Cambiare l’Italia è lunga maratona

Cambiare l’Italia è lunga maratona.Non è un azzardo pensare che i margini di azione e consenso del centro-destra di governo possano ancora dilatarsi. Passata la “fase ponte”, quella che ha portato a redigere la finanziaria in tempi record ed impone al momento come priorità assoluta l’emergenza Ucraina e quella energetica, le forze che compongono l’esecutivo comincino a pensare ad impostare quella lunga maratona che le porterà a traversare l’intera legislatura.

L’agenda

A nostro parere è proprio qui che si costruisce quell’agenda volta a cambiare l’Italia.

Al riguardo non ci sembra priorità delle priorità il dibattito sul presidenzialismo. Chi mastica la politica sa bene che le questioni di ingegneria costituzionale ed affini rischiano di venir bloccate dalle sabbie mobili ideologiche e giuridiche.

L’agenda che suggeriamo è più quella che guarda a persone, comunità e popolo.

Non in ordine di importanza ne presentiamo oggi le prime due.

Immaginiamo una ricalibratura della politica nazionale che passi da un’ottica statalista, mai scomparsa, ad una concretizzazione riformatrice incentrata sulla famiglia. E non parliamo di interventi sporadici e frammentati, ma di una sussidiarietà attiva incentrata sulla base stessa di ogni comunità: la famiglia stessa. Tutto, dalla nascita alla tutela delle persone più fragili ed anziane, deve essere sollecitudine dello Stato (a livello giuridico, fiscale,economico e sociale) ma affidato alla piena responsabilità della famiglia. Non faccia il livello inferiore ciò che quello più vicino alle persone ed alle comunità può svolgere in modo più efficace ed economico. È questa in sintesi la filosofia sussidiaria.

Il status quo

La scuola italiana è una nave che stenta a trovare un porto sicuro e sta ballando in mezzo all’oceano della contemporaneità. Anche qui serve un ribaltamento totale di impostazione. Ci piaccia o no siamo guidati ancora da una concezione statalista, potremmo dire addirittura napoleonica. La burocrazia e l’ossessione centralista impediscono di dispiegare tutte le energie e le opportunità plurali che la scuola italiana potenzialmente avrebbe. Al riguardo ci sembra sterile, addirittura controproducente, che ogni nuovo ministro attui pezzi e porzioni di riforme. È il momento che chi governa chiami tutti i possibili attori della scuola ad una fase “costituente” che cambi a livello sistemico il profilo del comparto educativo e dell’istruzione.

Leggi anche: Il caso Orlandi non è chiuso

www.facebook.com/adhocnewsitalia

SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT

Exit mobile version