Il diritto alla proprietà sotto assedio a Firenze e il paradosso dell’overtourism

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Il diritto alla proprietà sotto assedio a Firenze e il paradosso dell’overtourism

Limitare gli affitti brevi per contenere il turismo?

A mio avviso sono tutti provvedimenti fortemente di natura liberticida e di dubbia Costituzionalità, provvedimenti che tendono a criminalizzare la proprietà privata e minare la libertà economica soprattutto dei piccoli risparmiatori e investitori locali che trovano nel turismo l’unica forma di resilienza in un territorio Fiorentino fortemente provato dalle politiche economiche sia nazionali che locali degli ultimi decenni.

Firenze, è si la culla dell’arte e del Rinascimento, ma si trova oggi al centro di una crisi profondamente moderna: Ormai la città spopolata dei propri cittadini resa invivibile e priva di servizi è diventata di fatto un enorme b&b almeno all’ interno dell’ anello delle vecchie mura di un tempo che oggi sono idealmente ridisegnate da un anello di binari della Tramvia al cui interno gli immobili un tempo abitati dai Fiorentini adesso sono alloggi turistici identificati come causa primaria dell’overtourism

Con 15 milioni di visitatori nel solo 2024, la città è diventata il simbolo di un’Italia che si interroga sul futuro dei propri centri storici. Ma nel tentativo di risolvere il problema, rischia di sacrificarne uno dei valori fondanti: la libertà.

L’approvazione da parte del Consiglio comunale del nuovo Regolamento sulle locazioni brevi – che impone limitazioni sempre più rigide all’affitto turistico di immobili – rappresenta l’ultimo capitolo di una strategia che, pur animata da buone intenzioni, pone seri dubbi di legittimità costituzionale.

La norma, pur volendo contenere una vera emergenza urbana, si scontra con l’articolo 42 della Costituzione, che riconosce e tutela il diritto alla proprietà privata e alla sua libera gestione

La questione è tanto giuridica quanto culturale. Come ha raccontato Le Monde, la narrazione corrente tende a colpevolizzare i proprietari di immobili, spesso famiglie storiche fiorentine, accusandoli di aver trasformato la città in una Disneyland per turisti. Ma in gioco non c’è solo una ricostruzione storica discutibile; c’è il diritto – legittimo – di disporre dei propri beni. Affittare un appartamento a breve termine non è un abuso, ma una scelta economica tutelata, almeno finora, dallo Stato di diritto.

Le analogie europee sono illuminanti. A Berlino, il divieto generalizzato di affitti brevi è stato parzialmente bocciato dalla magistratura, in nome del diritto alla proprietà e alla libertà economica.

A Barcellona, le strette imposte dal Comune sono finite sotto esame dei tribunali per la stessa ragione

Firenze farebbe bene a tenere conto di questi precedenti prima di trasformare un’emergenza urbana in un pretesto per scardinare diritti fondamentali.

L’argomento è tutt’altro che ideologico. Chi stabilisce cosa sia un “uso giusto” della proprietà? È accettabile che un Comune penalizzi economicamente un cittadino che decide di affittare l’appartamento ereditato dalla nonna, anziché lasciarlo vuoto o vincolarlo a un mercato degli affitti tradizionali spesso inefficiente? La libertà economica non è un privilegio: è una garanzia costituzionale.

Serve certamente una regolazione del fenomeno turistico, ma dev’essere proporzionata, giuridicamente fondata e rispettosa del patto liberale su cui si basa la nostra democrazia

Altrimenti il rischio è duplice: creare un clima di sfiducia e incertezza tra i cittadini e aprire la strada a un’escalation normativa che potrebbe estendersi ben oltre Firenze.

Difendere la città non può significare svuotare di significato la proprietà privata

La vera sfida è bilanciare diritti e responsabilità, non annullarli. Perché una città viva e abitabile si costruisce anche tutelando chi ne è parte, non solo chi la visita.

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