Stupro a Firenze: la responsabilità politica non può essere nascosta

Stupro a Firenze: la responsabilità politica non può essere nascosta

Per questo ennesimo atto orribile, legato all’insicurezza e al degrado, esiste una responsabilità collettiva della politica.

Anzi, una responsabilità oggettiva di chi amministra

Questo stupro  non offende soltanto la vittima, ma ferisce profondamente l’intera città.

Certo, la responsabilità penale è individuale — e nel mondo esisteranno sempre persone venefiche e antisociali.

L’umanità porta in sé il bene, ma anche il male. Tuttavia, proprio per questo, la politica ha il dovere di tutelare la collettività, difendendo l’armonia e il benessere pubblico da chi li minaccia.

Come ricordava già nel 1789 l’articolo 4 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino:

“La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così, l’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti. Tali limiti possono essere determinati solo dalla Legge.”

E la politica ha il dovere di lavorare efficacemente per limitare la limitazione dell’altrui libertà da parte di individui indesiderati.

Firenze, da gioiello del mondo a città insicura

Com’è possibile che una delle città più belle e ammirate del mondo sia diventata da anni un focolaio di insicurezza e degrado?

Dov’erano, negli anni passati, gli amministratori fiorentini — spesso espressione dello stesso orientamento politico che oggi governa — mentre la città peggiorava?

Perché si è preferito riempire le casse comunali con le multe invece di impiegare gli agenti della Polizia Municipale come vero deterrente contro il crimine?

La responsabilità politica più grave è quella di aver adottato per anni un approccio buonista e tollerante verso chi delinque, spesso considerato una “vittima della società”.

Questo eccesso di tolleranza non ha forse reso Firenze un rifugio per individui indesiderabili?

Si è dovuto attendere persino un rapimento di una bambina per affrontare seriamente il problema delle occupazioni abusive, spesso difese come se fossero un “diritto abitativo” degli ultimi.

E il rispetto per i proprietari che pagano regolarmente tasse e affitti?

O per chi, pur tra mille difficoltà, onora ogni mese i propri obblighi?

Intanto, per anni si è accolto indiscriminatamente chiunque arrivasse a Firenze, trasformando parchi e piazze — un tempo simboli di bellezza — in luoghi di degrado e illegalità.

Le Cascine, il polmone verde della città, oggi sono diventate una zona di rischio.

E chi tra gli amministratori ha mai provato a passare da solo per Santa Maria Novella alle tre del pomeriggio?

Per un uomo è difficile, per una donna, di notte, è impensabile.

Mobilità, sicurezza e ipocrisia

Si parla tanto di mobilità sostenibile e tramvie, ma chi manderebbe con serenità una ragazza a prendere la tramvia da sola, di notte?

Anche se funzionasse 24 ore su 24, sarebbe un mezzo off limits per molte nostre figlie e sorelle dopo il tramonto.

Eppure, gli amministratori fiorentini sembrano preoccuparsi di tutt’altro

Parlano di accoglienza e solidarietà, mentre — rispettando ovviamente la presunzione d’innocenza — proprio questa accoglienza indiscriminata ha contribuito a creare un ambiente dove si muovono persone che, se colpevoli, rappresentano il peggio della nostra società.

Chi paga davvero le conseguenze?

Non certo chi vive in ville con mura alte, recinzioni, vigilanza privata e auto elettriche per evitare la tramvia. Le vere vittime sono spesso giovani donne comuni, cittadine senza difese.

Censura e doppi standard

Solo un anno fa a Campi Bisenzio è stata negata una sala comunale a Francesca Totolo, autrice del libro “Le vite delle donne contano”, che parla proprio di donne vittime di un approccio buonista verso l’immigrazione.

La motivazione?

Una presunta vicinanza dell’autrice a CasaPound, semplicemente perché aveva partecipato a eventi su invito. Insieme a lei fu esclusa anche Alessandra Verni, madre di Pamela Mastropietro, una delle vittime più tragiche di quella stessa politica di lassismo verso la clandestinità.

Come scrisse Nicola Porro all’epoca:

“Non stiamo parlando del Mein Kampf, sia chiaro. E neppure delle memorie di un brigatista rosso mai pentito. Ma di un libro che intende raccogliere tutti i crimini commessi in Europa da immigrati, clandestini, richiedenti asilo — omicidi, stupri e aggressioni che hanno trovato pochissimo riscontro nei media.

I democratici non condividono i dati o le tesi della Totolo? Le contestino punto per punto. Ma negare il dibattito e chiudere una sala consiliare puzza di metodo da “centro sociale”: fuori i ‘fasci’ da ogni spazio pubblico, qualsiasi cosa dicano, anche se serve la violenza o la censura.”

Conclusione

La Firenze che amiamo merita di tornare una città sicura, viva e orgogliosa.

Ma per farlo serve un cambio di rotta: basta con il buonismo, basta con l’ipocrisia

Difendere i più deboli significa difendere le donne, i cittadini onesti, la libertà di vivere senza paura nelle proprie strade.

Solo così potremo dire davvero di essere una comunità civile.

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