Il coraggio di cambiare la storia

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Il coraggio di cambiare la storia

La storia dei nostri giorni è molto sofferta, piena di ombre ed insidie. Eppure nessuno dovrebbe rassegnarsi all’ineluttabilità ed immodificabilità di questo quadro contemporaneo.

Nessun evento storico deve essere vissuto come avulso dalle responsabilità dell’uomo. Quello che produce maggiore amarezza è il non trarre insegnamenti da quei “giganti” che ci hanno preceduto.

Alcune vie diverse sono di fatto già state esplorate. Ci riferiamo, ad esempio, sia alla grande lezione profetica di La Pira sul tema mediterraneo ed a quella portata avanti da Papa Giovanni Paolo II sull’incontro tra Ovest ed Est. Questi mesi soffertissimi ci mostrano proprio questi quadranti geo-politici come decisivi e cruciali per la storia prossima e futura.

La Pira: Mediterraneo spazio più luminoso della Terra

La Pira non si è mai stancato di portare avanti, fra le altre cose, la filosofia dei “colloqui mediterranei”, tesi ad avvicinare quelle sponde che hanno fatto la storia di questo mare, vivendo, a fasi alterne, scontri ed incontri. “Se pacificato – diceva il Professore – il Mediterraneo può diventare lo spazio più luminoso della Terra”. Siamo nel 1958 e si stava espressamente rivolgendo a Nasser, allora Presidente egiziano. La costruzioni di ponti era considerata da La Pira il miglior antidoto allo scivolamento verso l’incomunicabilità, la diffidenza, il crescente odio e l’aperto conflitto.

Ma, allo stesso tempo, il Professore invocava anche l’immagine del monte, su cui collocare la forza profetica di Firenze, città della pace. Al riguardo, non dobbiamo dimenticarci che nel 1950 fu proprio lui, insieme al Card. Elia Dalla Costa, a fondare l’Amicizia Ebraico-Cristiana.

Giovanni Paolo II: che l’Europa sia una, dall’Atlantico agli Urali

Giovanni Paolo II, fino dagli esordi del Pontificato, enunciò con interventi successivi (tra il 1980 ed il 1982) il coraggioso progetto di un continente europeo finalmente ricomposto dopo le divisioni secolari e la contrapposizione in blocchi. Ascoltiamo ancora le sue parole: “La realtà della nostra missione è un atto creativo e rigenerativo di un’ Europa unita,che attesta in effetti la vocazione dell’Europa alla fraternità ed alla solidarietà di tutti i popoli che la compongono dall’Atlantico agli Urali”.

E non dimentichiamo che anche la politica di ispirazione cristiana, con Don Luigi Sturzo, aveva già accarezzato nel 1944 questa idea profetica: “L’Europa deve andare verso l’unificazione di tutti gli Stati, compresi Gran Bretagna e Russia”. La federazione europea, secondo il sacerdote siciliano,si sarebbe dovuta estendere dall’Atlantico agli Urali, dal Mediterraneo al Baltico”.

Profezia e realpolitik, tanto lontane e così vicine

Ricordiamo infine che la gestione di queste coraggiose intuizioni profetiche ha avuto anche passaggi molto pratici e concreti, potremmo parlare di sogni sposatisi con la “realpolitik”.

E la mente va al “piano Mattei” per quanto riguarda il bacino mediterraneo; al lungimirante e diplomaticamente sagace piano diplomatico tessuto dal cancelliere Kohl per unificare la Germania con il consenso dell’URSS.

A volte compiamo l’errore di tenere separata profezia e realismo storico. Questi “giganti” che abbiamo citato dimostrano il contrario. In questa fase buia della nostra storia non dovrebbe mai mancarci l’opportunità di salire sulle spalle di tali giganti. Se manca alla cultura di ispirazione cristiana un requisito fondamentale, specialmente in politica, questo è il coraggio. Sì, il coraggio di essere se stessa.

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