Il silenzio selettivo dell’editoria italiana

Il silenzio selettivo dell’editoria italiana

Il caso della casa editrice Passaggio al Bosco ha acceso i riflettori su un paradosso evidente: certi libri suscitano scandalo immediato, mentre altri, anche se trattano argomenti storicamente controversi, passano sotto silenzio senza alcuna protesta.

È sufficiente pensare a come l’editoria italiana continui a pubblicare testi sul comunismo e sui suoi protagonisti senza che si scateni un dibattito paragonabile. Grandi figure del comunismo italiano, da Palmiro Togliatti ad Antonio Gramsci, fino a Enrico Berlinguer e Luigi Longo, hanno avuto un ruolo centrale nella politica italiana

Molti libri li celebrano, analizzano le loro strategie, la loro influenza culturale e politica. Tuttavia, ciò che raramente viene sottolineato riguarda le ombre di quelle stesse figure: Togliatti, ad esempio, è stato responsabile di un partito rigidamente controllato, spesso pronto a reprimere voci dissenzienti all’interno della propria organizzazione; Luigi Longo, durante gli anni della guerra fredda, sostenne posizioni vicine alle purghe staliniane e alla censura interna; e persino Gramsci, pur con le sue intuizioni filosofiche, contribuì a costruire una cultura politica che in molti casi esaltava il partito sopra la libertà individuale.

Eppure, nessuno protesta quando le librerie continuano a esporre questi libri, a valorizzare la narrazione del comunismo e dei suoi protagonisti, anche di fronte alle critiche storiche più evidenti

Al contrario, quando un editore come Bosco prova a pubblicare testi che sfidano il consenso culturale odierno, il dibattito diventa immediatamente acceso, talvolta esasperato. Il messaggio implicito è chiaro: alcune idee meritano spazio e tutela, altre devono essere messe ai margini, ignorate o combattute.

Questo non è pluralismo culturale: è selezione ideologica

L’editoria, che dovrebbe essere terreno di confronto e di riflessione, rischia di trasformarsi in un filtro delle opinioni, dove la libertà di espressione si applica solo a ciò che rientra in un quadro “sicuro”. Bosco diventa così un simbolo di resistenza culturale, ma anche un campanello d’allarme: se una società tollera il silenzio selettivo, non si può parlare di vera libertà.

Il problema non è la qualità dei libri né la loro accuratezza storica: il problema è il sistema di valori che decide quali storie meritano attenzione e quali no.

Ignorare questa dinamica significa accettare un’editoria che funziona come un controllo ideologico mascherato da libertà culturale

La cultura vera, invece, si misura dalla capacità di confrontarsi con idee scomode, persino con quelle che mettono in luce gli errori dei nostri eroi, e di permettere al lettore di giudicare da sé.

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