Israele è sotto attacco

Hamas

Israele è sotto attacco

Da ieri mattina un lancio incessante di missili ha aperto l’operazione terroristica denominata Al Aqsa Flood (Alluvione Al Aqsa) ad opera di Hamas.

L’ATTACCO DI HAMAS

Il capo dell’ala militare dell’organizzazione ha orgogliosamente rivendicato il sanguinoso attacco ricorrendo alla solita propaganda antiebraica e antisemita che niente ha a che vedere con la realtà ma è funzionale alla narrazione falsa e ipocrita dei palestinesi, cui tuttavia qualcuno, ancora oggi, nonostante l’attacco, crede.
Dalla mattina di ieri, dalla Striscia di Gaza è partita una gragnuola di missili che ha colpito varie città israeliane compresa anche Tel Aviv, seminando morte e distruzione.

TROPPI RAZZI PER IRON DOME

Iron Dome, il sistema di intercettazione antimissilistico israeliano che tante volte ha evitato conseguenze devastanti per lo Stato Ebraico, stavolta ha funzionato solo in parte. Anche per il numero ingente di proiettili scagliato dai terroristi ( Si parla, infatti, di circa 5000 razzi).
Ma purtroppo la guerra non è arrivata solo dal cielo.

Dalla Striscia unità militari di Hamas sono penetrate in territorio israeliano uccidenti cittadini inermi e militari rapendo persone fra cui anche bambini.

NON E’ TERRORISMO. E’ GUERRA

Si tratta di un operazione su vasta scala senza precedenti che vede Israele vittima di un attacco vigliacco ma poderoso, dietro il quale non vi sono solo gli esponenti di Hamas, ma, come essi stessi ammettono, è coinvolto l’Iran.
A maggior riprova di ciò, stamattina lanci di artiglieria son provenuti dal Libano degli Hezbollah da lungo tempo organici al regime degli Ayatollah.

Insomma, siamo bel oltre il terrorismo. Siamo di fronte a un vero e proprio atto di guerra caratterizzata da bombardamenti e invasione di territorio.

Un’aggressione che necessita di una risposta forte e decisa da parte di Israele.

LA RISPOSTA DI ISRAELE

Una guerra lunga e complessa che da parte israeliana – secondo quanto dichiarato dal premier israeliano Benjamiin Netanyhau – non si limiterà a un’operazione di rappresaglia ma che avrà come scopo la giusta e legittima vendetta contro Hamas.

La risposta di israeliana è già iniziata, con bombardamenti dell’aviazione militare a caccia di miliziani e postazioni militari terroristiche con un massiccio bombardamento delle infrastrutture di Hamas.

La speranza è che la risposta di Israele possa divenire definitiva e risolutiva e che il terrorismo sia finalmente sradicato.
Una guerra, peraltro, che colpisce anche simbolicamente, in quanto ricorre nel 50esimo anniversario della guerra del Kippur, quando Israele fu accerchiata e attaccata dalle forze arabe nel 1973.

COSA NON HA FUNZIONATO NELLA PREVENZIONE?

Oggi come allora, qualcosa non ha funzionato nei meccanismi di prevenzione e di intelligence. Possibile che un’operazione come questa, pianificata nel dettaglio da molto tempo, non potesse essere sventata e prevenuta? Non si sa. Non è tempo questo per le analisi sulla sicurezza interna, sebbene e il rischio che, nel periodo di scontro frontale interno sulla riforma della giustizia, forse si siano perse di vista le priorità, è concreto e realistico.

GOVERNO DI UNITA’ NAZIONALE

Ma oggi quelle divisioni sembrano un lontano ricordo, se è vero che Ganz ha offerto il proprio supporto per un governo di unità nazionale a difesa di Israele e Netanyhau ha accettato. Si profila dunque un Governo unitario con il precipuo scopo di affrontare questa terribile guerra che Hamas ha scatenato su presupposti falsi, violenti e ideologici.
Perchè Israele è così. Quando il pericolo si fa concreto, la comunità si unisce, compatta come un sol uomo a difendere la Patria, a difendere Heretz Israel. E’ il pregio di questa straordinaria Nazione che ha dovuto necessariamente farne una risorsa innanzi ai tentativi di annientarla e distruggerla.

COMPLICAZIONI GEOPOLITICHE

Purtroppo, però, il quadro è complesso e, come ha detto il premier israeliano, nulla sarà semplice. Il coinvolgimento dell’Iran in questo attacco sposta la risposta sul piano non solo militare ma anche su quello geopolitico. E, come noto, al di là delle dichiarazioni di circostanza, è lecito domandarsi se e fino a che punto l’Occidente supporterà Israele nella lotta per la propria sopravvivenza.

Fra l’altro, si tratta di un momento storico in cui lo Stato Ebraico sta lavorando incessantemente a una distensione importante con gli stati arabi, a partire dall’Arabia Saudita, e questo attacco frena indubbiamente il processo di pacificazione del Medio Oriente.

I COLPEVOLI SONO I PALESTINESI. PUNTO.

L’area torna ad essere una polveriera e qualcuno è già pronto a incolpare Israele.
Invece, è bene chiarire subito chi sono i responsabili, fare nomi e cognomi.
E’ bene ribadirlo con forza, poiché già da svariati commentatori – sedicenti esperti – sono giunti appelli alla de-escalation e alla pace. Appelli pelosi curiosamente rivolti all’aggredito affinché si moderi nella risposta.

APPELLI A UNA PACE FINTA E L’ETERNA COLPA DI ISRAELE

Insomma, ci risiamo. Il solito background culturale che si fonda sulla capziosa e maliziosa confusione fra aggredito e aggressore e che va a danno, tanto per cambiare, di Israele.

Infatti, pur nel riconoscimento del diritto di difesa per Israele, si parla già di timore che quest’ultimo esondi nella propria risposta armata. Come se la violenza presente e futura fosse responsabilità dell’aggredito. Un pacifismo che nemmeno troppo velatamente, strizza l’occhio al terrorismo e diventa un inaccettabile assist ideologico per l’aggressore.

MISTIFICAZIONI CHE VANNO SRADICATE

Mistificazioni che vanno stoppate sul nascere sia dal punto di vista politico che da quello dell’opinione pubblica.
Non possiamo accettare che si pongano limiti al diritto di autodifesa di un paese sovrano invaso e bombardato da terroristi e stati canaglia.

BENE IL GOVERNO. APPOGGIO A ISRAELE CONCRETO, SENZA SE E SENZA MA

Bene dunque la risposta del Governo Italiano, che ha manifestato immediatamente vicinanza e solidarietà a Israele (simbolicamente la bandiera con la Stella di David era proiettata sulla facciata di Palazzo Chigi), che si deve tradurre in un appoggio concreto.

Non è il momento di tergiversare, né di essere morbidi. Il terrorismo va sradicato senza se e senza ma, perché Israele siamo tutti noi.

E, oggi, domani e in futuro, tutti noi siamo Israele.

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