La vittoria di CasaPound su Facebook, reazioni considerazioni.

“Il ricorso va accolto e va ordinato a FACEBOOK l’immediata riattivazione della pagina dell’Associazione di Promozione Sociale CasaPound”. Il tribunale civile di Roma ha emesso una sentenza inequivocabile, ordinando a Facebook di riattivare immediatamente la pagina ufficiale del movimento e il profilo personale di Davide Di Stefano suo amministratore. 

Un “accoglimento totale” del ricorso che per CasaPound Italia rappresenta non solo una vittoria giudiziaria ma anche politica, visto che la sentenza richiama esplicitamente la Costituzione, ribadendo il diritto ad esprimersi del movimento. Una bella lezione anche a quel mondo cosiddetto “antifascista” che, negli anni, ha cercato di strumentalizzare biecamente la nostra Carta Costituzionale, sostenendo che in essa vi fossero i presupposti per mettere a tacere la voce delle tartarughe frecciate. 

Nel caso in cui facebook si rifiutasse di ottemperare a quanto disposto dal Giudice le sanzioni sarebbero pesantissime: la penale fissata per ogni giorno di violazione dell’ordine impartito è di € 800,00 euro. 

I punti salienti dell’ordinanza

E’ infatti evidente il rilievo preminente assunto dal servizio di Facebook (o di altri social network ad esso collegati) con riferimento all’attuazione di principi cardine essenziali dell’ordinamento come quello del pluralismo dei partiti politici (49 Cost.), al punto che il soggetto che non è presente su Facebook è di fatto escluso (o fortemente limitato) dal dibattito politico italiano, come testimoniato dal fatto che la quasi totalità degli esponenti politici italiani quotidianamente affida alla propria pagina Facebook i messaggi politici e la diffusione delle idee del proprio movimento.
Ne deriva che il rapporto tra FACEBOOK e l’utente che intenda registrarsi al servizio (o con
l’utente già abilitato al servizio come nel caso in esame) non è assimilabile al rapporto tra due soggetti privati qualsiasi in quanto una delle parti, appunto FACEBOOK, ricopre una speciale posizione: tale speciale posizione comporta che FACEBOOK, nella contrattazione con gli utenti, debba strettamente attenersi al rispetto dei principi costituzionali e ordinamentali finchè non si dimostri (con accertamento da compiere attraverso una fase a cognizione piena) la loro violazioneda parte dell’utente.
Il rispetto dei principi costituzionali e ordinamentali costituisce per il soggetto FACEBOOK ad un tempo condizione e limite nel rapporto con gli utenti che chiedano l’accesso al proprio servizio. Conseguentemente ai principi sopra esposti, l’esclusione dei ricorrenti da FACEBOOK si pone in contrasto con il diritto al pluralismo di cui si è detto, eliminando o fortemente comprimendo la possibilità per l’Associazione ricorrente, attiva nel panorama politico italiano dal 2009, di esprimere i propri messaggi politici.”

Il Tribunale di Roma, in composizione monocratica, visto l’art. 700 c.p.c.:
– accoglie il ricorso e, per l’effetto, ordina a FACEBOOK IRELAND LIMITED l’immediata
riattivazione della pagina dell’Associazione di Promozione Sociale CasaPound Italia all’indirizzo https://www.facebook.com/casapounditalia/ e del profilo personale di Davide Di Stefano, quale amministratore della pagina;
– fissa la penale di € 800,00 per ogni giorno di violazione dell’ordine impartito, successivo alla conoscenza legale dello stesso;
– condanna FACEBOOK IRELAND LIMITED alla rifusione delle spese di giudizio sostenute da
ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE CASA POUND ITALIA e DAVIDE DI STEFANO, liquidate in complessivi € 15.000,00, oltre spese generali ed accessori come per legge.

I commenti a caldo dei vertici del movimento

Simone Di Stefano è intervenuto poco dopo l’uscita della notizia, ribadendo quanto già espresso poche ore dopo la censura che, lo ricordiamo, non ha riguardato soltanto le pagine ufficiali del movimento, ma anche di quelle dei suoi principali esponenti politici e delle associazioni ad esso connesse, comprese quelle che si occupano di cultura e solidarietà. “Per fortuna, a quanto pare, sembra che un privato non possa fare esattamente quello che vuole” ha dichiarato Di Stefano a Il Primato Nazionale  “soprattutto quando si configura come una sorta di servizio pubblico. Se tutta la politica e l’informazione italiana sono obbligate a essere su Facebook per esistere mediaticamente, la piattaforma non può sfruttare questa sua situazione di monopolio per decidere chi può parlare e chi no. La legge italiana fortunatamente parla ancora chiaro, così come la Costituzione: la magistratura ha finalmente fatto sentire il suo peso. Questa sentenza smentisce finalmente chi segue a pappagallo i diktat globalisti e sostiene arbitrariamente che ‘i privati e le multinazionali fanno quello che vogliono’. Oggi un giudice ha stabilito che in una nazione comandano ancora i popoli e lo stato di diritto».

Il Presidente di CasaPound Gianluca Iannone ha voluto ribadire il posizionamento di CasaPound al di fuori dei dettami del pensiero unico: “E’ una vittoria importante  perché si era trattato di una chiusura pretestuosa nei confronti di un movimento che ha rappresentanti eletti nei consigli comunali con il simbolo della Tartaruga frecciata. Questa è una vittoria di CasaPound e di tutto un mondo politico non allineato“.

I contenuti di questa sentenza infatti non rappresentano una buona notizia soltanto per CasaPound ma anche e soprattutto per lo Stato italiano. Sarebbe stato molto pericoloso se fosse passato il messaggio che un soggetto privato, qualunque esso fosse, potesse ergersi al di sopra della legge influenzando le dinamiche politiche della Nazione a proprio piacimento. La sinistra globalista se ne faccia una ragione: L’Italia esiste ancora. 

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