Matteo Renzi, il canto del cigno di un leader alla frutta
C’è stato un tempo in cui Matteo Renzi si presentava come il rottamatore della vecchia politica, l’artefice del Jobs Act, l’uomo del 40% alle Europee, il leader destinato a guidare una rivoluzione liberale in Italia. Oggi, invece, ci ritroviamo di fronte a una figura sempre più patetica, ridotta a monologhi stanchi e prevedibili, come quello inscenato ieri in Senato contro il governo Meloni.
Il discorso è parso più un tentativo disperato di riconquistare centralità che un’analisi lucida della situazione politica. Si potrebbe anche averne pena, se non si trattasse di Matteo Renzi, un uomo che vive rimestando le carte della politica semplicemente per garantire il proprio futuro. Il problema è che ormai quelle carte non interessano più a nessuno
È quasi grottesco vedere colui che doveva essere il paladino del merito, dell’innovazione, del lavoro e dell’impresa, pronto oggi ad ammiccare alla sinistra di Elly Schlein e Giuseppe Conte: gli stessi che vogliono abrogare il Jobs Act, riesumare il reddito di cittadinanza e affossare quel poco di liberale che è rimasto nel Paese. E la cosa più tragicamente patetica è che nemmeno loro lo vogliono. Lo evitano, lo tengono a distanza, perché sanno che il loro elettorato scansa Renzi come la peste.
I sondaggi, del resto, sono impietosi: Italia Viva è costantemente sotto la soglia di sbarramento. Il Parlamento, per lui, rischia di diventare un ricordo. Un sogno di rivalsa che molti nel Partito Democratico, da cui se ne andò sbattendo la porta, osservano ora con malcelata soddisfazione
Potrebbe, forse, tentare di rifondare un grande centro. Ma anche lì, la porta è sbarrata: Calenda lo evita con cura, memore delle scottature passate.
Le sue recenti uscite gli hanno alienato perfino le simpatie residue in qualche forzista ardito che lo avrebbe potuto considerare come una risorsa in tempi di vacche magre
Ma così è: la parabola di Matteo Renzi, da enfant prodige della politica a comparsa malinconica in cerca di palco, è ormai agli ultimi atti. Il sipario non è ancora calato, ma la platea ha già iniziato a uscire dalla sala.
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