10 ragazzi svelano cos’è per loro il sesso: vittime dell’immaginario porno…

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Ragazzi e sesso – Più informati dei loro genitori, più aperti alle esperienze, ma anche vittime dell’immaginario del porno, del giudizio dei social e della mascolinità tossica. Dieci adolescenti ci raccontano che cos’è per loro il sesso al di là dei nostri pregiudizi

Alessandra: 17 anni, Lecce

«Per me il sesso è qualcosa da fare con qualcuno a cui vuoi bene. So che non è così per tutti, c’è chi lo fa a caso, ma io invece devo sentire che dell’altro mi posso fidare: di lui e del sentimento che prova per me. Insomma, devo sentirmi amata e rispettata.

Non credo che al giorno d’oggi il sesso sia ancora un argomento tabù, ma noto che si parla pochissimo del desiderio e dei desideri.

Anche per me è un tema molto intimo che faccio fatica a condividere con le mie amiche e persino con il mio ragazzo. Il sesso è qualcosa che mi ha dato confidenza col mio corpo: c’è stato un periodo difficile nella mia vita e ne porto ancora i segni addosso, ma ora è passata e ci sono riuscita anche grazie ai ragazzi che ho avuto. Ora mi sento una persona davvero forte».

Tomaso 15 anni, Verona

«So che in questo momento tutti vogliono definirsi in qualche modo, io invece ho scelto di non mettermi addosso nessuna etichetta: sono semplicemente una persona aperta alle esperienze.

Penso che tutte le sigle del mondo Lgbt abbiano avuto un senso e un’importanza in un movimento di liberazione e di lotta per i diritti, ma ora siamo arrivati a un eccesso, e le caselle mi sembrano delle costrizioni mentali.

Per me l’unica definizione che conta è quella sul genere nel quale ci si identifica, perché chi ti sta di fronte non usi il pronome sbagliato, mentre tutto ciò che è orientamento sessuale non mi interessa. Quelli della mia generazione stanno rompendo tanti tabù, ma non è facile: io sono stato insultato e inseguito solo perché avevo lo smalto nero. Al momento mi piace una ragazza: le ho detto della mia apertura, mi ha risposto che la vede esattamente come me».

Alessia 17 anni, Catania

«Io credo che il sesso e il sentimento siano due cose indipendenti: si può provare attrazione fisica anche senza essere innamorati. Anche perché il sentimento è qualcosa di grande e non è sempre facile provarlo. Io ho la fortuna di avere un ragazzo con cui riesco a tenere insieme le cose. La mia prima volta è stata con lui ed è stato super rispettoso, ha sempre aspettato che prendessi confidenza con le situazioni.

Abbiamo imparato insieme: si possono fare mille discorsi con le amiche, però alla fine ti conosci solo sperimentando. Nonostante ci siamo evoluti ci sono ancora tanti giudizi intorno al sesso: se lo fai troppo presto, se lo fai troppo tardi, se lo fai con qualcuno che non è il tuo fidanzato. E ci sono anche tante paure: la gravidanza, le malattie. Sarebbe giusto poter parlare di queste cose in famiglia (nella mia lo facciamo), ma se no ci sono tante pagine utili sui social».

Andrea 17 anni, Torino

«Siamo una generazione cresciuta immersa dentro contenuti sessuali: da bambini in tv vedevamo le veline, le pubblicità sexy e poi è arrivato Instagram dove tutto è allusione. Credo che questo ci abbia dato una visione molto distorta del sesso e ci abbia anche un po’ rovinato la magia.

Ho visto i giornaletti porno che andavano ai tempi di mio padre e mi sembrano meno espliciti di molti contenuti che si trovano liberamente sui social, e che anche i bambini possono guardare. Io ho cercato di stare il più lontano possibile da tutto questo condizionamento, di vivere la mia sessualità come una cosa solo mia, di cui non devo rendere conto a nessuno, e ho sempre cercato partner con una visione limpida, ma non è facile. Tante ragazze sono vittime di questa idea di dover essere super sexy: sui social le vedi aggressive, poi le incontri e sono spaventate e non hanno nessuna esperienza».

Alice 17 anni, Milano

«Penso che se la mia generazione ha un rapporto sano con il sesso il merito sia molto dei nostri genitori che ci hanno insegnato il rispetto per le donne e che l’uomo non è quello che comanda. Noi, in cambio, credo stiamo dimostrando loro che l’omosessualità è una cosa assolutamente normale e che l’identità di genere non è un dato scontato, ma su cui si possono fare delle scelte.

Ma nella formazione su questi temi ha tanta importanza, oltre alla famiglia, anche la scuola: il corso di educazione sessuale che ho fatto alle elementari mi ha tolto dall’imbarazzo e dalla sensazione che il sesso sia un tema tabù. Per me è una cosa bella, che si fa con qualcuno che è speciale. Ho un’idea un po’ romantica anche della prima volta che secondo me segna l’inizio di una fase nuova e importante del rapporto. Questo almeno in teoria, perché poi in pratica sento i racconti di tante prime volte che non sono per niente così».

Maddalena 15 anni, Frosinone

«Tra i miei compagni di scuola il sesso è un argomento di lotta e di pregiudizi: ci si vanta, si giudica. C’è una pressione sociale sul fare l’amore: devi farlo presto e poi anche raccontarlo. Solo così molti si sentono adulti. Io la vedo in modo completamente diverso: per me è una parte così naturale della vita che non c’è proprio niente da dire.

Vivo in una realtà piccola, ma ho la fortuna di avere amici in giro per l’Italia, cosa che mi ha reso un po’ più aperta della media dei miei coetanei. Frequento una scuola di politica dove parliamo di emancipazione femminile anche dal punto di vista sessuale e discutiamo di orgasmo, piacere e richieste, tutti argomenti su cui le mie amiche sono imbarazzatissime.

Io cerco di diffondere un po’ di informazione sul tema condividendo dei post sui miei social. Purtroppo per la mia esperienza la scuola si è sempre disinteressata di fare educazione sessuale, e invece sarebbe importantissimo».

Giovanni 17 anni, Bologna

«Penso che il sesso sia un po’ sopravvalutato, ma forse lo dico perché non mi è mai capitato di farlo con qualcuno che amavo davvero. Erano cose occasionali, a cui non dici no, ma… Sono arrivato alla mia prima volta credendo di sapere tutto perché avevo guardato un sacco di porno.

Ma poi ho capito che non sapevo proprio niente e che il porno è tutta una finzione, per fortuna le mie prime ragazze avevano un po’ più esperienza di me. Credo che tra i ragazzi ci sia ancora questa idea che devi essere un maschio alfa, una forma strisciante di mascolinità tossica che ha stancato sia le ragazze che anche noi maschi.

Mi sembra che tutta questa ondata dell’Lgbt abbia paradossalmente rafforzato i maschi tossici, che si sentono una minoranza e quindi rivendicano con più forza le loro idee machiste. Secondo me dietro uno che si vanta di essere un maschio alfa c’è solo un ragazzo fragile che si è inventato un personaggio dietro cui nascondersi».

James 17 anni, Trieste

«Ho passato molto tempo a chiedermi se mi piacessero i ragazzi o le ragazze e siccome non riuscivo a darmi una risposta che non cambiasse, ho smesso di farmi la domanda. Sono un ragazzo transgender, ma non è la prima cosa che dico quando mi presento a qualcuno: lo specifico solo se c’è un possibile coinvolgimento sessuale, o romantico.

Per tutti sono James, e basta. Essere trans non ha mai influenzato in alcun modo il mio rapporto con il sesso: ho cominciato a farlo con una persona con la quale c’era confidenza e questo mi ha fatto sentire sicuro anche in tutte le storie che sono venute dopo.

La maggior parte delle persone che frequento sono del mondo Lgbt ed è una cosa che mi aiuta a non dover dare troppe spiegazioni e a non scontrarmi con i pregiudizi che alcuni della mia età hanno ancora, spesso perché li assorbono in casa. Invece le persone che mi conoscono da prima che iniziassi la transizione hanno vissuto tutto con naturalezza e mi sono state vicine. Anche la mia famiglia è sempre stata aperta su tutto. Fino a 15 anni mio padre voleva, quando invitavo qualcuno a casa, che tenessi la porta di camera mia aperta. Adesso, invece, la posso chiudere».

Matteo 20 anni, Milano

«Per molti, dopo la quarantena, il sesso è una forma di liberazione. Per me, che ho una storia con Federica da un anno e mezzo, pensare al sesso vuol dire pensare a noi due. Ormai mi fa strano anche dire “fare sesso”, “fare l’amore” mi sembra un modo più giusto per chiamare quello che facciamo, qualcosa che non ha solo a che fare con i corpi, ma anche con la testa. Prima ero uno da storie brevi, mi divertivo, mi eccitavano l’aspetto fisico e il momento. Adesso sono molto diverso.

Quando sento i racconti di mia madre e dei suoi amici, penso che per la loro generazione il sesso fosse qualcosa di più libero di quanto lo sia per noi. Non c’erano i social a giudicarti, a espandere: quella foto non è più un’esperienza tra noi due, ma tra noi due e i nostri follower. Lo so, non è obbligatorio postare contenuti intimi e personali, io lo faccio per ricordare momenti importanti, e anche un po’ come gesto di possesso. Come dire: lei è mia. Non perché sia un oggetto, ma perché sono orgoglioso di lei».

Giacomo 18 anni, Sanremo

«Ho una ragazza e sono principalmente attratto dalle donne, ma non mi definisco etero, piuttosto queer. L’anno scorso mi truccavo, ma la mia era una scelta estetica, non certo un coming out: mi piacerebbe molto che fossimo liberi di fare ciò che vogliamo coi nostri corpi, senza usarli per mandare messaggi.

Queer non ce l’ho scritto nemmeno sulla bio di Instagram: mi sembrerebbe un’ostentazione. Molte delle cose che ho imparato sul sesso arrivano dal porno, che in passato ho guardato anche tutti i giorni. Il bello del porno è che moltiplica la fantasia: io arrivo fino a qui, un altro fa un passo più in là.

La cosa brutta invece è che, secondo me, rende violente le persone e che restituisce un’idea terribile della donna: anche per questo cerco di guardarlo sempre meno. In futuro spero di soddisfare anche la mia parte queer. Al momento va bene così. La cosa divertente è che io e la mia ragazza ci scambiamo foto di un ragazzo che tutti e due troviamo molto bello».

Silvia Nucini per “Vanity Fair”

 

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