Uno dei poteri dello stato

ROMA 24-01-2014 PALAZZO DI GRAZIA E GIUSTIZIA. CERIMONIA DI APERTURA DELL'ANNO GIUDIZIARIO PRESSO LA CORTE DI CASSAZIONE. , - POLITICA, GIUSTIZIA, TRIBUNALE, ANNO GIUDIZIARIO CASSAZIONE, GIUDICI, TOGHE,

Uno dei poteri dello stato.Uno dei poteri dello stato, il legislativo, saltando a pieppari l’esecutivo, si trasforma magicamente nel terzo, il giudiziario.

Il caso

Non ho una simpatia sviscerata per Santanché, dato che non sono mai riuscita a chiarire se il suo modo affettato di parlare è dovuto a una forma di educazione artefatta o a sincerità tou court.

Tutto ciò premesso voglio superare questa mia ritrosia alla comprensione, dimenticare il suo ruolo di ministro e considerarla una persona. Una persona umana, come qualcuno ha il vizio di definire impropriamente. Ancorchè, talvolta, imbarazzante.

Abbiamo assistito, in un giorno che forse sarà storicizzato, il 5 luglio 2023, ad un odio strisciante ma spesso anche eclatante da parte di alcuni membri del parlamento che sostengono, sebbene fosse non solo non indagata, non solo non rinviata a giudizio, tantomeno condannata. Ma, casualmente, pare che sia indagata, secondo organi di stampa, con divulgazioni dello stesso pomeriggio senza un avviso di garanzia . Verrebbe da dire a sua insaputa.

Ancora vicenda tutta da chiarire, anche politicamente e giuridicamente, dato che il Presidente avrebbe garantito di richiederne le dimissioni solo in caso di rinvio a giudizio.

I pentastellati

Secondo alcuni esponenti dei cinque stelle, da un’ inchiesta giornalistica, è venuto fuori che il ministro non ha avuto un comportamento corretto. Su dichiarazioni unilaterali di dipendenti e altri personaggi che, ipoteticamente, potrebbero avere avuto più di quanto hanno dato.

Tutti quelli che gli hanno voluto bene hanno ricordato e associato all’affaire Santanché quello di Berlusconi del 94, e l’invito a comparire, erroneamente scambiato per un avviso di garanzia, proprio quel 22 novembre 1994, annunciato il giorno prima dal Corriere come un vero e proprio scoop. Nei giorni in cui l’allora Presidente del Consiglio, al primo mandato, presiedeva una Conferenza Internazionale sulla criminalità organizzata a Napoli.

Oh, ma sono tanti quelli che sono stati bloccati dalla magistratura, democratica siddetta, ormai il carnet ha bisogno di un supplemento cartaceao. Da tempo.
Non è dato sapere, ancora, se tutte le accuse dalle quali il Ministro si è dovuta difendere, quante e quali, sonon vere.
Ma i media la fanno da padrone, si ergono a giudici ancorché indirettamente. Dando per reali accuse che non sono state ancora neppure considerate dalla magistratura.

E, francamente ci si sente impotenti quando si vede chi siede in quelli scranni che hanno accolto personaggi di prima scelta, certo, con difetti alternati ai pregi, per carità, ma sempre di prima caratura.
E ci ritorna in mente, quella strana, emblematica “amicizia” tra il comunista Berlinguer ed il fascista Almirante.
Dunque, per rifarsi la bocca, un bell’aneddoto che ci fa rimpiangere il tempo che fu.

Nella bagarre in cui siamo immersi in questo scorcio di inizio estate risulta difficile affrontare qualsiasi tema. L’intreccio, il raggomitolamento di eventi e avvenimenti fa abortire qualsiasi approccio a argomentazioni che non riescono a trovare uno sbocco logico e razionale. Naturalmente è una mia opinione. E allora pesco nel bailamme, nella successione di eventi spesso paradossali e trovo, nel cassettino della memoria un ricordo stupendo.

Le figure di un tempo

Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista dal 1972 al 1984. Giorgio Almirante, iscritto al Partito Nazionale Fascista (fino al 1943), al Partito Fascista Repubblicano (1943-45) ed al Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale (1946-1988).

Due uomini diversi, agli antipodi. Mai un insulto, mai un offesa a toni alti. Enrico Berlinguer, colpito da ictus durante un comizio per le elezioni europee, e i datati come me lo ricordano bene e con dispiacere, muore l’11 giugno dell’84. Giorgio Almirante si reca in Via delle Botteghe Oscure, alla camera ardente dell’avversario di sempre , mai nemico, per rendergli un commosso omaggio. Si mette in fila, lui, ex-fascista, con i comunisti. Nessuno lo contesta, naturalmente. Pajetta e Iotti , affabilmente lo invitano a seguirli davanti alla salma dell’uomo con il quale da sempre aveva avuto confronti decisi ma leali. Il 22 maggio del 1988 muore Almirante. Pajetta e Iotti vanno in via della Scrofa, dai “camerati” circondati dal medesimo rispetto che i comunisti avevano loro riservato 4 anni prima.
Non avevano bisogno di insultare o di demonizzare nessuno. Ancor meno di odiare o portare rancore. Che nostalgia di quegli uomini. Altra preparazione, altra cultura. Politici di altissimo livello che sapevano rispettare gli avversari politici, pur esternando e difendendo i rispettivi principi e idee. Oggi, che dire.. meglio non dire.

Speriamo di non dover assistere alla scomparsa di nessuno per ritrovare rispetto e serenità,pensavo tempo fa ricordandop l’aneddoto.

Ci siamo arrivati, purtroppo, e sapevamo che sarebbe accaduto e presto. Fatalmente.

Purtroppo Silvio berlusconi è scomparso. E, a differenza dell’aneddoto descritto, abbiamo assistito a invereconde manifestazioni di odio che non si dovrebbero mai riscontrare verso una persona che lascia questo momdo.
Un esempio , fra i tanti. Il Consiglio comunale di Empoli, guarda caso provincia di Firenze, ancora rossa, ma in una Toscana che si colora sempre più di azzurro, non ha aderito alla richiesta del centro destra, minoranza, di osservare un minuto di silenzio in onore di Berlusconi che, evidentemente, fa paura anche da morto. Come ha esordito un esponente di centro destra.

Certo, sono fuori tema, ma questo simbolico gesto la dice lunga sull’odio di alcuni, non tutti in verità, esponenti dei cinquestelle e della sinistra. Meglio, del PD, la cui segretaria che non sa stenografare nè dattilografare, e pensa di elevarsi avvalendosi di un linguaggio criptico, ne è il capostipite.

Come sostiene il mio mentore, Einaudi, solo la ricerca costante di un equilibrio politico, di per sé instabile, in un sistema che tende a una metamorfosi ininterrotta, può dar vita a una società più giusta, mentre gli eccessi, integralisti e intolleranti da una parte o dall’altra possono produrre solo danni.

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