Il grido inascoltato di una madre: “Memoria e dignità per Pamela, non solo celebrazioni di facciata”
MACERATA – “A cosa servono eventi commemorativi se poi ciò che viene creato in memoria di una vittima viene lasciato al degrado e alla distruzione, nel silenzio di chi dovrebbe intervenire?”
È un grido accorato, quello di Alessandra Verni, madre di Pamela Mastropietro, che ancora una volta si trova costretta a scrivere alle istituzioni della città di Macerata per chiedere un atto minimo di rispetto: la manutenzione e la tutela dell’installazione commemorativa dedicata a sua figlia in via Spalato 124.
L’email, inviata il 14 luglio 2025 al sindaco Sandro Parcaroli, alla vice sindaca Francesca D’Alessandro e ad altri esponenti della giunta comunale, non ha ricevuto alcuna risposta
Nessun segnale, nessuna presa in carico, nessun gesto concreto.
Eppure si parla di un luogo simbolico che dovrebbe rappresentare non solo il ricordo di una giovane vita spezzata in modo atroce, ma anche un monito per l’intera comunità.
“È tempo di riflettere su quanto valore diamo davvero alla memoria e alla dignità delle vittime”, scrive Alessandra Verni. “Sembra che il nostro impegno venga sprecato, e che nessuno si prenda realmente cura di ciò che resta.”
L’indifferenza istituzionale pesa ancora di più se si pensa che il caso Pamela non è affatto un capitolo chiuso. Come riportato da Picchio News (“Macerata, tu chiamali se vuoi episodi, ma si è rischiato il bis di Pamela”), episodi recenti hanno riportato alla luce le falle di un sistema di controllo del territorio ancora troppo fragile. Una tragedia come quella di Pamela può ripetersi, perché le cause – criminalità diffusa, degrado, mancanza di sorveglianza – sono ancora tutte presenti.
Ecco perché il dovere della memoria non è un esercizio retorico, ma una responsabilità concreta per chi amministra e per ogni cittadino che abbia coscienza civile
Il dolore di una madre non può essere ignorato. Il monumento a Pamela non è solo un segno del passato, ma un presidio morale che parla al presente.
E proprio per questo lascia attoniti la trascuratezza e la mancata tutela di quello spazio, sistematicamente vandalizzato, più volte danneggiato, oggi nuovamente ridotto in condizioni indegne.
A ciò si aggiunge un altro aspetto spesso sottaciuto: la lentezza con cui è stato assicurato alla giustizia almeno uno dei colpevoli, in un percorso giudiziario che ha lasciato aperti troppi interrogativi. Una giustizia ritardata, una verità ancora piena di ombre, e un’amministrazione che oggi non risponde nemmeno a un appello di decenza e rispetto
Nel silenzio delle istituzioni, restano la voce e il coraggio di una madre che non si arrende, e che ricorda a tutti noi che il caso di Pamela non è chiuso, e il dovere di ricordarla è un obbligo morale per l’intero Paese.
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