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Home Esteri

Quando la pace diventa solo una parola

di Alessandro Scipioni
4 Giugno 2025
In Esteri
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Guerra e Pace: la classifica mondiale delle Nazioni

War or Peace

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Quando la pace diventa solo una parola

Mettiamola come vogliamo: ognuno ha le sue ragioni. Ma se proprio mentre si inaugurano i colloqui di pace, l’intelligence occidentale (chiamiamola pure “Einstein 007”) decide di avviare un’operazione militare — per quanto brillante, per quanto pianificata da mesi — è evidente che non si sta scegliendo la strada della pace.

Va bene ribadire, ancora una volta, che c’è un aggressore e un aggredito. Ma a un certo punto, questa diventa un’obiezione sempre più debole, soprattutto se fatta dall’Occidente. In Medio Oriente, Israele non è forse stato aggredito? Eppure, le uniche ragioni che sembrano ricevere attenzione sono quelle dei palestinesi.

Anche in Ucraina, guardiamo la realtà

Zelensky non ha mai dato segni concreti di voler chiudere la guerra con un accordo pacifico. E gran parte dell’Europa, anziché favorire il dialogo, continua a boicottare gli sforzi di mediazione di Donald Trump, che — nel bene o nel male — sta cercando di porsi come intermediario.

La verità è che la pace in Ucraina non si vuole raggiungere.

Certo, le richieste di Putin non sono accettabili per Kiev. Ma siamo onesti: l’Ucraina non è l’Afghanistan, e non può vincere questa guerra, a meno che non si voglia arrivare allo scenario estremo dell’arma atomica, che tutti sperano di scongiurare.

Un accordo di pace, per quanto difficile, sarebbe comunque preferibile a qualsiasi altra opzione oggi sul tavolo. Anche perché, se chi ci governa non ha del tutto perso il lume della ragione, dovrebbe valutare il rischio concreto: se i calcoli dell’Occidente sono sbagliati, il risultato potrebbe essere una sconfitta totale e la cancellazione dell’Ucraina dalle carte geografiche.

Il leone inglese non aiuta

L’accordo firmato da Keir Starmer e Volodymyr Zelensky non ha contribuito alla pace. Anzi, ha rafforzato la linea dura. Sostenere apertamente la richiesta di adesione dell’Ucraina alla NATO è una posizione che continua a rappresentare uno degli ostacoli più difficili da superare.

Sarebbe stato molto più utile aprire uno spiraglio sulla neutralità ucraina, in cambio di un trattato di non aggressione. Ma nulla di tutto questo è stato nemmeno discusso.

L’Europa gioca a sabotare se stessa

La Francia, da parte sua, non è rimasta a guardare. Ha giocato un ruolo importante, ma non certo in favore della pace. L’Europa, oggi, appare ridimensionata come attore politico e come scuola di pensiero. Invece di promuovere la stabilità, sembra voler sabotare qualsiasi ipotesi di intesa, nel tentativo estremo di contare ancora qualcosa sullo scacchiere globale.

È il gesto di chi, non potendo essere protagonista, decide di diventare elemento di disturbo.

Putin, nel frattempo, ha definito “improbabile” un suo incontro con Trump e Zelensky. I colloqui sono in salita, non solo per le difficoltà tra i belligeranti, ma anche per l’ambiguità di alcuni Stati europei, che cercano di riaffermare una potenza ormai perduta.

Francia e Germania, ad esempio, utilizzano l’ambizione di grande potenza come leva, cercando di influenzare gli equilibri globali attraverso il caos, anziché con proposte costruttive.

L’Inghilterra gioca il suo solito gioco

La Gran Bretagna, storicamente, ha sempre perseguito i propri interessi cercando di impedire la nascita di grandi blocchi continentali. Oggi non ha più un impero coloniale, ma conserva ancora l’influenza commerciale del Commonwealth. Per questo il mercato unico europeo non l’ha mai davvero interessata.

Tuttavia, resta per Londra fondamentale evitare la creazione di un’Europa forte, unita e autonoma. E così continua a ragionare con la mentalità vittoriana: non potendo dominare, cerca di condizionare.

La pace come contenimento della Cina

In tutto questo caos, l’Occidente sembra dimenticare un punto fondamentale: la pace con la Russia, seppur difficile, sarebbe stata (e resta) uno degli strumenti più efficaci per contenere l’espansione cinese.

Purtroppo, chi oggi guida le scelte strategiche dei nostri Paesi sembra privo di una visione di lungo periodo. E questo rischia di indebolire proprio il fronte più importante dell’Occidente.

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Tags: EUROPAGUERRA RUSSO-UCRAINAIN EVIDENZAINGHILTERRATRUMP
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