Dopo le Marche, il centro‑destra conquista anche la Calabria. E ora la partita si gioca in Toscana
Il risultato delle elezioni regionali nelle Marche aveva già fatto intuire un vento favorevole al centro‑destra. Ma la vittoria in Calabria conferma una tendenza più ampia. Anche in regioni tradizionalmente più “contese” o identificate con il centrosinistra, il blocco di destra riesce a imporsi
Manca ancora la tornata toscana, che però si annuncia come un test politico di suprema valenza simbolica.
Con le elezioni del 5-6 ottobre in Calabria il centrodestra torna padrone della regione.
Il presidente uscente Roberto Occhiuto, sostenuto da Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e altre liste di centrodestra, ha di fatto vinto la sfida con il candidato del centrosinistra, Pasquale Tridico, appoggiato da PD, M5S, Verdi/Sinistra, Italia Viva.
Quella di Occhiuto è una vittoria netta, senza nessun ragionevole dubbio
Il centrodestra in Calabria gode ancora di un radicamento territoriale importante. In una regione caratterizzata da criticità strutturali quali infrastrutture, spopolamento e disoccupazione, l’elettorato tende a premiare la continuità, anche se il candidato uscente era stato coinvolto nelle dimissioni anticipate.
Il centrosinistra, malgrado l’alleanza di forze diverse (PD, M5S, Verdi/Sinistra, Italia Viva), guidato daTridico non è riuscito a mobilitare sufficientemente il consenso. Ciò suggerisce fragilità del progetto di “campo largo” quando si affrontano coalizioni ben organizzate e radicate sul territorio.
Il dato che più è evidente è la bassa affluenza degli elettori, appena poco più del 43%, talmente bassa che è lecito pensare che il risultato favorisca chi ha un elettorato più motivato e strutturato
Vittorie come quella calabrese servono al centrodestra non solo per il potere locale, ma come prova tangibile di tenuta politica e come argomento nei dibattiti nazionali.
Dopo Marche e Calabria, il prossimo weekend è il turno della Toscana, da decenni considerata una “roccaforte” del centrosinistra.
Secondo il sondaggio Emg Different (di settembre 2025), il presidente uscente Eugenio Giani otterrebbe il 57,5 %, mentre il candidato del centrodestra Alessandro Tomasi è stimato al 40,5 %.
Anche altri istituti confermano un vantaggio del centrosinistra
Secondo SWG, Giani si collocherebbe tra il 51 % e il 55 %, Tomasi tra il 42 % e il 46 %; la candidata della sinistra radicale Bundu si attesterebbe fra il 2 % e il 4 %.
Un sondaggio di Ipsos (citato da fonti giornalistiche) dà Giani al 54,8 %, Tomasi al 41,3 %, Bundu al 3,9 %.
Quello che era certo è che Tomasi risulta in risalita in tutti i sondaggi tanto che si prospetta , ad oggi uno scarto, di soli 5 punti fra i due contendenti.
Anche in Toscana si avvertono tensioni nel campo largo
Carlo Calenda ha rotto con il PD/M5S e ha annunciato che non correrà in Toscana, definendo l’accordo col centrosinistra “una vergogna”.
Il Movimento 5 Stelle potrebbe infatti essere un elemento critico. Quanto del suo elettorato resterà agganciato al “campo largo”, e quanto potrà “saltare” verso nuove alleanze?
Se il centrosinistra dovesse vincere con margine ridotto, potrebbe emergere un “trauma politico” per il PD. Non sarebbe più il partito “protetto” da un elettorato che non si domanda come è stata governata nei cinque anni precedenti la regione. Per quanto tempo potrà considerarsi immune da ribaltoni?
Se invece vincesse nettamente Giani al primo turno, il centrosinistra avrebbe la conferma della propria solidità in Toscana
Tuttavia una vittoria con margini ridotti darebbe fiato alle critiche sul suo radicamento.
Se il centrodestra sorprendentemente riducesse il distacco, sarebbe un segnale morale potente, anche se non sufficiente al momento per conquistare la regione.
Il quadro che emerge è quello di un’Italia regionale in cui il centrodestra, dopo le Marche e la Calabria, consolida la sua egemonia anche in territori in cui storicamente il centrosinistra era dominante.
La vittoria in Calabria rafforza la narrativa di una capacità elettorale diffusa del blocco di destra, non più confinata solo alle regioni tradizionali
La Toscana, tuttavia, rimane il “campo di battaglia” ideale per capire i limiti di questa espansione. Se il centrosinistra regge, potrà contare su un argine simbolico; se perde, la “rottura storica” si compie.
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