Chi è Netanyahu, da 30 anni a capo di Israele

Chi è Netanyahu, da 30 anni a capo di Israele

Già a gennaio 2023, pochi giorni dopo l’insediamento a capo del Governo, esponenti del movimento pro-democrazia protestavano in piazza per la sua elezione. Dall’attacco dello scorso 7 ottobre, le proteste stanno diventando rumorose e prorompenti.

Forti dubbi sulle capacità del Primo ministro Netanyahu di saper gestire gli eventi bellici odierni ce ne sono. E anche molti

Netanyahu, detto Bibi, è del tutto indifferente al dissenso dei suoi concittadini. Il suo gradimento in Patria è in caduta libera e a gran voce vengono richieste le dimissioni. Oggi inoltre è stato costretto a sospendere il ministro del Patrimonio Amihai Eliyahu che ipotizza – poi ritrattando – l’uso della bomba atomica nella striscia di Gaza. Ed Eliyahu non è l’unico ministro del suo Governo a creare polemiche.

Ma chi è Bibi? Come è arrivato al potere in Israele? E come ha fatto a mantenerlo per trent’anni, alternando belle vittorie, pause, inchieste, scandali, indagini e cocenti sconfitte.

Benjamin Netanyahu nasce a Tel Aviv nel 1949. E’ attualmente in carica da Primo ministro dal 29 dicembre 2022, ma in precedenza lo era stato dal 1996 al 1999 e dal 2009 al 2021. Nei periodi di “buco” è stato ministro degli Esteri e rappresentante permanente di Israele all’ONU. Parla fluentemente inglese, ha abitato per lunghi periodi con i genitori negli Stati Uniti dove si è laureato al Massachusetts Institute of Technology e all’Harvard University. Il suo curriculum è tutto in ascesa, sempre e comunque da leader. Entrato giovanissimo nelle forze speciali Sayeret Methal, ebbe l’occasione di mettersi in mostra in alcune missioni anche molto rischiose quale quella del 1972, dove furono salvati i passeggeri di un volo dirottato dai palestinesi e in cui Bibi rimase ferito. Ha combattuto, con il grado di capitano, anche in diverse guerre, come quella del Kippur del 1973.

La sua tempra di acciaio, gli occhi di ghiaccio, il temperamento forte e determinato, la perfetta conoscenza dell’inglese lo portano rapidamente ai massimi vertici di Israele

Entra in politica nel 1993. Diventa leader del partito conservatore di destre Likud (in ebraico significa consolidamento). Vince le elezioni nel 1996 e diviene il Primo ministro più giovane di Israele. Furono due gli eventi che consentirono l’ascesa di Bibi: l’uccisione sette mesi prima dell’ex primo ministro Yitzah Rabin, esponente del partito laburista, per mano di un folle ebreo di estrema destra, e tre mesi prima un errore politico del successore di Rabin, Shimon Peres, che aveva ordinato l’11 aprile 1996 un massiccio attacco aereo come rappresaglia di razzi sparati dai miliziani di Hezbollah. Nell’occasione il 18 aprile l’Aeronautica Militare israeliana causò la terribile strage di Cana. Bibi vinse facile le sue prime elezioni, ma le perse altrettanto rovinosamente nel 1999. Ecco la vita di Netanyahu: una lunga serie di alti e bassi. Dopo la sconfitta del ‘99 sembrava finita l’esperienza politica sotto il peso degli innumerevoli scandali e di un’inchiesta che lo vedeva coinvolto in un’ipotesi di corruzione. L’inchiesta fu archiviata, ma il marchio negativo rimase.

Bibi non è uomo che si mette in disparte e il 20 dicembre 2005 ritornò di nuovo alla guida di Likud, dopo che Sharon uscì fondando il nuovo partito Kadima

Ricominciò a tessere nuove alleanze e le trovò nel 2009 con l’accordo con il partito di destra di Avigdor Lieberman. Di nuovo fu capo del Governo d’Israele.

Gli anni a seguire lo vedono coinvolto nella difficile alternanza tra periodi di confitti e momenti di tregua, sempre da protagonista, sempre saldamento al comando. Nonostante tutto, attacchi politici, bordate dei giornali e mass media, un’opinione pubblica contraria alla sua persona. Nonostante le sue dichiarazioni discutibili, come quella del 2015, quando affermò che secondo lui Hitler non aveva realmente l’intenzione di sterminare gli ebrei ma solo di allontanarli dall’Europa. E siccome gli ebrei non se ne volevano andare dovevano essere mandati alle camere a gas.

Una teoria che lascia perplessi

Bibi fu nuovamente incriminato per corruzione nel 2019 assieme ad altri capi di accusa quali frode e abuso di ufficio per alcune modifiche legislative effettuate al fine di favorire aziende private.

Personaggio discutibile quindi Netanyahu, al limite della sfacciataggine. Chiedersi se sia la persona giusta per la gestione di un conflitto così delicato è lecito. In Israele vi è rabbia e malcontento, si progetta un erede a Re Bibi. L’età, 74 anni, non è certo dalla sua parte.

Il Primo ministro presenta a destra e manca il figlio Yair, che però non ha il “guizzo” del padre. Ha provato a farsi avanti anche Tzipi Livni, ex Mossad, leader prima del partito Kadima e poi fondatrice di HaTnuah, che piuttosto che entrare nel Governo Netanyahu ha preferito rimanere all’opposizione.

La realtà è che Bibi ha impallinato con machiavellica precisione tutti coloro che si erano rivoltati contro di lui. Ogni opposizione viene sbaragliata senza pietà

Ha già dichiarato che si presenterà alla massima carica del Governo delle prossime elezioni l’attuale responsabile del gabinetto di Guerra Binyamin Gantz, membro del Knesset, anche se al momento non sembra avere sufficienti numeri per vincere le elezioni. L’uomo più accreditato a sostituire Netanyahu, e che i voti invece ce li ha, è Nir Barkat, ex sindaco di Gerusalemme. Risulta molto potente politicamente ed economicamente, e molto spesso si è messo in contrasto con Netanyahu. Barkat è stato il primo politico in Israele lo scorso 7 ottobre a puntare il dito contro l’Iran.

Nir Barkat, diversamente da Netanyahu, riesce a riaggregare la popolazione sotto la bandiera di Israele. Sarà lui il nuovo leader? Bisogna vedere se la fenice Netanyahu saprà nuovamente, dopo tanti trionfi e tonfi, risorgere dalle proprie ceneri.

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