I Soldi di Hamas e la povertà dei palestinesi

Giovanni Falcone diceva: segui i soldi e troverai la mafia. Allora erano tempi non sospetti e quell’intuizione aveva del rivoluzionario.

Il terrore che si maschera con la faziosità

Oggi, sembra facile tradurre in realtà questa intuizione, ma non lo è affatto. Soprattutto quando non c’è nessuno che si nasconde. Non c’è nessuno da trovare, perché sono già lì, in bella vista, con la complicità connivente di una certa “intellighentia” che occulta con finta complessità la propria evidente faziosità. E se all’epoca di Falcone difficilmente qualcuno poteva dichiararsi pubblicamente pro-mafia (salvo poi farci affari in privato), oggi dalle piazze d’Italia e d’Europa si innalzano cori che inneggiano a formazioni terroriste contrabbandate per romantiche associazioni di partigiani.

Hamas dai divani di Doah

E’ il caso di Hamas, la organizzazione terroristica che dal 2006 governa sulla Striscia di Gaza. Non è un Governo sul territorio quello dei leader di Hamas, ma a distanza. I leaders non li troviamo sulla Striscia di Gaza, ma all’estero. Al comodo caldo del  Qatar, o della Turchia. Insomma da luoghi lontani dal fragore delle bombe e dalle grida della fame articolano una rete di terrore e dollaroni suonanti

L’inganno dei leaders

Il terribile inganno di questo mostro sta (anche) in questo. Mentre all’estero riscuote un credito impensabile, passando addirittura per “Resistenza” (quanto si abusa di questo termine) nelle parole persino di politici italiani, la realtà è che sono una banda di corrotti multimilionari, arrichitisi sulla pelle della povera gente.

Colpire le risorse finanziarie per distruggere la rete di terrore

E allora, segui i soldi e sconfiggerai il Mostro, si potrebbe parafrasare la citazione di Falcone. Un meccanismo di indagine internazionale volto a bloccare i conti correnti di questi sciacalli di morte servirebbe a prosciugarne le tasche e il potere. Inutile finanziare un’organizzazione che non utilizza quei fondi per il proprio popolo, ma solo per alimentare il sogno di distruzione di un altro popolo. Per quanto ancora dovremo essere complici? Non che non ci si stia provando, ma occorre fare di più e meglio. I soldi come noto, sono un punto estremamente sensibile di queste organizzazioni terroristiche ed è proprio lì che vanno colpiti. Senza un costante flusso di denaro si essiccherebbero come piante senza acqua.

Essiccare il mito di Hamas

Contemporaneamente però c’è un’altra cosa che va essicato. E cioè, il mito di Hamas. L’idea balzana e criminale che sia una nobile organizzazione di resistenza per la Palestina. Ad Hamas dei palestinesi non interessa nulla, come la attitudine ad usare la popolazione civile quale scudo umano dimostra. E’ un classe dirigente corrotta cui interessa solo se stessa, in funzione di mantenimento del potere e realizzazione di un disegno politico-religioso terrorista. Ma non vi è nulla di nobile, solo potere e denaro. Con buona pace di chi ci crede.

Classe dirigente corrotta nelle parole di uno che quel mondo lo conosce bene

Il figlio di uno dei sette fondatori, Shueb Yousef, già nel 2019 spiattellò a un’emittente israeliana la situazione quale essa era ed è. Corruzione dilagante ai vertici dell’organizzazione, estorsione ai danni dei propri concittadini, circuiti di finanza occulta internazionale (criptovalute e altro) e contrabbando di informazioni in favore di Iran (e Turchia). Questa è la piovra di Hamas. Questa la rete finanziaria del terrore. Questo è il peggior nemico dei palestinesi.

Le inchieste giornalistiche non bastano per svelare l’ovvio

Situazione nota al mondo arabo. Alcuni giornali negli anni ne hanno parlato, ma purtroppo alle parole non sono mai seguiti atti concreti. La prova è difficile – sostiene qualcuno. Ma la realtà è evidente. Da una parte una classe dirigente ricca sfondata che tesse la sua trama al caldo degli Hotel a 7 stelle, dall’altra una popolazione – quella palestinese – che è alla fame, e non certo da ora. E sullo sfondo il capro espiatorio di sempre. L’ebreo, il sionista colpevole di tutto a prescindere.

L’Ipocrisia dei Pro-Pal

Quelli che lamentano l’apartheid di Israele non hanno curiosamente niente da ridire su come invece sia stato facile per i figli dei dirigenti di Hamas e per i dirigenti medesimi uscire dalla Striscia. Quelli che lamentano la violazione dei diritti umani, non spendono parola alcuna contro Ismail Hanyeh, a Abu Marzouk ecc. Tutti sembrano abboccare, come tonni felici di andare alla mattanza, alle parole dei leader che vantano illibatezza morale e dedizione alla causa. Falsi e ipocriti che se la ridono da a Doha. Quando uno dei leader di Hamas invoca ancora più sangue palestinese per “risvegliare lo spirito rivoluzionario” come si fa a non vedere l’ovvio? Una fetta consistente dell’opinione pubblica occidentale invece crede ad Hamas, è solidale con Hamas, addirittura combatterebbe per Hamas. Roba da farsi strappare la pelle di dosso dalla rabbia. E intanto a Doha continuano a ridersela. Da un grattacielo a un altro, da un Hotel all’altro, si fanno beffe di un Occidente crasso e debole le cui piazze sono riempite da persone che inneggiano al terrore.

Da dove arrivano i soldi

Mentre in Palestina si assaltano i magazzini ONU per la fame, a Doha si fanno soldi su soldi. Addirittura, ad oggi, è impossibile stimare il patrimonio dei dirigenti di Hamas, comunque quantificato sui 3-4 miliardi di dollari per ciascun leader. Il controllo totale dei flussi di aiuti per la popolazione offre a questi individui occasioni d’oro per lucrare a danno del popolo. Molti paesi arabi, tra cui Algeria, Qatar, Egitto, e altri fra i finanziatori. Per non voler menzionare i fondi dell’Occidente in favore della Palestina, ma che finiscono anch’essi nel circolo del finanziamento dell’organizzazione. Dollari sonanti per miliardi che, formalmente inviati per aiuti umanitari nella Striscia, sono serviti negli anni a ingrassare le tasche dei tagliagola, per sovvenzionare le famiglie di chi decide di farsi esplodere in Israele, per procurarsi armi migliori, per scavare tunnel sotterranei. Niente fabbriche, niente lavoro, niente creazione di ricchezza. Nulla di nulla. E tutto questo senza che un benchè minimo beneficio giunga alla popolazione.

Se tutto questo è vero, dunque, ci si chiede come qualcuno possa abboccare all’inganno di Hamas.

Che cosa si dovrebbe fare con quei fondi

Una domanda semplice a chi si lascia abbindolare dalla retorica resistenziale (tipo a De Magistris, tanto per fare un nome). Se almeno una parte di quei fondi fosse stato investito per il benessere di chi vive nella Striscia, oggi avremo industrie, lavoro, un’economia che consentirebbe alla popolazione palestinese di vivere in modo dignitoso o no? Forse la disperazione, le condizioni fatiscenti, le malattie e la fame, sarebbero sotto controllo o no? La risposta è sì, ovviamente. Peccato che non avvenga questo. Molto meglio lasciare la popolazione a marcire nella povertà per strumentalizzarla dando la colpa al nemico sionista.  Perchè naturalmente, nel silenzio connivente di tanti paesi e tante associazioni per i diritti umani, il nemico è sempre e solo Israele.

Free Palestine……. from Hamas

Ebbene, sarebbe il caso di dire una volta per tutte che quando le piazze sinistre scandiscono lo slogan “Free Palestine”, forse dovrebbero invocare la liberazione di quei territori da quella classe dirigente falsa, ipocrita e parassitaria cui fa comodo mantenere lo status quo per non dover rispondere dei crimini che infligge alla sua stessa popolazione.

I costanti errori della sinistra

Questo è il paradosso anche di una sinistra internazionale incapace per ottusità ideologica di andare oltre il proprio ideologico naso e continua a difendere Hamas. Una sinistra incapace di uscire dalla trappola terzomondista che ha bloccato ogni paradigma analitico al secolo scorso, senza comprendere che la logica “colonialismo/anticolonialismo” è vetusta, è una categoria usurata dal tempo e dalla storia, buona per procurarsi inutili alibi, ma non rispondente a nessun criterio di analisi della contemporaneità.

Un background culturale che vuole l’annientamento dell’occidente per inseguire sul terreno dei diritti le formazioni più fondamentaliste e totalitarie che il panorama internazionale oggi esprime.

E intanto il “tassametro” corre e Hamas si arricchisce, ride e sparge terrore.

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