Politica e governo: Senofonte, De Gasperi e il 25 Settembre

Politica e governo: Senofonte, De Gasperi e il 25 Settembre.
Sull’importanza del fare politica e del governare non si dibatte solo ai nostri giorni, anzi questo “sport” è antico quanto il mondo civilizzato.

La democrazia

Ecco perchè non ci sembra inutile spigolare nel dibattito passato per trovare tracce utili alla comprensione dell’oggi, elezioni e futuro governo compresi.

Una delle prime questioni è sempre stata quella che contrappone il metodo della scelta dei governanti.

Si tratta dunque di contrapporre al criterio «alto» di scegliere «i migliori» come garanzia di buon governo, il valore di prevenzione del criterio ‘basso’ usato nella democrazia ateniese con l’aleatorietà e il continuo ricambio degli incarichi per le posizioni di comando. Potremmo semplificare: un forte macro-potere (uomo solo al comando) o tanti micro – poteri che si rigenerano democraticamente?

Un altro e fondamentale problema: il governare è un’arte, frutto della prevalente acquisizione di metodo e competenza specifica oppure anche qualcosa di superiore e diverso? In pratica: prevalenza della tecnocrazia o ancoraggio ad una politica che abbia un’anima?

Ad esempio, per lo storico greco Senofonte “Il comandare agli uomini, purché se ne riconosca l’arte, non è cosa né impossibile né difficile”.

Visione diversa e complementare è quella più volte affermata da De Gasperi.

Nella relazione politica al Congresso nazionale della DC del novembre 1952 lo statista trentino dice: “La forza è prima interiore e poi esteriore e strumentale”.
Solo pochi anni prima, 1950, De Gasperi era stato ancor più netto: “L’umanesimo presuntuoso e insieme superficiale che ben conosciamo è fallito o, meglio, sopravvive in una meccanica politica che non si preoccupa di distinguere tra ciò che ha un’anima e ciò che non ce l’ha e non sa riconoscere dove c’è ancora vitalità”.

Quindi la politica e la sua missione specifica del governare non può essere solo un’arte, una meccanica o un mestiere, ma possiede un’etica e una fisionomia “spirituale”.

Nel testamento spirituale che Pietro Scoppola, uno dei più grandi studiosi del mondo cattolico, ci ha lasciato, troviamo il vero baricentro che stiamo cercando:

“La politica mi ha appassionato, non strumentalmente come mezzo per un fine diverso, ma come disegno per il futuro, come valutazione razionale del possibile, e come sofferenza per l’impossibile, come chiamata ideale dei cittadini a nuovi traguardi”.

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