La Toscana che tutti ci invidiano

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Stia (AR) – Che belle le vacanze nelle località italiane! Questo anno mi sono regalato un po’ di Trentino, tipo il Ciampediè a Vigo di Fassa, un po’ di Elba con le sue spiagge deliziose, un po’ di Montalcino. Ma soprattutto mi sono regalato il Casentino, un territorio pieno di natura confinante con l’Emilia Romagna.

Un po’ Dante, un po’ il medioevo ed il romanico diffuso. Un po’ i castelli e le passeggiate tra Camaldoli e La Verna, mi sono di nuovo ritrovato nel paese di Stia. Ultimo punto d’incontro per i toscani sotto le foci dell’Arno con la vicina Emilia Forlivese.

Una Madonna con Bambino dei Andrea della Robbia ci aspetta nel transetto di sinistra dell’antica Pieve Romanica di Stia. Un caffè bevuto in Piazza Tanucci nel bar “il Ciclone”, una passeggiata nel parco de “La Rana”. E subito ti rendi conto che la felicità del turismo non è solamente il grande viaggio in aereo, ma è soprattutto la vicinanza di luoghi nei quali i tuoi antenati hanno lasciato una traccia. E che traccia. Qui in Toscana è tutto così. Bello.

La Toscana è semplicemente bella: c’è da sempre!

Quasi come se nel momento della creazione, Dio abbia deciso di metterci tutto, ma proprio tutto. C’è perfino il vino buono sotto il paese confinante Pratovecchio. E pensare che questa terra per noi toscani in fin dei conti non era nemmeno una terra meritevole di chissà quali attenzioni. Una pista ciclabile realizzata lungo l’Arno ti porta ad Arezzo ed anche più in là. Se vai al Passo della Calla, trovi un piccolo impianto di risalita per sciare ai “Fangacci”. E trovi i colori della montagna perché il passo è a 1296 metri sul livello del mare, ed i Fangacci e la pista sono a di più.

Il Re Vittorio Emanuele III venne a visitare il produttivo lanificio di Stia onorando questa terra del suo passaggio. Pure il nonno del prof. Sartori, il politologo, vi ha vissuto, ed ha una via dedicata: “Via Giovanni Sartori”, ed il professore da ragazzo con il nonno stava sempre da queste parti. Per dire che questa terra ha avuto il passaggio di monarchici e democratici. Il Casino di Caccia del Granduca Leopoldo dopo la Calla ne è a testimonianza.

Il Museo della Lana a Stia

Un posto unico, tanto che il “Museo della Lana”, nella nostra regione, è a Stia, nel vecchio lanificio, nei locali e stabili di proprietà della Fondazione Luigi e Simonetta Lombard.

In questi spazi l’Associazione Biennale d’Arte Fabbrile guidata dalla sig.ra Maria Gemma Bendoni ha inaugurato un museo di opere in ferro battuto proprio nei giorni in cui ero qui, il 2 settembre per la precisione. Da vedere, entrambi!

Una realtà nata nel settembre 1976, biennale, ispirata alla lavorazione del ferro battuto. Che ha dato origine perfino ad una scuola per imparare a lavorare il ferro. Unica in tutta la Toscana, e forse pure in Italia.

Che bella la Toscana e che bella Stia! Con il suo Palagio Fiorentino, la sua piccola pinacoteca di autori toscani contemporanei, con l’acqua naturale utilizzata e sfruttata da Pierre Cardin nei suoi ristoranti a marchio “Chez Maxime”. Che dire, qui anche l’acqua che sgorga dalla terra è un successo!

Il Santuario della Madonna delle Grazie

A tre chilometri da Stia c’è un santuario, lungo la strada per Londa. È il santuario di Santa Maria delle Grazie, edificato sul sasso di apparizione della Madonna, sul territorio di una fattoria che nel ‘400 era di proprietà dell’Ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze. Un posto nel quale trovate: due Robbiane enormi e dai colori stupefacenti, i residui di un affresco di scuola del maestro Ghirlandaio, ed altri quadri coevi. Fu rubata una Madonna con Bambino di Filippo Lippi. Così, diciamo a corredo. Vicino a Vallucciole, luogo dell’eccidio nazista. Questo sì ben presente nei ricordi dei paesani più anziani e dei Toscani che hanno vissuto la terra di confine durante la seconda Guerra Mondiale.

Non vi parlo di tortelli di patate o di arrosti di cacciagione, so che questo non vale la pena per giudicare un territorio, ma che è un ragionevole motivo per visitarlo. Per fare una bella mangiata in compagnia. Io in effetti ci vengo per questo, ma poi mi sono accorto del resto che era di fronte ai miei occhi.

Non vi parlo di Romena e del suo Castello, neanche di Porciano, né della vicina Poppi e del suo campo di golf. Vi parlo di Stia. Una realtà, non una idea, per una qualità di vita di primo livello, di un turismo che noi toscani tocchiamo con mano e che in un paesino di tremila anime, unito ad un altro paesino di altre tremila anime, il vicino Pratovecchio, ha creato e reso unico un territorio già baciato dalla natura, con le sue foreste protette dalla Unione Europea.

Un viaggio che non deve durare un solo giorno, ma che deve essere una vera esperienza di vita.

Ho detto tutto. Viva la provincia Toscana, viva Stia!

 

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