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Home Cronaca

30 cm nel dorso, un femminicidio “indiretto”

di Silvia Castellani
5 Novembre 2025
In Cronaca
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fidanzata
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30 cm nel dorso, un femminicidio “indiretto”

Una lama di trenta centimetri piantata nella schiena, alle nove del mattino, in una delle vie più frequentate della città.

La vittima è una donna, Anna Laura Valsecchi, trasportata in condizioni gravissime dopo l’aggressione

L’aggressore, Vincenzo Lanni, 59 anni, uomo solitario, introverso, privo di relazioni stabili, è stato già protagonista dieci anni fa di un episodio simile. Aveva allora accoltellato due persone, confessando l’intenzione di fare “vendetta” contro le donne, ritenute responsabili, nella sua visione distorta, del fallimento della sua vita.

È una dinamica che purtroppo si ripete quello della presenza di soggetto isolato, con segnali di pericolosità evidenti, non accompagnato da alcun percorso di cura o controllo, che in un giorno qualunque e in mezzo alla gente, nel pieno della normalità urbana, sfoga la propria rabbia con un atto gratuito e brutale

Contro una donna, una qualsiasi, non la propria compagna, la propria moglie, la propria fidanzata, ma una donna qualsiasi, rea proprio di essere donna. Un femminicidio “indiretto”.

La vicenda pone con forza due domande ineludibili. Perché un uomo con precedenti pericolosi rimane “in libertà” senza un’efficace mappatura o presa in carico dal servizio sanitario? E perché la vittima è diventa il bersaglio della frustrazione altrui?

E non si tratta di “disagio” generico

Qui siamo di fronte a un soggetto che ha dimostrato negli anni una distorsione cognitiva evidente. Ha evidenziato nel tempo la profonda incapacità di riconoscere il confine tra sé e gli altri, tra realtà e risentimento personale. Questi segnali avrebbero dovuto far parte di un percorso di intervento tramite verifiche psichiatriche, terapia obbligatoria, controlli continuativi e se necessario anche restrizione alla circolazione.

Ma il fatto è che molto spesso il sistema si limita a osservare per poi non fare assolutamente niente

E il risultato è una donna aggredita che potrebbe subire conseguenze permanenti. Cosi senza un perché. O meglio senza un apparente perché.

E’ pur vero che le azioni violente non sono sempre imprevedibile. Ma se ci sono anche segnali flebili è necessario intervenire preventivamente e tempestivamente prima che vi siano gravi conseguenze.

La cronaca che leggiamo oggi è difficile da accettare

Il fatto che l’accoltellamento è avvenuto in pieno giorno e in mezzo alla gente, ci rende partecipi ancor più emotivamente. Perché al posto della vittima, poteva esserci tranquillamente qualcuno di noi.
Pensare inoltre che sia stato un atto senza motivo è ingannevole. La motivazione c’è, ed è causata dalle ferite presenti nella mente e nell’animo dell’aggressore mai seriamente curate.

Ecco perché non possiamo restare spettatori

Curare Lanni non sarebbe stato un costo ma un investimento in civiltà e in sicurezza.

È inutile negarlo. Qualcosa nel sistema di controllo sociale non ha funzionato. La donna vittima dell’accoltellamento sta male, ma fortunatamente è viva. Non si puo’ però attendere, con le mani in mano, che tutto questo accada di nuovo.

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Tags: DONNEFEMMINICIDIOGiudiciPRIMO PIANOVIOLENZA
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