Bonaccini anche se vince, non può vincere

Conte è su un piedistallo

Bonaccini anche se vince, non può vincere. Anche se prevarrà al congresso, come sarà probabile, non avrà la leadership. Non sarà leader del partito, e soprattutto della coalizione. Mentre Giuseppe Conte non ha avversari. Dentro al suo partito. E neanche alternative, per la guida della coalizione.

La giovane rampante

Elly Schlein segue le orme di Matteo Renzi. Pur formalmente abiurandolo. Però ripropone lo schema della giovane figura, estranea alla nomenclatura del partito ed alla classe dirigente al potere, che vuole rinnovare. Anche se in realtà, sia per Renzi che per Schlein, siamo davanti a due rampolli della classe dirigente. Il rinnovamento non lo fa l’anagrafe. Potrebbe farlo in via ipotetica una rottura, con il precedente sistema oligarchico.

Tempo

La più grande forza di Elly Schlein, sta nel fatto che non può perdere la guerra. Perché ha più tempo di Bonaccini. Lei in prospettiva, una volta emersa può scalare in un periodo relativamente più lungo, la sinistra italiana. E magari in un periodo più fertile. Lui deve giocare di rimessa, con un Movimento Cinque Stelle  in posizione di vantaggio. In sostanza con una leadership già pregiudicata.

Se vince il congresso la giovane Elly, caso improbabile,lo vince per pochi voti. Allora attua il rinnovamento. Ossia pota quei rami, che rappresentano simbolicamente il passato.

Ma se Elly Schlein dovesse perdere, prenderebbe sempre esempio da quel maestro che rinnega, Matteo Renzi.

Il vulnus di Bonaccini

Non è sufficiente vincere il congresso per vincere la guerra interna alla sinistra. Perché il congresso è a breve termine, la leadership della sinistra, almeno per il futuro segretario del PD, chiunque esso sia, è un obiettivo a lungo termine.

Nei giorni scorsi Calenda ha pronosticato che Bonaccini vincerà le primarie del PD con il 60% dei voti. E quindi ?

Nel 2012 Pierluigi Bersani vinse il secondo turno delle elezioni primarie quasi con il 61%. Eppure il lungo lavoro di erosione di Matteo Renzi era cominciato. Perché le segreterie del PD, partito ormai garante gli equilibri di Palazzo, sono costantemente impegnate a garantire equilibri interni. Mentre chi invece, si mette formalmente contro l’apparato, e sventola la bandiera del rinnovamento ha gioco facile verso l’esterno, nel rivitalizzare la base e gli scritti.

Elly Schlein potrebbe tranquillamente perdere, ed iniziare un lungo lavoro di erosione, capace magari nell’arco di un paio di anni di minare una segreteria vacillante.

Conte e la leadership

Giuseppe Conte, vuole vincere la guerra. Non una battaglia. Vuole avere la leadership dello schieramento di centro-sinistra ed in questo momento ha il gioco più facile di tutti. E questo momento, salvo imprevisti apocalittici, dovrebbe durare un paio d’anni. Cosa che gli consentirebbe di consolidare il vantaggio.

Il problema del Partito Democratico sarà proprio riconquistare la leadership nello schieramento di centro sinistra. È vero che il PD è l’unico in grado di garantire un accordo con il centro. Ma è anche vero che, in termini numerici, questo accordo potrebbe costare troppi consensi a sinistra. Sempre in favore dei pentastellati. Non più ignorabili, se si vuole sperare di vincere da qualunque parte. E questo a Conte far molto piacere.

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