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Venezuela, droga e potere: la strategia di Trump tra narcos e regime chavista

di Alessandro Scipioni
1 Novembre 2025
In Esteri
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Venezuela, droga e potere: la strategia di Trump tra narcos e regime chavista
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Venezuela, droga e potere: la strategia di Trump tra narcos e regime chavista

Le rivelazioni sulle presunte fabbriche della droga coperte dal regime di Nicolás Maduro e sul finanziamento del suo potere attraverso i clan del narcotraffico latinoamericano gettano nuova luce su una realtà che intreccia criminalità, politica e geopolitica.

Secondo diverse inchieste internazionali, il presidente venezuelano sarebbe al centro di un sistema di potere che utilizza il traffico di stupefacenti come risorsa economica e come strumento di controllo interno

In questo scenario si inserisce la linea di Donald Trump, spesso descritto come un uomo di pace, lontano dalle avventure militari che hanno caratterizzato altre amministrazioni statunitensi. L’ex presidente non agisce da “cowboy”, ma da stratega che, nel caso del Venezuela, mira a colpire due obiettivi con una sola mossa: la lotta ai narcos e la fine del regime chavista.

La guerra al narcotraffico è da sempre uno dei capisaldi della politica repubblicana americana

Lo fu durante gli anni di Ronald Reagan, con la campagna “Just Say No” guidata da Nancy Reagan, e continua a esserlo oggi come linea identitaria della destra statunitense.

Trump raccoglie quell’eredità e la interpreta con pragmatismo: un’azione mirata e coerente, priva di retorica bellicista, che non punta a una nuova escalation ma a un risultato politico chiaro. D’altronde, nessuno potrebbe oggi sostenere pubblicamente la causa dei trafficanti, e il consenso interno e internazionale su questo fronte resta unito.

La storia offre un parallelo curioso

Nell’Ottocento, la Gran Bretagna vittoriana si presentò come portatrice di civiltà durante la guerra dell’oppio, mascherando dietro ideali di libertà un conflitto combattuto in difesa dei propri interessi commerciali.

Allora la propaganda riuscì a convincere parte dell’opinione pubblica; oggi un’operazione simile sarebbe impossibile.

Il narcotraffico non ha più coperture morali, e nessuno può rivendicare di esserne difensore o beneficiario.

C’è però anche una lettura geopolitica più ampia. Trump ha rispolverato, in chiave moderna, la Dottrina Monroe: “l’America agli americani”

Non si tratta, come spesso si crede, di una visione isolazionista o nazionalista, ma del principio secondo cui le potenze straniere devono restare fuori dal continente americano. Una politica di equilibrio e di riaffermazione dell’influenza statunitense nel proprio emisfero. L’“America First” di Trump non è una chiusura al mondo, ma un ritorno a una politica di concentrazione strategica: difendere il proprio spazio naturale d’influenza, il “giardino di casa”, prima di intervenire altrove.

Dopo anni in cui Washington ha proiettato le proprie energie su scenari lontani — dal Medio Oriente all’Asia — la nuova linea mira a ristabilire un controllo più solido sull’America Latina, un’area che gli Stati Uniti avevano finito per trascurare

Da qui l’interesse diretto per il Venezuela e la volontà di indebolire il regime di Maduro, erede del progetto politico di Hugo Chávez e storicamente ostile a Washington.

Con la stabilizzazione politica dell’Argentina e la crescente influenza degli Stati Uniti in alcuni Paesi dell’area, l’America sembra ritrovare un ruolo centrale anche a sud del Rio Grande. In questo contesto, la partita venezuelana non è solo una questione di narcotraffico o di lotta al crimine, ma un tassello decisivo di una più ampia strategia di riconquista politica e d’influenza regionale.

Trump, dunque, non appare come un avventuriero in cerca di guerre, ma come un pragmatico che ha scelto di riportare la politica estera americana alle sue origini strategiche

Il Venezuela è il terreno su cui si intrecciano due battaglie simboliche: quella contro il potere del narcotraffico e quella contro un regime che sfida da anni l’egemonia statunitense nel continente.

Due piccioni con una sola fava, per usare un vecchio proverbio, ma anche un segnale chiaro di come la Casa Bianca voglia tornare a guardare prima di tutto al proprio emisfero, dove si decide una parte essenziale del futuro americano.

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Tags: CHAVEZDONALD TRUMPDROGAIN EVIDENZAMaduro
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