Anche il Vermont verso l’aborto sino al nono mese. Dopo New York avanza il fronte della “libera scelta” voluta dalla lobby Planned Parenthood

Da più parti è stata tacciata di essere una fake news, ma tale non era la notizia del 23 gennaio scorso dell’approvazione a New York del Reproductive Health Act, nella Neolingua liberal un atto che dovrebbe assicurare Salute e Scelta alle neo mamme, ma di fatto un provvedimento che legalizza la tarda interruzione di gravidanza fino alla nascita, ben oltre le 24 settimane -sei mesi- quindi, sancendo la non perseguibilita’ dei medici, o del semplice personale sanitario, che pratichi l’interruzione di gravidanza sino al nono mese.

L’aver bollato a sproposito questa notizia come bufala è una chiara ammissione della non popolarità di un trend che oltreoceano da anni è caldeggiato dalla corrente più femminista del Partito Democratico, cui la candidata Hillary Clinton aveva dato più volte pubblicamente il proprio endorsement durante la propria campagna elettorale.
Ora l’iter per confermare tale trend si è esteso dopo New York anche in un altro stato dell’Unione a maggioranza democratica: il Vermont, già attualmente molto liberista in tema di interruzione di gravidanza.


La notizia è di pochi giorni fa, il 21 febbraio, ed è rimbalzata sui notiziari e quotidiani locali nonché sul Washington Times: alla Camera dei Rappresentanti del Vermont è stata approvato un Bill che recita testualmente che nessuno potrà essere perseguito per aver praticato un aborto in qualunque periodo della gestazione su di un bambino ancor non nato.

È questa la dizione della section 9497 del Bill, il disegno di legge in questione, dopo New York anche il Vermont si allinea.

Tale disegno è denominato H.57, H sta per House, cioè Camera dei Rappresentanti, ed è stato approvato con 106 voti contro i 37 dei repubblicani: si propone di rispondere ai presunti attacchi che alla pratica abortiva potrebbero derivare da una nuova decisione della Corte Suprema, attualmente tornata a maggioranza repubblicana, che potrebbe rivedere la propria storica sentenza nel caso Roe v. Wade, la decisione del 1973 che sancì la legalizzazione dell’aborto negli Usa.

Tale rischio sta vedendo una mobilitazione in tutto il paese della potentissima lobby Planned Parenthood negli Usa, un’organizzazione no profit molto cara alle istanze abortiste dei democratici, le cui idee sono state propugnate da Obama e Hillary Clinton, cui hanno assicurato visibilità e finanziamenti: costituisce una lobby fortissima, che si batte da anni per portare il limite della possibilità dell’interruzione di gravidanza sino al momento del parto, di fatto sino al nono mese di gestazione, dopo New York al grido di My body, My choice.
Alcune attiviste erano presenti anche alla seduta parlamentare del Vermont in questione, che ha respinto ogni emendamento del Partito repubblicano, inteso a garantire alle gestanti più giovani un programma di sostegno ed un periodo di ripensamento per prevenire l’interruzione di gravidanza.


I propugnatori della “libera scelta” hanno salutato tale approvazione come un importante riconoscimento di un diritto fondamentale, come detto dalla Speaker dell’assemblea Mitzi Johnson.
Ora il passaggio al Senato dello Stato, che appare scontato data la maggioranza democratica, e la legislazione particolarmente permissiva verso la interruzione anche tardiva già vigente, che la permette oltre le 24 settimane: gli aborti dopo il sesto mese nel 2018 sono stati 14, circa l’1,5% del totale.

Il testo di legge
Il disegno H.57 esordisce sancendo come diritto fondamentale la scelta di rifiutare la contraccezione o la sterilizzazione, e parimenti la scelta di portare a termine o meno la gravidanza, senza che le autorità possano mettere bocca su questa determinazione individuale in qualunque momento della gestazione. Come già detto alla section 9497 sancisce poi che nessuno potrà essere perseguito per aver praticato un aborto in qualunque periodo della gestazione su di un bambino ancor non nato.

Il vescovo della Diocesi di Burlington in Vermont Christopher Coyne, si è detto rattristato e molto preoccupato di un provvedimento legislativo che di fatto apre le porte all’aborto sino al momento del parto, quello che chiama un vero e proprio omicidio di bambini.
Al di là delle posizioni estreme, e quelle che ognuno di noi può maturare sul tema, ciò che stupisce è l’atteggiamento delle correnti femministe e radical chic nostrane, con l’ausilio dei siti schierati che si professano nati per sbugiardare le bufale on line, che si è limitato a negare l’evidenza dei fatti, tacciando di non essere vere le notizie ormai confermate che provengono dagli Usa.
Facile immaginare che queste istanze non tarderanno a sbarcare nel vecchio continente, come sempre accade con i trend di oltreoceano, sotto la cortina fumogena della salvaguardia della salute della donna, sacrosanta e che nessuno vuole ovviamente mettere in discussione, ma che suona ormai solo come un pretesto per introdurre una pratica francamente inaccettabile ed irresponsabile: anche i più pasionari fautori della sopprimibilita’ dei feti in quanto da loro intesi quali meri grumi di cellule, penso avrebbero delle difficoltà a sostenere tali istanze in periodi così avanzati della gravidanza.
Per questo ad oggi si limitano a tacciare di fake news ogni notizia sull’argomento.

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