Mattarella rinvia Draghi alle Camere, mentre si riavvia tutto il repertorio dello Spread e della Responsabilità

Il carrozzone mediatico buono per tutte le stagioni di crisi ripete stancamente se stesso

Draghi ha presentato le dimissioni dopo lo strappo del M5s, che non ha votato al Senato la fiducia sul decreto Aiuti.

Il gesto coerente ed apprezzabile del Premier ha trovato il niet di Mattarella.

Il Capo dello Stato le ha respinte e ha rinviato il premier alla Camere per “effettuare, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata”.

Tutto tempo perso

Il copione è chiaro e già scritto, dopo il 2011 e la crisi Berlusconi, con la salita di Monti, ormai ad ogni crisi gli eventi si susseguono stancamente e banalmente.

L’Europa guarda all’Italia “con preoccupato stupore“, dice Gentiloni. “Totale incredulità per gli sviluppi politici” dal presidente di Confindustria Bonomi.

Lo spauracchio dello Spread inizia a salire (in realtà neppure con il taumaturgico Draghi è mai sceso) così come a scendere il rating dell’Italia.

Tutte alchimie da alta finanza, dove i potentati economici sono l’unica voce in capitolo.

Draghi non si tocca

Seguirà l’appello accorato alla Responsabilità, con forte disquisizioni su come non sia il momento di votare.

Tra crisi Covid ancora in atto, siccità, carenza energetica, cambiamenti climatici e moria delle vacche, a ben guardare non è mai il momento.

Punto, punto e virgola e due punti. Sia mai che si dica che siamo di paese e siamo tirati.

Abbundantis abbundantium direbbe Totò, e da ridere ci sarebbe ben donde.

Ma purtroppo invece da questi minuetti dipendono il nostro futuro è quello delle nostre tasche, l’Europa è in agguato e tirerà i cordoni della borsa del Recovery Fund minacciando di farci rientrare. Agitando spauracchi di transizioni green che si tradurranno sempre più in dissesto economico e limitazioni della nostra libertà.

Un preludio a ciò che accadrà l’anno prossimo, quando presumibilmente il centrodestra avrà una risicata (nei parlamentari, non nei numeri) vittoria, ma tutti si coalizzeranno per disinnescare tale primato.

Perché ormai un governo che faccia l’interesse dei propri concittadini non può più esistere, nemmeno essere concepito. E quindi largo a crisi più o meno pilotate e governi di salvezza ed unità nazionale.

Uniti nel carrozzone verso l’abisso. Avanti miei Prodi.

 

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