Il PD fa di Firenze la città delle cose ridicole

Pd

Quando scrisse «Le città invisibili», stilando un immaginifico elenco di città tanto improbabili quanto bizzarre, Italo Calvino non avrebbe mai pensato di poter essere superato, in fantasia, dal PD. Il quale, oltre ad amministrare malamente il Comune, nutre evidentemente la sciagurata ambizione di fare di Firenze anche “la città delle cose ridicole”.

Cito, ad esempio, due episodi. Il primo è l’inaugurazione da parte del Quartiere 5 di una panchina coi colori dell’arcobaleno (in omaggio, pare, alle teorie Lgtb), destinata a sensibilizzare l’opinione pubblica! Ora, sfugge il nesso. Per cui, trattenendosi dal ridere, viene spontaneo chiedersi: ma che c’entra la panchina con la lotta alle discriminazioni? E da quando in qua si inaugurano le panchine (peraltro ambite più dai pensionati che dai cavalieri dell’Ideale)?

Capisco la crisi, epperò passare dai ponti o gallerie o metropolitane alle panchine, anzi ad una singola panchina, lascia alquanto perplessi… Ma vuoi mettere il piacere di tagliare il nastro, stando comodamente seduto su di una panchina multicolore? In fondo, il narcisismo politico si nutre di queste piccole vanitose voluttà.

Il PD fiorentino e i quattrini con Mussolini

Il secondo episodio (che vede il ridicolo congiungersi alla retorica) è la decisione della Giunta comunale di innalzare le multe -da 250 a 400 euro- per chi espone o vende souvenir o gadget che richiamino in qualche modo l’ideologia o l’era fascista. Perché, come ha detto l’Assessore Gianassi «non bisogna abbassare la guardia contro l’apologia di fascismo».

Preoccupazione legittima, e tuttavia eccessiva. Visto che l’apologia di fascismo, nel nostro Paese, è comunque severamente vietata dalle leggi esistenti. Ma qui, in realtà, l’antifascismo (seppur muscolarmente esibito) si riduce ad un espediente per far cassa.

E difatti, più che ad applicare i divieti imposti dalle leggi dello Stato, l’Assessore punta ad aumentare le multe per portare più soldi alle disastrate casse comunali. Facendo magari passare il vigile che multerà l’ambulante, beccato a vendere qualche accendino col faccione di Mussolini, per un valoroso partigiano antifascista.

E qui sta il punto. Entrambi i suddetti episodi ci dicono infatti come il PD ami agitare le bandiere dei diritti e degli antichi ideali al duplice fine: di ammantare di buonismo il proprio esercizio del potere, specie quando esso assume forme stravaganti; e di sentirsi, in ogni caso ed in ogni circostanza, dalla parte dei buoni.

Una volta, quando erano dichiaratamente comunisti, affermavano orgogliosamente di essere dalla parte della Storia; oggi, che non sono più niente, si accontentano di sentirsi dalla parte del Bene.

A conferma che non è più questione di coscienza di classe bensì di cattiva coscienza.

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