Lo scandalo che non c’è

La nostra Costituzione in toto si presta a molte interpretazioni

Scandalo

È risaputo: il segreto di Pulcinella, né un segreto né uno scandalo.

Il ruolo di capo del Governo in Italia è un ruolo estremamente complesso.

Per certi versi si un ruolo disgraziato.

Sarà il bicameralismo perfetto, paritario, che non aiuta.

Ma sicuramente l’instabilità dei governi in Italia non è una cosa di oggi, la Repubblica da sempre è nata con governi deboli. E forse ancora prima.

In buona parte perché le leggi elettorali non hanno mai consentito di avere una vera maggioranza a chi vinceva le elezioni.

Salvo nel periodo che va dal 1994 al 2005, undici anni, non certo esenti da ribaltoni, ma sicuramente ribaltoni in seno a maggioranze definite.

Un Presidente troppo debole

Quindi la figura del Presidente della Repubblica, non ce lo nascondiamo, governa da anni.

Eh sì, perché, sicuramente sarà stata la volontà politica di una classe parlamentare proveniente dalla dittatura fascista, quella di indebolire l’esecutivo rispetto all’assemblea.

Ma questo poteva mandare avanti la baracca quando c’era una guerra fredda, che imponeva al paese di serrare i ranghi e rimanere allineato all’alleato americano, con stabili governi anticomunisti, o almeno alternativi al comunismo.

Questo fu anche il più grave motivo di usura per quella repubblica che impediva ad un partito, che rappresentava un terzo degli italiani nei fatti, di poter entrare al governo.

Non di partecipare all’amministrazione, perché la lungimiranza della classe politica di allora questo in parte lo permise. Ma non si poteva pensare una partecipazione diretta dei comunisti al Governo. Comunisti che erano ancora partito satellite di Mosca (magari non particolarmente affidabili per i sovietici, ma comunque legati) e dunque di avere accesso ai segreti militari della NATO o ai piani di sicurezza per la difesa del paese.

In un certo senso la guerra fredda ha tenuto in piedi l’inadeguato impianto di una costituzione nata vecchia.

Perché troppo timorosa della restaurazione del fascismo, per dare slancio alla nuova repubblica.

Guardava troppo il passato invece che rivolgere lo sguardo al futuro.

Ma anche i partiti erano molto più solidi

Prima c’era una classe politica preparata, con i partiti estremamente strutturati.
Ora siamo all’improvvisazione più totale. Un quotidiano Circo degli orrori che rivela solo la fragilità dell’impianto.

Dunque non meravigliamoci, se il capo dello Stato influenza il governo.

In fondo lo hanno fatto tutti i Capi dello stato perché è la costituzione stessa a consentirglielo.

Può rimandare leggi alle Camere, e se lo facesse con una certa costanza metterebbe in difficoltà qualunque esecutivo di oggi.

È legittimato a non dare l’incarico di formare il nuovo governo, e i parlamentari sono sicuramente più propensi a cambiare persona che a tornare al voto.

Può rifiutarsi di nominare un ministro, come è già anche avvenuto.

Il suo potere di sciogliere le Camere, o anche solo una di esse, ha un forte potere di discrezionalità.

Esercitata quando la Costituzione aveva addirittura previsto la durata differenziata per le camere. Un vero suicidio nel bicameralismo perfetto, che fu inizialmente risolta sciogliendo il Senato insieme alla camera nonostante vi fosse la maggioranza.

Non ha forse esercitato un’importante discrezionalità Mattarella, quando non ha voluto dare un mandato esplorativo a chi, comunque, aveva ottenuto il maggior numero di voti alle elezioni? Oppure quando non accettò la nomina di
Paolo Savona?

Ebbe, addirittura, maggiore influenza Scalfaro, nonostante una chiara maggioranza, quando arrivò a ribaltare, tramite manovre di palazzo, un chiaro voto popolare.

Allora non ci stupiamo. Non c’è scandalo.

E non parliamo di violazioni della Costituzione.

In Italia nessuno si scandalizza se si usano gli idranti contro manifestanti pacifici.

Se non abbiamo da dieci anni un governo scelto dai cittadini, mi sembra ridicolo appellarsi ad un’interpretazione restrittiva di una carta costituzionale che a tratti si presenta come ambigua.

Sia Draghi oppure sia un altro, il prossimo Capo dello Stato dirà la sua, su qualunque governo e su qualunque voto popolare.

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