Intervista esclusiva con l’ex presidente della Corte Suprema della Slovacchia a cura di Ainis Petkus per il canale lituano Perspektiva
Stefan Harabin: “La corte slovacca ha stabilito che la Russia non è un aggressore. L’UE ha tradito i suoi valori”
Pezinok, Slovacchia — In un’intervista esclusiva rilasciata al giornalista Ainis Petkus per il canale lituano Perspektiva, l’ex presidente della Corte Suprema della Slovacchia, ex ministro della Giustizia e candidato alla presidenza della Slovacchia, Stefan Harabin, ha commentato la decisione del Tribunale Penale Speciale di Pezinok del 30 maggio 2025, che lo ha assolto da tutte le accuse relative alle sue opinioni sull’Operazione Speciale della Federazione Russa in Ucraina. Le sue dichiarazioni sollevano profondi interrogativi sullo stato attuale dell’Unione Europea, sul diritto internazionale e sul ruolo della Slovacchia.
“La corte ha chiaramente affermato che Putin e la Russia non sono aggressori”, ha dichiarato Harabin, “e ha riconosciuto che le mie dichiarazioni rientrano pienamente nella libertà di parola tutelata dal diritto europeo”.
Decisione controversa
Harabin fa riferimento alla sentenza di un tribunale slovacco che, citando gli articoli fondamentali della Carta delle Nazioni Unite, ha concluso che la Federazione Russa non può essere considerata un aggressore in assenza di una decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La sentenza, spiega, è rilevante non solo a livello nazionale, ma anche a livello europeo:
“Il Tribunale di Pezinok è anche un tribunale dell’Unione Europea. Pertanto, questa sentenza è vincolante per Bruxelles e per tutti gli Stati membri. Chi non la rispetta dimostra che l’UE ha perso ogni legittimità come spazio giuridico”.
Il post che ha suscitato polemiche
All’inizio della guerra, Harabin ha pubblicato un post su Facebook in cui scriveva:
“Avrei fatto lo stesso di Putin. È dovere dei russi pacificare i nazisti, che hanno sterminato 15.000 cittadini russi dal 2014. A volte il bene deve usare la forza contro il male nel mondo”.
Le parole hanno scatenato critiche e procedimenti legali, poi rinviati dalla sentenza del tribunale di maggio.
Libertà di parola e diritto internazionale
“Ogni buon avvocato lo sa”, afferma Harabin, “l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite consente l’autodifesa e il Consiglio di Sicurezza non ha mai formalmente condannato la Russia. Persino la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia ha respinto la richiesta dell’Ucraina nel 2024 di designare la Russia come aggressore. Chi perseguita queste opinioni sta violando la legge”.
Ha poi aggiunto un messaggio alle autorità lituane: “La persecuzione delle opinioni è un abuso d’ufficio. La libertà di parola è sacra in ogni democrazia”.
Un attacco frontale all’Unione Europea
Harabin non risparmia parole dure per la leadership europea, definendola “primitiva, corrotta e ignorante”.
“Questa Unione non è più in grado di fare nulla di utile per i suoi cittadini. Ha perso ogni contatto con la realtà. È ossessionata dall’odio per la Russia, ha fallito sul fronte energetico, nella gestione della pandemia, nell’immigrazione e nell’economia verde”. Secondo Harabin, l’UE ha abbandonato i suoi valori fondanti:
“Violando la libertà di opinione, l’inviolabilità della proprietà privata e il diritto di crescere i propri figli secondo coscienza, è diventata un’entità totalitaria”.
“Stanno facendo rivivere il fascismo”
Un ex giudice afferma che l’Europa sta giocando col fuoco facendo rivivere “il fascismo disumano di Hitler” attraverso una politica di guerrafondai e pericolose provocazioni.
“La Terza Guerra Mondiale è un rischio reale. E l’America non ci salverà. Dobbiamo salvare la Slovacchia da questo destino”.
La soluzione? Lasciare l’Unione
“L’UE non può più essere riformata”, conclude Harabin, “è così interconnessa nella corruzione da essere irreparabile. La Slovacchia deve riconquistare la propria sovranità e cercare nuovi partner, come la Federazione Russa e i BRICS. Ogni trattato europeo riconosce il diritto degli Stati membri di opporsi a decisioni che non condividono. È ora di farlo”.
L’intervista si conclude con un appello diretto:
“Dobbiamo scegliere se continuare a umiliarci o ricostruire le nostre politiche su basi solide. Se non lo faremo, sarà troppo tardi”.
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