La Radio non è stata ammazzata dal lockdown. E’ il nuovo anti-virale

RADIO

Radio – L’assunto non è, in partenza, illogico. L’idea che l’ascolto della radio fosse legato a doppio filo agli spostamenti in macchina finora ha rappresentato una considerazione non contrastabile. Il corollario a questo punto sarebbe l’immagine di una radio colpita a morte dal lockdown.

Niente di più falso. La radio resiste all’emergenza coronavirus. E lo fa in una maniera tutto sommato inattesa, in positivo, stando ai dati della ricerca curata dall’istituto GfK “L’ascolto della Radio ai tempi del Covid-19”, commissionata da Ter-Tavolo Editori Radio. L’audience persa è infatti solo del 17%, dato peraltro pressoché compensato dall’aumento del tempo medio di ascolto cresciuto dell’11% (sull’ascolto degli ultimi 7 giorni).

La curva di ascolto della radio si è spostata

Non era scontato visto l’impatto del “tutti a casa” che ha determinando effetti non trascurabili sulla mobilità (il 67% della popolazione utilizza meno l’auto) e sui percorsi verso il lavoro (il 30% non va più al lavoro fuori casa), costringendo tra le mura domestiche gran parte della popolazione. E invece ciò che restituisce la ricerca Gfk è non solo una buona notizia per gli editori, ma anche lo specchio di una trasformazione evolutiva del mezzo radio, con la curva di ascolto che si è spostata: dal drive time alla spalmatura su tutto l’arco della giornata.

«Alla riduzione netta dell’ascolto tramite autoradio – spiega Giorgio Licastro di GfK – corrisponde un aumento dell’ascolto attraverso tutti gli altri device». La verità è che la cara vecchia radio quindi – mezzo da 34,8 milioni di ascoltatori medi nel 2019 (+0,4%) e con ancora margini di miglioramento sul versante pubblicitario dal momento che i 439 milioni di euro di raccolta nel 2019 sono stati pari al 5% del totale mercato adv – ha cambiato pelle.

La riscoperta da parte dei giovani

Non c’è solo l’Fm affiancato ora da apparecchi Dab+. Per l’ascolto della radio adesso ci sono «Tv, lo smartphone e il pc con riscoperta da parte delle fasce giovanili. Crescono pure tablet e smart speaker, i quali, pur partendo da basi contenute nel periodo pre-crisi, vedono tassi di incremento analoghi a quelli degli altri device». Risultato: prima del lockdown il 54% degli ascoltatori usava l’autoradio; il 39,1% gli apparecchi radio; il 25% gli smartphone; il 19% la Tv; il 10,6% i Pc e così via. Con lo scoppio dell’emergenza coronavirus il 28,1% degli ascoltatori lo ha fatto tramite autoradio; il 43,3% attraverso apparecchi radio; il 27,6% con smartphone; il 26,4% con Tv; il 12,5% con Pc.

Alla fine secondo la ricerca l’81,1% di chi ascoltava prima del lockdown continua ad ascoltare. E c’è anche un 2,4% di nuovi ascoltatori. Tra gli aficionados c’è un 28,3% che dice di ascoltare di meno, ma a fronte di un 33,5% che dice di farlo anche di più. La casa (71%) è ovviamente il luogo privilegiato. E se alla radio non si rinuncia è anche per la credibilità dell’informazione, ritenuta accurata e tempestiva.

Andrea Biondi per www.ilsole24ore.com

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