Quanto sono digitalizzati gli italiani

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Quanto accaduto nell’ultimo anno e mezzo, segnato profondamente dall’emergenza sanitaria, ha mutato radicalmente la vita delle persone. L’Italia, ahinoi, è stato il primo paese occidentale a dover fare i conti con la potenza deflagrante del covid, facendosi trovare, come in seguito la maggior parte dei paesi europei, totalmente impreparata all’evento.

D’altro canto, una pandemia su scala globale era un’ipotesi che la maggior parte delle persone riteneva irrealizzabile. Ed invece si è palesata con una violenza inaudita, mandando in tilt il nostro sistema sanitario, già messo alle corde dai molteplici tagli avvenuti nel corso degli ultimi anni.

La pandemia ha messo in evidenza la fragilità dell’infrastruttura digitale italiana

La pandemia, però, ha messo in risalto quanto la nostra infrastruttura digitale non fosse ancora al passo coi tempi. Complice il rigido lockdown, moltissimi cittadini italiani hanno dovuto ricorrere al “lavoro agile”, diventato oggi noto con la terminologia anglosassone “smart working”. E gli intoppi, purtroppo, non sono stati pochi: difficoltà di connessione con la rete, portali in tilt per un aumento imprevisto del traffico sul web ed altri problemi che hanno reso il lavoro da casa decisamente poco agile.

Si è cercato di correre ai ripari, mettendo una pezza e drenando risorse per migliorare l’infrastruttura digitale. Qualche piccolo miglioramento, fortunatamente, c’è stato. Col passare delle settimane l’accesso alla rete è diventato indubbiamente più snello, ma il gap con gli altri grandi paesi industrializzati resta ancora piuttosto evidente.

Eppure, Internet è diventato ormai di vitale importanza nella quotidianità delle persone, sia per snellire le procedure burocratiche, come richiedere un documento all’anagrafe del comune di residenza, piuttosto che allietare le ore di svago e relax, guardando un film in streaming, ammirando le migliori escort a Torino piuttosto che tenersi informati su quanto avviene nel mondo.

È altrettanto inutile negare, tuttavia, come il processo di digitalizzazione viaggi a doppia velocità lungo lo Stivale. Ed i dati, in tal senso, inquadrano bene il fenomeno. Basti pensare che in Trentino Alto-Adige sono connesse l’85% delle famiglie, mentre in Calabria lo sono poco più del 65%. La differenza tra la zona settentrionale e quella meridionale del paese, quindi, resta piuttosto marcata.

Aumenta l’alfabetizzazione digitale degli italiani

Nel settentrione, però, sorprende notare come il Piemonte, uno dei cuori pulsanti dell’economia nazionale, abbia meno del 75% di cittadini digitalizzati. Secondo alcuni esperti, però, questo dato non è dovuto ad una carenza infrastrutturale, ma alla ritrosia di certe persone, specialmente quelle più anziane, nel rapportarsi con la tecnologia.

La digitalizzazione del paese, per quanto ovvio, è assai diversa non solo per area geografica, ma soprattutto per fasce d’età. La percentuale più alta si registra tra i 25 e 44 anni, con un 90% di alfabetizzazione piuttosto significativo. Un dato che non deve affatto stupire, se si considera come buona parte di queste persone sia cresciuta utilizzando pc, tablet e smartphone e si rapporta con la tecnologia sin dalla più tenera età.

A far registrare il balzo più significativo, tuttavia, è la fascia d’età dai 45 ai 64 anni, rappresentato, in buona parte, da soggetti che hanno iniziato a prendere dimestichezza con la tecnologia in età adulta: il 75% di essi, oggi, ha un buon grado di alfabetizzazione digitale, ma solo un decennio questa percentuale era pari ad un misero 45%. Cresce anche il numero di “over 65” digitalizzati, che non raggiunge, però, il 30% della massa complessiva.

Di estremo interesse, infine, analizzare il dato in base al grado d’istruzione. Quasi il 95% dei laureati si dichiara “digitalizzato” e sfrutta la tecnologia frequentemente nella propria quotidianità, la percentuale scende all’85% tra i diplomati e si attesta attorno al 70% per chi ha conseguito la licenza media inferiore.

 

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