Israele combatte per noi: svegliamoci prima che sia troppo tardi

Israele combatte per noi: svegliamoci prima che sia troppo tardi

La guerra è sempre un orrore, ma ignorarla può costare molto di più

La guerra è una tragedia per sua stessa natura. È l’orrore dell’omicidio portato su scala di massa. Non esistono guerre giuste o pulite: tutte sono aberrazioni. Ma proprio per questo, è fondamentale saper riconoscere la realtà per quella che è. Quando si parla di “aggressore” e “aggredito”, spesso si dimentica che, in certe circostanze, agire per prevenire una catastrofe è l’unica opzione possibile.

L’Iran e la minaccia nucleare: Israele non ha scelta

Israele, nel contrastare l’Iran e il suo programma nucleare, non agisce per espansione o per sete di potere. Agisce per sopravvivenza. Impedire che una potenza teocratica ottenga l’arma atomica è un atto di responsabilità — non solo verso il proprio popolo, ma verso tutto l’Occidente.

Chi difende la pace dovrebbe chiedersi: saremmo più al sicuro se un regime che finanzia Hezbollah, Hamas e gli Houthi avesse accesso a un arsenale nucleare? L’Iran non ha mai fatto mistero di utilizzare la minaccia come strumento geopolitico, sostenendo gruppi terroristici che destabilizzano la regione.

Israele come scudo dell’Occidente

Molti, in nome di una visione pacifista, accusano Israele di essere uno Stato coloniale o persino criminale. Ma dimenticano un fatto essenziale: Israele è l’unica democrazia funzionante del Medio Oriente. Se dovesse cadere, non ci sarebbe più alcun argine alla pressione fondamentalista. E quel fronte, in meno di un decennio, arriverebbe fino in Europa.

Quando cadde Costantinopoli, il fronte si spostò nei Balcani e poi fino a Vienna. Oggi Israele è il nostro scudo avanzato. Accusarlo e indebolirlo significa esporsi — noi, europei — al rischio diretto di una futura aggressione.

Il vero cambiamento deve nascere dentro l’Iran

Non si auspica l’uso della forza per rovesciare il regime iraniano. Al contrario, serve una risposta interna, una resistenza civile e nazionale che vada oltre l’opposizione filo-occidentale. La caduta dei regimi totalitari non avviene per moralismi esterni, ma per collassi interni: è successo con il fascismo italiano, con l’Impero zarista, con l’Unione Sovietica.

È quindi necessario che in Iran emerga una leadership alternativa — laica, nazionale, capace di costruire una transizione verso un nuovo Stato che possa dialogare con l’Occidente e abbandonare la logica del terrore armato.

Un Iran stabile è essenziale per l’equilibrio del Medio Oriente

L’Iran non è un paese marginale. È l’erede di un impero millenario, e conserva, anche nelle sue élite laiche, una visione imperiale e di influenza regionale. Il suo crollo provocherebbe un vuoto geopolitico immenso, che potrebbe tradursi in uno scontro diretto tra le due grandi potenze sunnite: l’Arabia Saudita — ricca ma priva di tradizione imperiale — e la Turchia di Erdoğan, sempre più incline a una politica neo-ottomana.

Il rischio di un conflitto aperto tra queste due potenze, entrambe cruciali per l’Occidente (una come alleata economica e religiosa, l’altra come secondo esercito della NATO), è reale. Per questo è fondamentale una transizione ordinata in Iran, magari anche attraverso una fase militare provvisoria, come avvenne in Egitto dopo il periodo dei Fratelli Musulmani.

Conclusione: chi difende Israele difende anche se stesso

Oggi Israele difende non solo la propria sopravvivenza, ma anche quella dell’intero Occidente. E lo fa al prezzo altissimo dei propri figli. Chi oggi accusa Israele dovrebbe fermarsi a riflettere: quel paese combatte, anche, per evitare che domani i droni sorvolino le nostre città.

Israele non è perfetta. Nessuno lo è. Ma la sua caduta significherebbe l’inizio del disfacimento dell’ordine democratico in tutta l’area — e noi saremmo i prossimi. Difendere Israele oggi, significa difendere noi stessi domani.

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