Woodstock si tenne durante una pandemia

Il concerto leggendario del 1969 richiamò più di un milione di giovani

Woodstock

Woodstock, fu una manifestazione, un festival, che si svolse a Bethel, una piccola città rurale nello stato di New York, dal 15 al 18 agosto del 1969, richiamando più un milione di giovani della cultura hippie.

Cosa hanno in comune un concerto ed un festival divenuto un simbolo della ribellione giovanile e la pandemia da influenza? Molto come vedremo

Si era in piena pandemia da Influenza di Hong Kong (H3N2)

Dal 1968 al 1970, quella influenza uccise 1 milione di persone in tutto il mondo, circa centomila negli Stati Uniti, la maggior parte ultra sessantacinquenni.

Ma non ci fu nessun lockdown o crisi economiche, nessun distanziamento sociale.

Anzi, a Woodstock i giovani erano molto vicini, in piena cultura lisergica e di libertà sessuale, tanto da fare di quel concerto un’icona della controcultura sessantottini.

Il U.S. Centers for Disease Control and Prevention (CDC) conferma che la pandemia si concluse nel 1970, e che il picco fu tra il dicembre 1968 ed il gennaio 1969.

Nel novembre 1969 ci fu una nuova ondata di contagi della Influenza di Hong Kong.

La pandemia si concluse solo nel 1970

Joel Rosenman, co-produttore di Woodstock, al proposito ha affermato:

a Woodstock non si applicarono misure di contenimento, perché in quel tempo la pandemia era regredire, e non c’era da applicare misure di contenimento. Nei mesi successivi a dicembre gennaio l’influenza era sparita. A metà 1969 ogni preoccupazione per il virus ed una sua ripresa erano dimenticata. Dopo molti mesi da Woodstock fummo scaraventati per un nuovo focolaio in un orribile déjà-vu.”

Woodstock divenne un simbolo della cultura hippie, con performances di Joan Baez, Ravi Shankar, Janis Joplin, Santana, The Who, Jimi Hendrix (qui un suo ritratto).

L’organizzazione di Woodstock si aspettava circa trentamila spettatori, ne arrivarono più di un milione.

Sicuramente fa un certo effetto vedere assembramenti simili in una situazione simile a quella che stiamo vivendo ai tempi del Coronavirus.

Ma il messaggio vuole essere chiaro, pur nelle avversità e nelle possibili ricadute, lo spazio per eventi iconici doneranno speranza di rinascita. Stiamo vivendo un’epoca di crisi economica, sanitaria e di discussione valoriale simile a quella di fine anni ’60 e anni ’70, ma i simboli di libertà e rinascita possono aiutarci anche nel momento buio di una eventuale ricaduta.

Impariamo dalla Storia, che spesso si ripete ciclicamente, cogliamo le sue lezioni.

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