Francia in stallo, Europa più debole
La Francia, cuore storico dell’Unione Europea, oggi rischia di diventare il suo anello più debole.
Dopo le elezioni legislative anticipate volute da Emmanuel Macron, il Paese si ritrova senza una maggioranza chiara e con un presidente ormai in caduta libera, isolato e privo di credibilità politica
In questo vuoto di potere, la Francia si scopre fragile proprio nel momento in cui l’Europa avrebbe bisogno di leadership forti, lucide e capaci di affrontare una fase geopolitica carica di tensioni.
Il risultato del voto dello scorso anno a Parigi ha lasciato un Parlamento ingovernabile.
In particolare si registrano gli effetti di una sinistra divisa e radicalizzata, un centro presidenziale screditato e un Rassemblement National di Marine Le Pen che, seppur in crescita, è stato arginato da un fronte repubblicano sempre più incoerente e ideologico. Macron, che voleva rafforzarsi con un “colpo d’azzardo elettorale”, si ritrova ora a gestire una Francia politicamente ingovernabile.
La sua figura, un tempo icona del centrismo europeo, appare oggi svuotata di forza e prospettiva
In patria è contestato, all’estero è sempre più irrilevante. E questa debolezza si riflette inevitabilmente sull’Unione Europea.
E’ quello che viviamo oggi un’Europa senza guida, tra guerre e crisi
Mentre la Francia si impantana, l’Europa affronta sfide epocali quali il conflitto in Ucraina, l’instabilità nei Balcani, la minaccia islamista, le tensioni commerciali con Cina e Stati Uniti, e una crisi energetica mai del tutto risolta. A ciò si aggiungono le pressioni migratorie e il rischio di una recessione a catena.
In questo contesto, la paralisi francese è un lusso che l’Europa non può permettersi.
La Germania, a sua volta, appare indebolita dalla fine del merkelismo e da un governo di coalizione diviso.
Chi guida allora l’Europa?
Certamente è da evidenziare il completo fallimento del centrismo globalista.
Il progetto centrista e progressista incarnato da Macron è naufragato sotto il peso delle sue contraddizioni. Troppo liberale per proteggere le classi popolari, troppo moralista per parlare alle periferie, troppo europeista per comprendere le paure dei cittadini.
Ha promosso un’Europa tecnocratica, sorda alle identità e cieca davanti al bisogno di sicurezza
L’instabilità francese è quindi il sintomo più evidente del fallimento di un modello. Ed è anche un campanello d’allarme per chi in Europa continua a credere in una governance scollegata dalla realtà dei popoli.
L’alternativa possibile è solo in questo momento un cambio di paradigma che può restituire credibilità alle istituzioni europee
Serve un’Europa dei popoli, delle identità e delle responsabilità, in cui gli Stati tornino ad avere voce. Un’Europa guidata non da élite autoreferenziali, ma da leadership radicate nei valori, nella storia e nel consenso.
Non è il tempo dei compromessi deboli, ma della chiarezza e della forza
La Francia senza governo è più di una crisi interna, è il simbolo di un’Europa che ha perso la bussola. Ma ogni crisi apre anche a nuove opportunità.
Sta a una nuova visione politica raccogliere la sfida, offrendo una visione capace di unire sicurezza e sviluppo.
Perché un’Europa forte ha bisogno di nazioni forti. E oggi, purtroppo, la Francia non lo è più.
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