Willy, portato via dal branco dai muscoli ben torniti e dai cervelli rattrappiti

willy

La morte di Willy ci ha colpito tutti nel profondo. Un bel sorriso, pulito. Un ragazzo, i suoi sogni, presi a calci e pugni dal branco di giovani lombrosiani. Facce da ebeti agghindate con ninnoli luccicanti. Kalashnikov d’oro appesi al collo. Visi mono espressivi, due fratelli di 24 e 25 anni uniti dalle pose, della griffe e dal vuoto ottuso dei bulbi oculari. Cinque cazzoni di periferia buoni per un video di rap ciociaro.

Il problema non sono questi cinque inetti pressurizzati dalla bamba, il problema è che non sono soli. Siamo pieni di mine vaganti da Expo’ del narco-fitness. Potremmo esportarli – se qualcuno mai li volesse.

Ma chi volete che se li prenda i giovani plastificati che riempiono i social di stupide foto a torso nudo, debordanti muscoli ben torniti e cervelli rattrappiti. Nessuno. Del resto non siamo i soli a dover fare i conti con i nuovi ebeti digitali in vetrina. Gabriele Bianchi, il maschio alfa del branco di minorati, diceva di credere nel lavoro di fruttivendolo. Chissà quanto sudore avrà mai riservato alle casse del mercato. Ben poco, di sicuro.

Moto, gioielli, occhiali, scarpe e compagnia bella a vendere la frutta non si comprano in un giorno. Ci vuole tempo e fatica. Tanta fatica. Con la coca è più facile. Meglio la coca, fanculo la verdura.

Bianca, vergine e pura, toglimi la paura. Trasformami in un vincente, anche se sono un inetto perdente.

Troppo facile. Cervelli e vite bruciate in una manciata di anni, quando non di mesi.

Ecco a voi l’era social-smart; l’età dell’apparire, a tutti i costi.

Esseri che non sono, e non saranno mai, hanno portato via chi invece era.

Ciao Willy.

 

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