. Ricordo comunque che mi chiamava “il milanesino”.

Senti vista la particolarità di alcune scene, ti ricordi se ad esempio le ragazze hanno avuto delle difficoltà a girarle?

Ci sono state un paio di ragazze che hanno avuto qualche problema a girare alcune scene. Di nudo soprattutto.

Qualcuna si è anche messa a piangere. Sai devi capire comunque che non era facile. Ragazze giovani completamente nude, trattate in un certo modo.

Anche se ad essere sinceri la maggior parte delle ragazze, non ha avuto problemi a girare le scene.

Molti attori del film non hanno continuato questa carriera

No infatti, io ne vidi uno del quale non ricordo il nome, in un film con Celentano alcuni anni dopo, in cui faceva la parte di un cameriere.Ma come comparsa, senza dire battute. Credo che la maggior parte abbia proprio fatto altro.

Mi ricordo ad esempio che Pasolini utilizzò anche il suo autista per una scena, in cui gli serviva appunto un autista. Faceva il ruolo di quello che porta i signori alla villa quando stipulano il contratto.

La famosa scena degli escrementi, è assodato che fu girata in realtà con dei pezzi di cioccolata e canditi fatti artigianalmente

Mica c’erano solo cioccolato e canditi. C’erano anche nocciole, crema di cioccolato. Me lo ricordo ancora benissimo. Ne abbiamo mangiato tantissima era eccezionale.

Nessuno ebbe alcun problema a girare quella scena.

C’eri anche te quando gli attori furono fermati dai carabinieri?

Sì ero presente.Noi eravamo vestiti come soldati della Decima MAS. Con delle insegne considerate fasciste.

Praticamente durante le pause, abitualmente si usciva dalla Villa e si andava al bar, per prendere un caffè. Avevo notato che alcune persone ci guardavano in modo un poco strano. Un giorno arrivarono i carabinieri e ci dissero che se volevamo prendere il caffè, dovevamo mettere l’accappatoio sopra la divisa per coprirla.

C’era gente che non voleva vedere quelle divise, anche se sapeva che si trattava di finzione.

Credo che anche Pasolini sia rimasto imbarazzato da questa cosa, viste le sue convinzioni…

Sì ovviamente quelle divise ricordavano cose drammatiche. Noi lo abbiamo capito, quindi le volte successive mettemmo l’accappatoio, per andare a prendere il caffè.

Che mi dici della storia del furto della pellicola?

Io non ne so molto sinceramente, sapevo che l’avevano rubata ma poi non saprei dirti com’è andata esattamente la storia.

Sai che c’è chi crede sia stata tutta una finzione?

Non saprei proprio dirti, so che c’è anche chi ha ipotizzato che Pasolini fosse andato da Pelosi, perché quest’ultimo gli aveva detto che poteva recuperare la pellicola da alcuni soggetti, in cambio di denaro. E dunque l’appuntamento era lì all’idroscalo proprio per fare lo scambio.

Però non saprei qual è la verità, se la pellicola fu rubata, se fu una montatura, se fu veramente un trucco per attirare Pasolini.

Poi che lavoro hai fatto nella vita?

Ho fatto l’agente di commercio nel settore dentale. Una cosa assolutamente diversa dalla carriera nel cinema.

Sono in pensione da tre anni.

Ho continuato a fare del teatro amatoriale, ma non ho più continuato nel cinema. Anche perché in quel periodo ( del film) a Cinecittà, forse le cose non andavano molto bene . C’eravamo solo noi. In quel momento nessuno poteva cogliere l’occasione per aprirsi ulteriori contatti.

Teoricamente poteva chiamarti solo qualcuno che ti notava nel film, ed intendeva offrirti altri ruoli

Già ma non è andata così altrimenti avrei continuato.

Sei rimasto poi in contatto con il ragazzo con cui balli nella scena finale?

No, lui si chiama Claudio Troccoli, non so che fine abbia fatto. Ho provato a cercarlo sui social. Ma essendo passati tanti anni non sono sicuro di riconoscerlo.

Però sai poi tante persone che hanno partecipato al film, non vogliono parlarne.

Perché ?

Credo ci siano alcune persone che si vergognano di aver fatto quel film, e preferiscono essere dimenticate.

Si vergognano? Di aver partecipato all’ultimo film di Pier Paolo Pasolini?
Pasolini sempre osannato e criticato, ma i suoi film vengono comunque ricordati. Ed attualmente, per fortuna, c’è un certo riconoscimento del suo valore.

Sai è stato un film particolare, perché comunque i film di Pasolini erano tutti molto particolari.

Tra le altre cose Troccoli, era risaputo che al tempo fosse il fidanzato di Pasolini.

Si notava sul set che erano una coppia ? Si relazionavano in maniera più confidenziale?

No sul set si comportavano professionalmente. Non c’erano confidenze particolari. Poi ovviamente nella vita privata credo fosse tutta un’altra cosa.

Alcuni dicono Salò o le 120 giornate di Sodoma sia il testamento di Pier Paolo Pasolini.

Io non sono d’accordo. Pasolini non pensava di essere ammazzato. Salò apriva una trilogia. Anzi inizialmente Salò non avrebbe neanche dovuto farlo lui ma Pupi Avati.

Avanti non ne era particolarmente interessato, e lo fece leggere a Pasolini, che inizialmente non ne fu colpito ma poi lo rilesse e fece delle correzioni.

Credo che questo dispiaccia ancora ad Avati. Ho notato che non parla volentieri di questo film.

Anche io ho visto delle interviste ad Avati, su Salò. In fondo a lui non piaceva, non voleva farlo.

Posso chiederti come hai saputo della morte di Pasolini?

L’ho saputo dalla televisione. Sono rimasto veramente male del fatto che lo avessero ammazzato così. Poi non capivo esattamente i motivi.Però pensavo che avevamo fatto il film da poco, al modo cruento in cui era stato ucciso.

Mi dispiacque di non poter andare al funerale. Io allora ero comunque ancora un ragazzo, il funerale si svolgeva a Roma io vivevo a Milano. Ma se fossi stato più grande sarei andato volentieri.

Ora mi hai fatto venire in mente che sul set vennero a trovarlo sia Ninetto Davoli che Giancarlo Giannini. Avvenne a Mantova. Però poi parlarono principalmente con lui, non ebbero contatti diretti con noi, quindi non saprei dirti cosa si dissero.

C’è qualcosa che vorresti aggiungere a questa intervista?

Il mio più grande rimpianto è stato non aver potuto continuare a fare cinema.Quel lavoro lo amavo moltissimo, soprattutto a teatro, però non c’è stata la possibilità di continuare. Pazienza ho fatto altro nella vita.

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