Così vai via

Non posso crederci, vai via davvero.

Dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, nulla è stato più lo stesso.

Lo stiracchiato sorriso perenne da ostentato ottimista che riesce a contenere una maggioranza multicolore inedita ed inusitata si è ormai spenta sul tuo volto.

Hai scelto una mozione, quella di Casini, quasi a suggellare la voglia di andartene.

Ti sei arrabbiato con chi ti accusava di volere pieni poteri, che in realtà hai avuto per un anno e mezzo per concessione del Colle e dei Partiti. Quelli stessi che con mille capriole oggi ti hanno detto ni.

Ti sei schierato a sinistra, ma quasi con senso di farla finita, dopo aver innaturalmente revocato dimissioni irrevocabili.

Non eri più tu

In pochi hanno colto un passaggio della tua replica, molto indicativo ed evocativo.

Tema: il superbonus 110%. Svolgimento: bisogna rimediare al “malfatto“. In una parola lo sdegno di un economista ad un pasticciaccio come il reddito di cittadinanza, voluto da irresponsabili dilettanti a pesare sulle malferme casse dello Stato.

Non volevi pieni poteri, ma di fatto li hai avuti, e sinceramente, da tiepido osservatore, non li hai gestiti nemmeno male.

A parte la resilienza (bleah) di un Piano che ci inchioderà a condizioni e rimborsi liberticidi e deprimenti. Per la nostra fragile economia.

Tu, proposto alla BCE da Berlusconi a suo tempo e garante di una maggioranza di unità nazionale alla fine ti sei schierato a sinistra, ignorando la mano tesa del centrodestra, per stanchezza, per nervi tesi. Non si saprà mai.

Ora ci sono due mesi di campagna elettorale, dove il PD si fingerà morto ancora una volta, come è nei numeri, per non perdere anche il risicato elettorato che ha con proposte impresentabili ed indigeste persino ai propri pochi elettori. Ius Scholae, cannabis, Zan, eutanasia.

Ci sarà il pericolo fascista che verrà ritirato fuori dal cassetto e stirato per l’occasione, per disinnescare Giorgia Meloni e l’ottobre del ’22.

Ci sarà ancora spazio per te, non preoccuparti, non mi sorprenderebbe vederti a maggio dell’anno prossimo ancora a Palazzo Chigi o al Quirinale.

Si sa che, ormai, la democrazia è solo una facciata, e la sovranità appartiene a tutti tranne che al popolo.

In fondo, se ti sei presentato in Aula, è perché “te lo chiedevano gli Italiani“.

 

 

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